31 maggio 2018

26 maggio - Trail del Monte Soglio (36K)


“C’è qualcosa di salato a questo ristoro? Ho ancora la bocca che sa di dolce”. “Oh, ma dove credi di essere? Al Chef Express? Dolce o salato signore?”

A Forno Canavese non ci passi, devi proprio andarci, perchè la strada finisce in paese. Oltre non si va. E dando una rapida occhiata intorno diresti che qui si viene per il mulino olandese (il signore che mi ha servito il caffè prima di partire giura che sia l'unico esemplare esistente in Italia) o per il trail del Monte Soglio. Manifestazione rodata, una decana delle classiche se parlassimo di ciclismo: organizzazione perfetta, tanti volontari sul percorso, birra a fiumi (dopo, ma soprattutto durante) e pacco gara per palati esigenti (non solo polenta e bozza di vino con etichetta personalizzata, ma anche una maglietta tecnica non troppo invadente in fatto di partner sopra stampati).

Il Gir Curt, scelto dal tenutario di questo blog, è abbastanza semplice nel suo sviluppo: 18 km in su e gli altri quasi tutti in discesa, tranne qualche risalita prima dei km finali. Nel mezzo piccoli dettagli, che emergono e poi scompaiono nella complessità della nostra esistenza. Tipo la tenuta di testa nei momenti di difficoltà. Quando verrebbe voglia di mollare e invece si tiene duro e si continua ad avanzare nonostante fatica e voci che ronzano nella capa. Insomma un percorso a tratti educativo di oltre 6 ore e 36 km per affrontare situazioni più probanti che la vita di sicuro ci riserverà.

11 maggio 2018

5 maggio - Garda Trentino Trail (60K)


“Tra circa un km, alla fine del bosco, lo trova sulla destra, ben segnalato”.
“Ma è un ristoro o un ristop?”

Come si suol dire: imperdibile.
Quando la partenza è a poche centinaia di metri dalla casa natale non si può dire null'altro di un trail.

E poi c'è il contorno che supera il main course. Ritenevo che il percorso dell'anno scorso fosse il meglio possibile, ma quello dell'edizione 2018 si è superato, svelandomi luoghi e salite, in una scoperta del territorio che ha alleviato la durezza del tracciato. Una salita corribile, la temutissima Ponale, e poco dopo un'ascesa, a tratti quasi verticale, per arrivare al rifugio Pernici hanno esaurito la già scarse energie di questo vecchio cronista. Il discesone senza fine verso Tenno, corso con il timore di restare fuori dal cancello orario dopo appena due settimane dalla scioccante esperienza, non ha certo consentito di ricaricare le batterie. Ma, lasciata alle spalle la croce di Bondiga ed il temutissimo cancello orario, la seconda metà di gara mi è sembrata unica per la bellezza dei dintorni e la salita, tosta assai, al Monte Biaina, ripagata da un panorama mozzafiato sulla Busa e l'alto Garda. 


Da lì all'arrivo erano dieci km di discesa (sfortunatamente si può dire?), in cui le gambe erano pronte alla sfida, ma la testa mancava all'appello. Così è stato un lento (non che prima fossi stato un fulmine) trascinarsi tra sentieri resi insidiosi dalla pioggia della notte e alcuni chilometri di inutile girovagare intorno alla zona dell'arrivo. Le undici ore e qualcosa di più trascorse sulle gambe, come sempre, sono valse la pena. Hanno rappresentato un valido allenamento in vista di avventure più probanti e, soprattutto, sono state affollate di persone, panorami, momenti di meraviglia, di disperazione e di dialogo interiore, che mancano nella cronaca, ma non nell'esperienza del cronista.



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