Mi avessero detto qualche tempo fa che avrei corso
46km su è giù tra boschi e crinali nel profondo della provincia biellese avrei
potuto dubitare … della mia e dell’altrui sanità mentale
Invece eccomi qui ai blocchi di
partenza alle 7 di una mattina decisamente autunnale. Chi dice che non ci sono
più le mezze stagioni mente: sole velato, fresco ma non troppo, colori da
ammorbidire un vecchio leone e castagne a non finire). La guida indiana ha
movimentato addirittura il camper con parcheggio a 20 metri dalla partenza e a non
più di 50 dalla spillatrice di Menabrea (e questo particolare rende un trial
hors categorie). Per chi come me ha sempre fatto la gara corta, cimentarsi sul
percorso più lungo mi ha riportato alla memoria la volta in cui diedi il primo
bacio (voglio essere romantico): e fino adesso come ho fatto senza? Tre salite
tra loro diverse, sentieri più o meno fangosi, discese su pratoni e traversi che
paiono non avere fine. Ristori ufficiali e alternativi (questi ultimi i più apprezzati).
In mezzo c’è stato il solito lungo
viaggio del Tapabada. Sulla prima salita ho forse osato troppo. Dopo il primo passaggio al Bocchetto Sessera, quando la strada spianava
ed occorreva correre, ero già in riserva. La mia personale Via crucis l’ho però incontrata nel salire
nuovamente al Bocchetto per la seconda volta. Mi sembrava di andare per funghi, mentre chi mi
superava stava correndo i 100 piani. In quel momento è stato difficile recuperare energie, ma soprattutto
la fiducia necessaria per arrivare in cima e poi per farsi i rimanenti 16 km. Ma
alla fine sono arrivato. E a dire la verità anche piuttosto soddisfatto della
mia prestazione e, in generale, della giornata passata in mezzo ai boschi.
Ed è
stato proprio sulla linea del traguardo che mi è tornata la lucidità necessaria
per ricordare quanto letto tempo fa sul sito di colui che continua ad essere fonte di ispirazione, ovvero Rualan:
E'
stata scritta da qualcuno che risponde al nickname di AKTrail: "Couldn't
really care myself - I'm a happy runner/hiker/crawler - whatever it takes. Any
day I cross the finish line and don't get eaten by a bear is a good day." Che in italiano suona più o meno come:
"non me ne potrebbe fregare di meno - sono un felice corridore/camminatore/strisciatore - quello
che serve. Ogni giorno che passo la linea del traguardo e non sono stato
mangiato da un orso è un buon giorno" (cit.)
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