2 luglio 2012

1° luglio - Veglia Devero Trail


Più che altro la maratona del Devero. E pazienza se al Veglia non ci si è arrivati. Vorrà dire che torneremo a correre questo trail il prossimo anno. Il cielo è grigio da queste parti oggi: la Rossa ed il Cervandone stanno in mezzo alle nuvole e si nascondono agli oltre 500 trailer che affollano la piana del Devero. La prima volta per il Tapabada in un trail così lungo. Tante cose stipate nello zaino che alla fine risulteranno inutili. Lo speaker rifà i conti: non sono più 46 i km da percorrere, ma solo (!) 43. Parto lento, nelle ultime posizioni. Mi sembra di rivivere la prima maratona, con i dubbi sulle reali possibilità di arrivare al traguardo. All’inizio è discesa su sassi ed erba umida. Due scivolate, alla terza metto giù mani e fondoschiena. Iniziamo bene. Devo prendere le misure a queste nuove scarpe, più adatte a trail pianeggianti che a scarpinate sui monti. Nei pressi di Goglio si inverte la marcia e iniziamo a salire. Poche pause, la salita tra strada forestale e single track procede verso l’alto. Un primo ristoro a base d’acqua e salatini è l’anticamera del pezzo più tosto. Oltre l’alpe Bondolero la salita continua in mezzo alla nebbia. Il valico che porta ai Passi di Buscagna e poi al Cazzola arriva dopo 1200 mt di dislivello. Dalla cima si scende all’alpe Misanco, qui il ristoro fornisce anche sali minerali, festeggiamo. Si torna a salire costeggiando il Lago Nero, le pendenze sono accettabili. Ho un momento di appannamento. Al Curt du Vel, prima della discesa nella Val Buscagna, mi fermo a mangiare qualcosa. Giù di fretta il gruppetto a cui mi aggrego perde la traccia del sentiero. Ci troviamo ad affrontare un inaspettato fuoripista. Un guado da brividi (di freddo) del rio Buscagna e torniamo sul percorso senza aver perduto molto tempo 8e senza utilizzare il comodo ponte un po' più in basso :)). Al Devero, finita la discesa, troviamo in ordine di apparizione ristoro dei 25 km e solerte capo-ristoro che ci mette in guardia dai forti temporali previsti per il pomeriggio. Sconsiglia a tutti di continuare. "Chi si ferma è responsabile e merita tutti i nostri applausi". Qualcuno gli dà retta; applausi da parte dei volontari presenti. Domanda: e chi continua? è un’irresponsabile? Io lo sono e dunque continuo.

Qui il sentiero mi è famigliare. Va su tosto fino a Crampiolo. Un altro pezzo in forte pendenza per arrivare al lago. Ho fatto quasi 30 km in 6h circa. La fatica è nelle gambe più che nella testa. Non smetterei di ammirare lo spettacolo intorno a me. Costeggio il lago su falsopiano, ma non riesco a spingere. Peccato, qui correre sarebbe un piacere. Ancora uno strappo fino al lago di Pianboglio, dove il penultimo ristoro è inaspettatamente generoso (cioccolato bianco e biscotti, oltre agli immancabili salatini). Sull’ultima asperità della giornata che porta all’Alpe Forno procedo praticamente da solo. Prima dell’alpe un simpatico svizzero mi incoraggia “Dai, un ultimo slancio!” Guardo il rio che si inabissa al mio fianco e mi chiedo: ”Verso dove?” Poi si apre il grande est del Devero. Acquitrini e piccoli nevai fanno da cornice a questo ambiente fuori dal mondo. Dietro Punta Fizzi nuvole nere si ammassano minacciose, ma i forti temporali ("chiamati" dal solerte capo-ristoro di cui sopra) non si vedranno neanche dopo l’arrivo. Il vento asciuga il sudore, ma non mitiga la sete costante che mi prende la gola. Ne mancano circa 9 all’arrivo. Peccato non essere lucido abbastanza da godere la meraviglia del percorso che mi porta verso l’Alpe Sangiatto: un'esplosione di colori tra i rododendri, i larici e il blu del lago sotto di me. All’ultimo ristoro mi fermo ancora, sebbene manchino 3 km all’arrivo. Quattro chiacchiere e poi giù in discesa verso corte d'Ardui. La brutta forestale lascia il posto ad un ampio sentiero su fondo morbido preludio del traguardo. All’arrivo poca gente a salutare i sopravvissuti, ma nulla toglie alla soddisfazione per la giornata trascorsa tra le nuvole. 41,2 km in 7ore e 50 minuti. Polenta e spezzatino spruzzati da una menabrea fanno la loro porca figura anche alle 5 della tarde. Una pennica per riprendere le forze e poi verso casa, anche se rimarrei volentieri quassù in attesa che la Rossa si tolga il cappello. Oggi me lo sarei meritato.


PS A tutta l’organizzazione un plauso, ma soprattutto ai volontari dislocati nei punti più lontani che hanno atteso ore per fare sicurezza a tutti noi che siamo e rimarremo degli irresponsabili.

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