29 luglio 2015

26 luglio - Trail di Sestriere


Papà mi compri la collana che c’è lì in vetrina?" "Santo Cielo! Mi sono appena fatto 43km su e giù, arrivo al traguardo, e tu neanche fai un preambolo? Non pretendo un Come ti senti papà? -  che implicherebbe una certa conoscenza di cosa ho fatto nelle ultime 7 ore 7. Ma tipo Come stai papà?” "Allora è un si papà?"

Ai ristori del Trail del Sestriere si sorseggia Stille e non acqua naturale. Se vuoi c’è anche la Bolle che poi è acqua frizzante, o la Mole Cola che sostituisce la Coca Cola. Poche volte un trail è alla prova dei fatti ciò che sembra quando ti iscrivi. I km non sono mai quelli, il dislivello pure. E il Sestriere non fa eccezione. Anzi, in questo caso il dislivello balla addirittura di 600 metri tra quello dichiarato, 3000, e quello effettivo, 2400. Ma poco importa se c’è qualcosa di farlocco. Soprattutto qui che quando vedi il paese ti chiedi se Dio ha creato prima le piste da sci o questa skyline di palazzi semideserti che fa a pugni con il contesto. Ci mancherebbe che stia a criticare, anche se un appunto lo faccio: il ristoro finale. Stille, Bolle, Mole Cola e … frutta. Stop! No anzi, pure dei biscotti burrosi e caffè (!), ma di qualità.

Alloggiamo all’albergo del Centro, che sta 4 km più sotto di Sestriere e tanto basterebbe per renderlo meraviglioso. Il giorno dopo alla partenza si fa il giro di conoscenze dei circa 80 trailers (c’è da domandarsi perché così pochi?) che si cimentano sulla lunga distanza (43k, no 41,5, no no proprio 43 o poco meno). Il percorso offre una prima parte corribile su e giù, da e verso Sestriere, percorrendo tratti del bel sentiero Gelindo Bordin (why dare il nome di un vicentino ancora esistente, o è già morto?, a un sentiero piemontese?). Dopo una decina di km il salto verso il Monte Fraiteve, cima Coppi del trail a 2700 metri. Si arranca su una sterrata che risale le piste da sci della Via Lattea. Arrivati in cima il primo ristoro e lo spettacolo delle montagne tutto intorno che vale la fatica. 


Si prende freddo con la mia guida indiana ad attendere le families ancora sull’ovovia. Tra una Cola e una Bolle passano dieci minuti e finalmente arrivano le girls. Saluti e baci e riprendiamo ormai in fondo allo sparuto plotone di trailers già lontano. Ancora discesa su pista e poi si entra nel bosco. Un primo tratto procede per un sentiero corribile e poi nuovamente lo sterrato che con il passare dei km diventa come un peperoncino infilato in quel posto. Il secondo ristoro, al 22esimo, preannuncia un tratto in falsopiano che durerà un’eternità (almeno per me) e poi, quando le indicazioni danno l’approssimarsi del 25esimo km (ma sarà poi vero?), si parte in salita per la seconda parte della gara. “1k verticale in 5 chilometri di sviluppo” recita il volantino e così sembra. La strada prende a salire con vigore e tra tornanti si arriva prima al cartello dei 30k e poi dei 35k, entrambi farlocchi (ma posso alimentare il dubbio che il solito buontempone li abbia spostati nella notte). Lassù il colle Basset ci guarda, ma non è la nostra meta, almeno per il momento. 


Al ristoro ci descrivono con ampi gesti il percorso per arrivare lassù (e vi assicuro che non sembrava anche in quel preciso momento la via più diretta). Si prospetta, infatti, un giretto niente male di su e giù (molti più su che giù) durante il quale cresce in me la convinzione che la prossima gara di 58 km, a cui mi sono iscritto, non sia nelle mie corde (decisamente no). L’ultimo traverso mi sembra una personale via crucis che termina in cima al colle descritto con ampi gesti circa un'ora e mezza prima. Qui finalmente si scollina con alle viste Sestriere. La strada è ancora lunga, soprattutto quando la discesa lascia il posto alla restante parte del sentiero Gelindo Bordin, pianeggiante il giusto per  cui il correre sarebbe la soluzione naturale per la mente, ma non per le mie gambe. Tornantoni finali sulla solita strada sterrata, che - può essere un’allucinazione - ma pare non avermi mai abbandonato dalla mattina, e arrivo alla tarde senza neanche uno straccio di speaker a beatificare gli ultimi. 

 
I quesiti della bimba, appena varcata la linea del traguardo, mi sradicano da un intorbidimento mentale più che fisico e mi gettano nello sconforto: “Capiranno un giorno chi è stato il loro papà? Mediocre tapascione o leone per un giorno?”

8 luglio 2015

28 giugno - Biella Monte Camino



“E poi l’anno scorso uno l’abbiamo portato giù in toboga”. “Ma dai?” – Avrò fatto male a dirglielo?

Seppure in ritardo sia mai che non scriva di questa corsa - solo salita. Che non si dica che quando il pres mi rifila 6minuti6 sia restio alla narrazione. 

Questa classica che parte da Biella centro per arrivare al rifugio in cima al Camino, passando da Oropa dopo 21km e 2200 mt di dislivello, era da tanto che la tenevo in caldo. E ho aspettato che fosse proprio molto caldo per scongelarla dalla mia waiting list. Una prima parte fino a Oropa assolutamente corribile con un falsopiano tipo Ponale. A seguire il sentiero prende quota e dopo la stazione a monte della funivia che porta al lago Mucrone l’impennata è notevole.

La mia corsa finisce già dopo qualche km fatto al trotto troppo allegro. Che non sia giornata lo testimonia il plurimedagliato settantenne che mi passa sul piano e poi la sverniciata del pres, quando ne mancano ancora tanti all’arrivo. Solo dopo, ma molto dopo, ritrovo il mio passo da skywalker e la salita mi pare lieve (più per licenza poetica che per il reale stato di efficienza del mio fisico). Alla fine spunta anche un sorriso, come il sole per lunghi tratti nascosto dalle nuvole. Le giornate nere sono altre, ma oggi è stata una sofferenza arrivare in cima! Organizzazione "ruspante" come piace a me, bottiglia di menabrea nel pacco gara, ristori abbondanti nel numero e pure nei contenuti, zaino con ricambio trasportato all'arrivo. Una pecca? La mancanza della sudetta birra al  ristoro finale.


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