27 aprile 2018

22 aprile - Orna trail (34K)


“Beh papà non c’è male come prima corsa da 50enne! Fermato all’unico cancello orario...” “Cosa c’entra? L’anno scorso il cancello orario era nello stesso punto, ma a 5 ore. Ci sarei passato anche quest’anno. Un’ora in meno fa la differenza, soprattutto alla mia età!”

E sono tre! Mi ostino ad iniziare la stagione agonistica con la gara di Ornavasso, ben sapendo che soffrirò dal primo all’ultimo metro dei 34 km previsti (soprattutto con il caldo di questo aprile). Il solito masochismo che accompagna noi trailer di metà gruppo in giù, ma l’Orna Trail offre la distanza giusta per la stagione in vista di impegni più probanti, un dislivello importante, senza dover stare in giro tutto il giorno, salite e discese per tutti i gusti.

Dal punto di vista agonistico le sensazioni erano buone fino al momento della partenza, quando gli amici mi hanno avvertito che quest’anno il cancello orario dei 25km era stato fissato a 4 ore. Si è insinuato così un presentimento che non mi ha mollato fino a quando il cancello orario è arrivato ed è arrivato anche il severo attendente a togliermi il pettorale. La delusione per il mancato traguardo non mi ha però impedito di completare il percorso. Per i successivi 8 km il mantra sono un trailer e il pettorale è un optional non sempre ha evitato che un’andatura da “cittadino in montagna” si insinuasse nella mia tabella di marcia. Tra scorci paesaggistici da ammirare a cuor sereno e quattro chiacchiere con i pochi malati di mente che predicavano lo stesso mantra si è comunque arrivati a destinazione anche questa volta. Ad onore del vero il traguardo l’ho evitato, per una semplice questione di politically correct, visto che me ne stavo andando a zonzo senza pettorale. Prima però del mesto ritorno all’auto il pit stop alla spillatrice ci è servito per lasciare nel bicchiere vuoto le riflessioni su decadimento delle prestazioni, mancanza di allenamenti e varie ed eventuali che potevano solo offuscare la bellezza del luogo e del momento in sé.

20 marzo 2018

18 marzo - Barro Trail&Fun


Invorio, nell’Alto Vergante (ammesso che ce ne sia anche uno basso). Ci passo spesso per salire al Mottarone e ho sempre pensato ad un posto dove si potrebbe mettere su famiglia, crescere i bambini, frequentare la parrocchia e magari essere seppellito.
Sicuramente un posto per correre trail: intorno tante colline e sentieri da perdersi. Il Barro Trail&Fun, direbbero i trailers radical chic, è rimasto uno dei pochi ancora ruspanti. Ci si cambia nella sala dell’oratorio, le docce (calde) si trovano nello scantinato del medesimo, lo striscione d’arrivo è quello tipico della Gamba d’Oro (do you know what I mean?). L’unico a stonare è il gonfiabile della Salomon da cui si transita in partenza, ma già sparito al mio arrivo (non che questo conti molto).
“Tanto fango, tanto onore” recita un antico adagio della tribù. E oggi almeno del primo non se n’è sentita la mancanza. Sentieri trasformati in ruscelli e ruscelli trasformati in torrenti da guadare (per tre volte). Così al termine dei venti km si incontravano volti soddisfatti di chi aveva concluso un lavoro supplementare di propriocezione, schivando pietre scivolose e sabbie mobili, senza conseguenze tragiche per il prosieguo della giornata festiva. Più soddisfatto ancora il tenutario del blog che dopo un mese di stop e costose tecar è riuscito a mettere insieme un minimo sindacale di km senza zoppicare.  

Foto: Roberto Rizzi


23 gennaio 2018

21 gennaio - Giro dei 5 paesi (Sumirago)

Ti distrai un attimo e sono passati già sei anni dall’ultima volta che ho corso questo Giro dei 5 paesi. Peccato, perché da queste parti la provincia offre percorsi collinari, dove lo sguardo arriva ad abbracciare gran parte della corona alpina, rendendo la marcia più distratta e, dunque, meno asfissiante. La coda alle iscrizioni di oggi testimonia la qualità di questa tapasciata, la cui unica pecca sta nell’assoluta assenza di sterrato. Venti km di bitume in equilibrio tra fossati e auto sfreccianti si addicono più ad amatori evoluti che a onesti tapascioni FIASP.


A livello personale i km sono passati in ottima compagnia, senza l’assillo del cimento agonistico. Mi ero proposto unicamente di restare in spinta anche sulle salitelle più impegnative (e ce n’erano a sufficienza) e così è stato, almeno fino al diciassettesimo km. Poi ho alzato bandiera bianca. Percorso decisamente muscolare, ma gestito bene. Lo dimostra il fatto che, al risveglio del mattino dopo, il tratto letto-bagno non è differito rispetto al solito, con doloretti da avvio assolutamente nella norma per un SM50.

PS: al mio arrivo il ristoro finale prevedeva solo acqua e arance. Poi è arrivato il the, ma di pane con marmellata e/o nutella, il marchio distintivo delle IVV, neanche l’ombra. Sarà per la prossima.

15 gennaio 2018

14 gennaio - La prima dell'anno (Varese)

Oggi era in programma la prima tapasciata FIASP IVV 2018. Location ippodromo di Varese, giustamente denominata "La prima dell’anno". E come non parteciparvi! Buona affluenza di tapascioni da ogni dove della provincia. Gli organizzatori hanno profuso the e vin brulè a volontà fin dalla partenza per riscaldare i corpi in una mattinata particolarmente fredda. Varese come sempre non tradisce le aspettative e la tapasciata si è rivelata il giusto post-it su cosa ci aspetterà quest’anno: salite corribili, poi un po’ meno, discese a rotta di collo (forse tutto un po’ troppo asfaltato). L’unica pecca è risultata la mancanza del ristoro di metà percorso in cima al Sacro Monte (ma forse non l’abbiamo visto noi, alquanto provati dal primo vero dislivello dell’anno). Se fosse vero sarebbe una colpa gravissima: mai togliere ai tapascioni il momento di gustare il fondamentale valore aggiunto delle IVV, vale a dire i ristori programmati. 

21 dicembre 2017

17 dicembre - Garda Trentino Xmas Trail (30K)

Ci sono trail che se non esistessero dovrebbero inventarli. 520 iscritti, proclamava la speaker, la cui voce suadente era preda del vento. E dal tappo formatosi al primo restringimento del percorso direi che c’erano tutti e cinquecento. Il tempo, di un gelido splendente da pubblicità, ha aiutato un percorso bello di suo, la “Busa”, le cui ondulazioni ricordano momenti facili e difficili, salite impervie e declivi dolci, e viceversa. Un affascinante promemoria della varietà della vita.



Da Torbole si parte al freddo e al gelo come neanche il Bambino Gesù. Tutti rintanati nel bel centro surf fino al countdown. Poi via, a correre veloci sul lungolago per i primi km. A Riva arriva il sole e la rampa verso il bastione scalda i muscoli. Ancora su a salire verso Tenno per sentieri mai fatti. Dopo tanto cross le salite mi fanno male, ma al momento del collasso ecco il Castello di Tenno e la lunga discesa verso Arco. Ulivi, ulivi, ulivi e poi un altro Castello. Siamo a metà e ci sarebbe tanto da correre (non guardate me) tra il 15esimo e il ristoro di Bolognano che arriva al ventesimo. Parte poi la salita verso il Monte Corno, dove il sole non arriva in questa stagione. Mi passano in tanti, perché sinceramente non ne ho più. Mi tolgo dal freddo del bosco solo scollinando, pronto per la picchiata verso Nago. L’ultima salita è per arrivare al terzo castello di giornata. Da lì due km e poi la spiaggia di Torbole ti accoglie con lo stesso vento con cui l’hai lasciata. Bello davvero questo trail, tutto d’un fiato. .


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