Ovvero #MWT, 50km nell’alta valle di Gressoney. Presa al volo,
dopo la rinuncia alla TDH, più per il pacco gara che per i km e il dislivello
(3900mt!!) che poco c’entrano con la ormai vicina CCC. Scelta non fu mai più
azzeccata. Uno dei più bei trail per i panorami goduti tra quelli fatti dal
Tapabada. Per difficoltà del percorso … beh quelli sono tutti duri, ma qui
certo la pendenza delle salite è una costante, dalla prima verso Staffal
all’ultima per arrivare ad Alpenzu.
Partenza alle 6, e la sveglia te la dà lo spettacolo del Rosa
e i suoi ghiacciai. Dopo i primi 600 mt di dislivello si replica per altri 600
fino al rifugio Gabiet ed al magnifico lago che si costeggia. Posti incantevoli
da fare con il naso all’insù per scorgere Punta Salati. La picchiata verso
Gressoney St.. Jean è uno spettacolo della natura, in un sottobosco che profuma
di mistico. Quando spiana si prova a correre e al ristoro di Rong si
traguardano i venti km. Da qui è tutta una sofferenza. Salita ripidissima: da
1400 si sale in pochi km ai 2700 del Passo di Valdobbiola. Mi fermo due volte:
fatica e sete. L’amico Valerio, un gigante del Tor, mi passa e frulla via. Poi
il sentiero si fa meno ripido. Al colle siamo in Piemonte. Ci aspetta una
discesa cattiva, tutta sassi pronti a scappare, poi un traverso su sentiero un
po’ esposto e si ritorna in Val d’Aosta per il rifugio Sottile. Si scende nuovamente
a fondo valle, perché cane vecchio sa: tanta salita tanta discesa. Ma il caldo
adesso picchia e al ristoro dei 30 la birra rubata alla moglie è la speranza di
un futuro migliore. Si riparte e in 5 km di tornanti siamo al Colle della Ranzola,
2200 mt di altezza e solo acqua naturale. Solo questa? E il resto? Al prossimo
ristoro tra 4,5km. Che poi sono 3 km di su e giù, che ne hai già le palle piene
prima di iniziare, e 500 metri da buttarsi a capofitto perché il ristoro lo vedi
sotto i tuoi piedi. Ringrazi il cielo che il sentiero non si debba fare al
contrario e al lago Gover, tra le famiglie che fanno merenda, mi disseto con una
limonata home made. Dai che c’è l’ultima salita e poi sei arrivato. Quanto
dislivello: 280, 400, 600 mt? Chi vivrà vedrà. E intanto si segue il gigante
Valerio che pare in difficoltà. Alpenzu, ultima salita (ma non proprio). A
picco si scorgono le case del villaggio Walser sopra la testa. E allora in
marcia. Si va su bene per tornanti che non hanno fine, chiedendosi come si
viveva ai tempi in cui il sentiero era l’unico collegamento alla civiltà. Gli
ultimi 5 km sono sempre i più difficili, ma sono anche quelli carichi della
speranza che la fine abbia il suo inizio. La Trinitè mi accoglie con il sorriso
della family, dopo tanta fatica e tanta meraviglia.
Gara tosta questa 50, che riserva a detta di non pochi partecipanti
qualche km aggiuntivo in omaggio. Cinque salite ad intervalli regolari (tra cui
un km verticale abbondante fatto sotto la stecca del sole), con pendenze sempre
importanti. Ai ristori c’era tanto, ma non la birra (ormai un trail che non
abbia tra gli sponsor un birrificio deve essere guardato con sospetto). Nel
pacco gara, invece, non mancava nulla. Volontari messi nei punti strategici,
coinvolgimento di interi paesi, quattro gare per tutti i gusti, un vero
festival del trail a fine luglio. Inizio ad amare questa Valle d’Aosta.
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