23 luglio 2012

22 luglio - Trail del Bangher - Piedicavallo (BI)


Al traguardo avrei voluto chiedere agli organizzatori se l’avessi girata tutta la val Cervo o mancasse ancora qualche pezzo. 6h34min in sella alle mie gambe, su e giù per quasi 2600m di dislivello positivo e 31 km di sentieri. Non male. Tosto questo trail del Bangher new release, come toste sono queste montagne biellesi. Mi viene da pensare che per correre su questi sentieri uno deve esserci nato da queste parti, mentre un acquazzone spruzza la premiazione ed io, in macchina, mi rigiro tra le dita il codice fiscale. Che se uno c'ha scritto sopra F205 sarà difficile venire a Piedicavallo e pensare di farsi una passeggiata. C’è da soffrire, è matematico. E si soffre fin dalla partenza. Fuori dal paese il sentiero s’inerpica subito verso il rifugio Rivetti che traguardo dopo 1h30’ e 1100 metri di D+, lasciandomi sfilare da una buona parte dei 110 partenti. Ancora 200 metri e si oltrepassa il colle della Malogna Grande. Ampi pratoni in falsopiano si aprono fino al colle del Loo. La giornata offre clima ideale e visibilità perfetta per fermarsi a scattare qualche foto (e quando mai ci ripasserò da queste parti). 
Riprendo la marcia per giungere al colle del Loo (2450 mt), cima Coppi del trail, dove ci arrivo dopo 10km e 2h30min. La discesa seguente non lascia tregua, ma serve a riprendersi dalla salita iniziale. Al ristoro dell’Alpe Toso impiego il tempo necessario e oltre per rifocillarmi e riparto per una salita breve ma sempre tosta che dopo 300 mt di dislivello ci porta al Colle del Croso. Qui inizia il calvario personale del Tapabada, lanciato(?) lungo il sentiero sassoso che in picchiata porta a Montesinaro. Due o tre volte rischio il capottamento, poi mi sovviene che tra una settimana iniziano le meritate ferie e allora tiro il freno a mano. Perdo di vista chi mi precede e vengo raggiunto da altri concorrenti. A Montesinaro non so se essere contento perché manca una decina di km o disperarmi (per lo stesso motivo). Fatto sta che con due bicchieri di cocacola in corpo si ragiona meglio e riparto. Prima all’interno del bosco, poi su strada asfaltata, infine su sentiero. Uguale identico alla strada per il paradiso: prima larga e lastricata e poi stretta e ripida. Nausea, mal di stomaco: un principio d’infarto? Sosto per un po’. Riprendo, complice la minore pendenza del sentiero, e infine giungo al Rifugio Madonna della Neve (dopo 1h e 600 metri di D+ dall’inizio della salita). Da qui si abbraccia l’intera valle. Sul lato opposto vedo i sentieri fatti in mattinata. La domanda è la solita: ma chi me lo fa fare? I consueti due bicchieri di cocacola e la domanda evapora. Ora è tutta discesa. Tre km a passo lento e arrivo anch’io giusto giusto per una menabrea alla spina, salam, fùrmag e per evitare l’acquazzone di giornata. 


Trail molto bello, anche se poco corribile per uno come il Tapabada, in una zona mai visitata prima (Rosazza, un nome una garanzia). Organizzazione very good, apprezzati soprattutto i manicotti firmati. Peccato non aver visto un cervo durante tutta la giornata, ma solo il Cervo, sarà per n’auter bòt.

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