28 dicembre 2011

Grande umiltà e massima ironia

La prima settimana di preparazione all'appuntamento di marzo (quello con la A maiuscola) se ne va in vacca. Ma se il buongiorno si vede dal mattino la seconda settimana è sicuramente meglio. Oggi 15 km (10 CL +5 CM). Meglio del previsto la parte veloce, nonostante il buio sulla strada ed i kili in più. Rispettare il programma non si addice al Tapabada, ma l'obiettivo 50/week è da centrare assolutamente. Sempre con grande umiltà e massima ironia, non facendoci mancare nulla.


26 dicembre 2011

Ripresa

Salta la corsa natalizia, ma ci rifacciamo a S. Stefano con i soci sanmarchini. Sgambata nei boschi di Tapasciopoli a far programmi per il 2012. Fino a quando non finirà il mondo. Intanto ci godiamo la giornata di sole.


21 dicembre 2011

Matematica

A futura memoria: real time, km totali  percorsi nelle ultime 13 settimane di allenamento e km per settimana delle ultime 8 di 9 maratone del Tapabada. Poi uno dice che la maratona non è matematica.


12 dicembre 2011

Sopravvissuto e sopravvivente


Sopravvissuti e sopravviventi o Ho ancora la forza: quale tra queste due canzoni del liga scegliere come colonna sonora della nona maratona del Tapabada? Sopravvissuto ad un’altra fatica su asfalto era il mio stato d’animo all’arrivo, con ancora la forza di terminare dignitosamente una maratona senza preparazione specifica. Al trentesimo non mi capacito di essere ancora in grado di pensare al traguardo. I continui cartelli dell’organizzazione che rimandano al bus navetta per i ritirati solleticano il mio profondo. Che ci faccio io qui? In mezzo a questo serpentone di gente che si muove verso il traguardo, ad un passo da campi ancora verdi di questo caldo autunno. Sarebbe da lasciarsi cadere sfiniti sul ciglio della strada, a rimandare giù quello che vuole venire su, andare affanc… tutta sta fatica. L’abitudine sbiadisce la dipendenza emotiva. Francesco ci confessa di lacrime asciugate dopo aver tagliato il traguardo della sua terza maratona. Quanto mi sembrano lontane quelle emozioni ai miei occhi! Ma ogni maratona è un’esperienza a sé stante ed oggi l’emozione è una pacca sulla spalla ricevuta e una data sulla linea dell’arrivo. Nella stanza che ci ospita in quattro, ognuno di noi lancia sul tavolo il proprio futuro certi che la notte farà buon uso delle nostre previsioni. Io dico tra le tre ore e trenta e le tre ore e quaranta. E così sarà; che la maratona è matematica e nulla puoi lasciare al caso.
Parto con il Pres che cerca il PB, il passo è intorno ai 5 min/km, un po’ più tirato di quello previsto, ma fino alla mezza tutto scorre veloce nell’incanto di una mattina non troppo fredda e di scorci bucolici. La spia rossa si accende all’inizio del falsopiano che segna il 24esimo e che si allunga per altri quattro km. Non c’è un punto preciso di rottura, Tra il 25esimo ed il 30esimo km più volte penso di fermarmi, ma resisto. Soffro dal 35esimo in poi, la testa va via per un po’, mi perdo nei miei pensieri, ma ritrovo il Pres al ristoro del 39esimo e con lui una motivazione per terminare la maratona in 3h34’01”. Poi una pacca sulla spalla vale più della medaglia (molto bella). Sopravvissuto e sopravvivente.  


6 dicembre 2011

Punti fragola

Si potrebbero scrivere pagine e pagine sulla settimana che precede l'impegno podistico in una maratona. I libri ed i siti dedicati si dilungano su questo fondamentale periodo pre-gara, elargendo consigli su tipologia di allenamenti e alimentazione speciale da seguire negli ultimi giorni che ti separano dalla gara, in modo da arrivare al fatidico giorno al top della forma; insomma per non mandare in vacca mesi e mesi di duro lavoro. Attenzione dunque podista-tapascione! Anche tu che corri al folle ritmo di 5min /5min e 10sec al km (e che pensi ugualmente di poter emulare Baldini) devi sottostare alla dieta dissociata (tre giorni solo proteine, tre giorni solo carbo), dedicarti alla corsa ritmo gara nella domenica che precede, fare le ripetute di scarico-glicogeno il mercoledì antecedente, e poi... e poi la messa è finita e puoi andare in pace.
Il Tapabada raccoglie gli ultimi punti fragola sul lago. Esco da casa con il naso all'insù perchè oggi Santa Barbara devo accontentarmi di guardarla da sotto. Strada facendo la nebbia si dirada, sul lago e nella mia testa. Parto per una prima serie di 4 km un po' allegra (4'48''), seguita da un'altra più mossa (4'41''), per finire con 3 km tirati ma non troppo (4'22''). L'ultimo km della prevista terza serie di quattro lo lascio ai posteri perchè i mercatini prenatalizi abbagliano le girls e accorciano le tabelle scritte sui manuali. In tutto fanno 16 km. Sensazioni negative dopo i primi due km (mi fermo dunque (ci) sono), poi la corsa si fa più fluida e termino con la speranza di portare in fondo anche la maratona numero 9. L'ultima settimana la battezzo con polenta di Storo e Teroldego Rotaliano.  Poco da correre e tanto da celebrare nei prossimi giorni. I punti Fragola sono già sulla fidaty, domenica passo a ritirare il premio che mi spetta in quel di Reggio.

30 novembre 2011

27/11 21^ Ossonainsieme

Mi sentirei di consigliare questa tapasciata nel lembo nord della provincia di Milano. Intendiamoci, il paesaggio non induce a soffermarsi per rimirare le meraviglie del creato. Nemmeno in una giornata come quella di domenica, gelida, ma sufficientemente soleggiata e limpida da mostrare in lontananza il Rosa. 
Quello che attira i tapascioni (e ce n'erano già un migliaio un'ora prima della partenza) alla Corriossona è il ricco (?) pacco gara alimentare prospettato nel volantino (ma di questa nulla sa il tenutario di questo blog essendosi presentato quando erano già terminati gli 800 sacchetti a disposizione) ed il ristoro finale con polenta e salsiccia (questa sì provata ed approvata). In mezzo ci sono stati 18 km, corsi con Ale ed il Pres, ad andatura semi-lenta (si usa dire di rifinitura), a fare progetti sull'anno che verrà e su quello che ci attende tra 15 giorni giù nella capitale delle tre esse (sesso suini e sciampagn). Sì perché siccome nel 2012 finirà il mondo è meglio darci sotto adesso e sciropparsi 42,195 metri di bitume prima dell'Epifania che tutte le feste si porta via, alla faccia dei tendini, del piede e di chissà cos'altro ancora da qui all'11 dicembre.

24 novembre 2011

Baci&Abbracci

Al Parco, complice la bella giornata, è un fiorire di tenerezze. Baci&abbracci tra amanti e fidanzatini a frotte sulle panchine, ma anche tra neofiti podisti. "Ciao Bella!", Ciao Biondo!, che puntualità!", "Dai iniziamo a scaldarci poi tiriamo un po'". Vabbè! Io chiudo gli occhi e sogno di essere proiettato in "Sliding Doors". 
Martedì avevo sperimentato un progressivo ad onda (2 serie da 3km in progressione), ma il differenziale di passo tra primo e terzo km mi è parso poco allenante. Oggi il cimento settimanale mi vede impegnato in un 3x2000. Passaggi da 4'12'' a 4'17'' tra l'Arena e le zone buie del Parco. Sensazioni abbastanza positive (forse ne sarei riuscito a fare un altro 2000 avessi avuto tempo) e piede sx quasi del tutto a posto.

21 novembre 2011

Altro lungo

30/11 LL 31,5 km
6/11 Trail delle Terre di Mzzo 34 km D+700 mt
13/11 Trail di Portofino 34 km D+1300 mt
20/11 LL 30 km

Adesso basta. Dopo Portofino ho impiegato 5 giorni per riprendere le funzionalità motorie. Prima i tendini di Achille ora il piede sx di Priamo. Ieri la benzina era finita al 25esimo km. Reggio si allontana rapidamente. Proviamo sabato un 4x5000 e poi si decide. Non c'è lo spunto del campione ...

15 novembre 2011

13/11 Trail di Portofino


Due trail in sette giorni forse sono un po’ troppi anche per un super-Tapabada. Ma non ne sono pentito. A Santa Margherita Ligure la famiglia tapasciona ha trovato due giorni splendidi, conditi da sole, clima mite e posti da favola. E allora fa niente se gli ultimi km sono scivolati via camminando (o “a culo indietro”, come direbbe l’assistant coach). E’ stato uno sfrecciare di giovani donne e arzilli vecchietti che mi svernicia vano come fossero novelli Usain Bolt al cospetto del tapa-trailer lumaca. Ma ne valeva la pena immergersi in questo scorcio primaverile a picco sul mare, salire e scendere inesorabilmente, senza soluzione di continuità, per un dislivello superiore a 1000 mt., trovando poco o niente da correre, ma tanto da  fermarsi ad ammirare. La corsa è tutta qui (e dici poco). 


Una prima salita per lasciarsi Santa Margherita alle spalle e poi giù verso S. Rocco. Poi ancora un’impennata, qualche saliscendi e poi giù in picchiata verso San Fruttuoso. Poi la salita per me più impegnativa dove la benzina era finita, ma il cuore contento di faticare per risalire le ultime pendici che mi separavano da S. Margherita Ligure. L’arrivo mano nella mano delle girls è stata la ciliegina sulla torta di un week end poco podistico, ma tanto famiglia Bradford. Chiudo in tre ore quasi esatte che era quanto previsto alla vigilia, senza rimpianti per essermi fermato a fare qualche scatto. Corsa non troppo adatta alle mie caratteristiche di discesista con il freno tirato, organizzazione tipicamente ligure (pacco gara con maglietta ricordo e neanche un foglio di carta – bravi!), ristori limitati ad acqua, tè, biscotti e frutta (ma disseminati ovunque), percorso ben segnalato e molti volontari attenti. Nota di merito alla bozza di birra fornita al ristoro finale (non mi ricordo il nome - sto invecchiando!). Ufficialmente dichiaro che a questo trail non ci tornerò più: la giornata perfetta capita una volta sola. 









9 novembre 2011

Visti sul MXPexpress - 2

Questa mattina la sorpresa sul MXP delle 7.34 era rappresentata dal cospicuo numero di medaglie da finisher appese al collo dei colleghi di ritorno da Nuova York. Cenni di orgogliosa intesa e senso di appartenenza valgono, da soli, il prezzo (ahimè sempre più caro!) del MXPespress in questa bella mattina di novembre. E la tentazione di fare un salto nella Grande Mela prossimamente diventa sempre più forte, non bastasse avere apprezzato in diretta il ruggito del leone domenica pomeriggio.


Ne frattempo l'estate di S. Martino è alle porte ed oggi il tepore di mezzodì incoraggia il Tapabada a sognare. Così mi dedico ad una serie di:
1x1000 (4'13'')
1x2000 (4'16'')
1x3000 (4'26'')
Magari con l'obiettivo di terminare l'anno correndo 42km su asfalto.

PS Difficile stare sul pezzo con tutto quello che sta succedendo oggi.

7 novembre 2011

6/11 2° Trail delle Terre di Mezzo

Mentre la sveglia suona la pioggia allenta la presa. Ed allora eccomi a Daverio, in questa zona così bella che a sporgerti giù vedi il lago di Varese. Campo dei Fiori è lì di fronte e oltre gli amati monti. Correre da queste parti è come essere in una riserva naturale per il trailer. C'è tutto quello che occorre per divertirsi: ampie vedute, salite senza affanno, sentieri che sembrano disegnati per chi ama correre in natura. Così i 34 km di questo 2° Trail delle Terre di Mezzo passano via senza accorgersene (o quasi). Fango, ma non troppo, acqua meno del previsto e percorso di gran fascino, nonostante la giornata grigia. Il Tapabada parte lento e finisce ancora più lentamente. Il bradipo-trailer non frequenta le lunghe distanze infangate da tempo ed allora lo spirito di conservazione prevale su quello trail. La sfida è quella di reggere il più a lungo possibile prima che i tendini alzino bandiera bianca. Ma i km passano senza troppo affanno, un po' in compagnia, ma spesso correndo in solitudine, quasi per gustare meglio tutto ciò che sta attorno. Alla fine oltre tre ore e mezza di puro godimento (peccato finisca così presto!). Il contorno allo spettacolo della natura è composto da ristori puntuali e ben forniti, da un ottimo presidio del percorso e da un balisaggio hors categorie. Finisce in gloria con polenta gorgonzola e salamella a fornire le uniche maltodestrine old style che lo stomaco del Tapabada possa sopportare. Ora sotto a chi tocca!


26 ottobre 2011

Visti sul MXPexpress

Si siede di fronte a me: alto dirigente, presumo settore bancario, ma non escluderei studio legale, centralissimo Milano (effettivamente la 24ore è marcatamente avvocatizia). Inizia una serie di rituali: controlla messaggi sul BB, aggiusta nodo cravatta, spazzola con la mano le maniche del vestito blu, estrae agenda rossa dalla valigetta e ci scarabocchia su qualcosa, inveisce ripetutamente al telefono e per conto suo con la moglie/segretaria che non si è ricordata di spedire quella tale raccomandata. Ripete da capo il tutto. Così per i 35' di viaggio sulla direttrice Tapasciopoli - Gotham City. Ma soprattutto persevera nell'ispezione digitale di entrambe i padiglioni auricolari, con annesso controllo del materiale e dissemination frontale e laterale del medesimo. Un tale tipo starebbe bene nel libro che porto appresso in questi giorni post-uzbeki ed in cui nascondo il volto per non tradire il mio fanciullesco stupore di fronte a questi accadimenti della vita. 
Intanto il parco oggi è sold out. Il clou dell'anno podistico è ormai tra noi e l'allenamento di mezzogiorno un must per il tapascione/impiegato di Gotham City. Ne faccio 9 di buona lena (4'33''), circumnavigando il recinto perimetrale e cercando di spingere senza forzare dal primo all'ultimo km. Insomma as usual, i soliti gesti, ripetuti in maniera maniacale ...

23 ottobre 2011

Birra

Dottore: "Fuma?"
Tapabada: "No!"
Dottore: "Fa uso di alcolici?"
Tapabada: "Solo birra"
Dottore: "Tutti i giorni?"
Tapabada: "Magari, dottore, magari...".
Andata anche quest'anno.
Intanto a Tapasciopoli è arrivato il freddo ed il Tapabada se ne è accorto solamente una volta in auto con il termometro a segnare 4°. Ma tant'è! Ero già sulla strada per Locate Varesino con maglietta maniche corte e canotta e alla Seprio Running Race mi sono quindi presentato in corto. Il metodo katzen oggi prevedeva un lungo in vista del prossimo impegno agonistico, ma alla fine del percorso lungo ho deciso di tornare all'auto: il crono segnava 21km in 1h47'. Intendiamoci: fatti tutti di un fiato, su sterrato spesso single track, a superare le marciatrici di Gurone, impegnate a commentare l'ultima ricetta della Benedetta. Non semplice, no davvero. 
Prima volta del Tapa a questa IVV. Come sempre piacevole correre nel Parco Pineta di Tradate. Qualche salita non troppo vertiginosa e saliscendi per gradire. Ristori non troppo abbondanti, ma alla fine ho portato a casa due dolcetti. Gambe affaticate dal dodicesimo km, ma noi teniamo fede e tra due settimane saremo pronti.

21 ottobre 2011

Giornate così

Poi arrivano giornate così: fresco, sole, cielo limpido, foglie gialle. E allora anche le ripetute diventano un piacere. Sfrutto un'ora di libertà sulla linea Tapasciopoli-Gotham City e vado al PAM (x i veneti: da intendersi Parco alto milanese e non supermercato). Viene fuori un 4x1000 rec. 2 min quasi da fermo. 4'02''/3'50''/3'50''/3'55''. Niente dolore ai tendini su questo terreno che pare sabbia. Basta poco per essere in paradiso. Che dire! Sono pronto per la visita di idoneità sportiva di domani mattina! Inshallah

18 ottobre 2011

Visti al parco - 3

Prima di tutto si è rivisto il Tapabada. Era da marzo che non passavo da queste parti di corsa. Poi anche Linus con il titolare di Koala Sport. Risponde al saluto solo il compare, lui giù a testa bassa. Continuo l'allenamento riflettendo su come catalogare un deejay di successo, forse un artista? Boh. Il riposo uzbeko di dieci giorni ha fatto bene ad un tendine. L'altro pare dolorante come prima. Spingo comunque per celebrare il ritorno al parco. E la ruota dell'allenamento alla katzen oggi si ferma su un progressivo (due serie da 3km dai 4'35'' ai 4'08''). Soddisfatto arrivo quasi a 10km che di questi tempi mi sembra un lusso non da poco. Ultima nota dal parco: tanti ometti e poche femminucce, speriamo nella prossima!

4 ottobre 2011

Trail non trail


Barcellona mi lascia una certezza morale ed un dubbio fisico. In villa ci starò per qualche anno ancora, ma la mia passione … la mia passione per la corsa quanto in fretta si brucerà? In otto giorni di permanenza catalana ne faccio 50 tondi (km), come un pendolino ad oscillare tra il porto olimpico e le rampe del Montjuic. Carbonaro, corro nella notte, incontrando il sole all’orizzonte solo di striscio e poi crollo. Troppo male ai tendini per svegliarmi tutte le mattine e sfidare il sudiciume delle Ramblas. Così è. Tornato a casa le cose non migliorano. Sabato un 3x1km rec. 1km dignitoso (tra 4’12’’ e 4’06’’), nonostante i due kili di previdenza integrativa sottoscritti tramite PAC a base di cerveza e crema catalana. Poi al lago, in una domenica di luglio slittata ad ottobre, un lungo abortito al 24esimo km. Ansimante e zoppo torno a casa e lascio dietro di me l’asfalto che non mi vuole più bene (tutto ricambiato!). Nelle prossime due settimane qui ci sarà poco da correre. Ne approfitteremo per sfogliare la margherita: trail nontrail, trail nontrail.

Quando non riuscirò più a correre, allora camminerò. E quando faticherò a camminare mi siederò a guardare le mie figlie correre e saltare e mi ricorderò di quanto ho corso e camminato e ringrazierò Dio per la fortuna che mi ha concesso.

21 settembre 2011

La tribù

Sono quasi le 7, ma da queste parti è ancora buio. Esco dall'hotel, mi dirigo giù per le ramblas, ubriachi e nottambuli da discoteca, lattine vuote e sporcizia varia a fare da contorno. Poi arrivo sulla riva del mare, un km ancora e la città cambia aspetto. Una località balneare in piena regola. La direzione è quella giusta. Il lungomare è affollato di tapascioni, spuntano dall'oscurità e ti vengono incontro. Come ruscelli che diventano torrenti e poi fiumi dritti verso il mare, si danno appuntamento qui a correre avanti e indietro su questo tratto di costa, parlando la medesima lingua, a Barcellona come a Milano. Passi pesanti e più leggeri, fiato corto e musica sparata nelle orecchie di quello che ti supera. Per chi corre ogni città ha in sé la certezza di un luogo dove trovare la tua stessa gente, le stesse usanze, le stesse regole. La tribù si muove con me.

13 settembre 2011

11 settembre - Baldo Trail Running

Persi, sicuramente persi. Ecco! Mi figuravo come Abatantuono in Marrakech Express, mentre con un manipolo di trailers consultavamo il road book di questa seconda edizione del Baldo Trail Running. Pochi minuti prima, in mancanza della tabella in legno indicante la strada da seguire, si era scelto il sentiero sbagliato e dopo un po’ l’asfalto ci prende alla gola e gli organizzatori ci prendono in auto per riportarci a Caprino Veronese, sede di arrivo di questo BTR 2011. Così si conclude in un paesino stretto nella morsa del caldo umido la partecipazione del Tapabada a questo trail. Ci diranno dopo che buontemponi avevano tolto alcune segnalazioni del percorso, ma resta il fatto che alla voce Tapabada in classifica appare la dicitura ritirato (non so ancora se per colpa del sottoscritto o dei suddetti buontemponi). 

Fino al momento del fattaccio tutto era andato bene. Trasferimento in bus da Caprino a Malcesine, poi in funivia fino ai 1700 del Tratto Spino dove è posta la partenza del percorso corto di 25km. I primi dieci km si svolgono in costante salita fino a Cima Telegrafo, punto più alto della catena del Baldo (2200 mt.).  Percorso poco corribile, tra mughi e roccette, ma molto bello e qualche tratto esposto. Quasi sempre con vista lago sotto di noi. Sopra il rifugio Telegrafo il primo (e per me ultimo) ristoro, Da qui in poi il sentiero si fa più corribile. Si raggiunge Cima Costabella e poi giù in picchiata, per pratoni, ma sempre in cresta verso l’arrivo di Caprino Veronese. Per me l’avventura finisce sull’auto degli organizzatori, dopo circa 24 km di fatica (di cui gli ultimi completamente asfaltati). Di questa esperienza resta il paesaggio ed il bel percorso tecnico, che mi ha dato grande soddisfazione. Da migliorare indicazioni, ristori e assistenza (qualche punto un po’ esposto effettivamente c’era). Ma soprattutto da tenere a mente che se in piena notte ti svegli con qualche dubbio sul partecipare ad una corsa, qualche ragione (a te ignota) esiste!



6 settembre 2011

Air con

Maledetta aria condizionata. Sul Mxp express è a palla un giorno sì e l'altro pure. Fa bene solo ai bancari già incravattati a fine agosto. Per noi invece liberi interpreti del pensiero economico ha solo controindicazioni. Insonnia da raffreddamento e tosse da capogiro. Così venerdì salta il rendez vous con gli amici del Team 3 Esse. Poi sabato 10 km prima del diluvio e domenica altri 17 km. L'obiettivo era quello di testare sul percorso mangia&bevi la condizione per domenica prossima. L'umidità è tanta e ogni mio progetto di lungh-etto va in fumo. La condizione precaria mi fa correre a casa e scrivere agli organizzatori del trail per un cambio percorso dell'ultima ora: domenica ne farò solo 25 e mi sembrano  già troppi.

30 agosto 2011

28/8 Sgamela'a Vigezzina

Da tre anni a questa parte l’ultima domenica di agosto il Tapabada la trascorre nella valle dei pittori e degli spazzacamini. A S. Maria Maggiore, infatti, va in onda la 38esima edizione della Sgamela’a della Val Vigezzo (e da tre anni scrivo il nome della corsa in modo diverso … ci dovrò tornare anche il prossimo per verificare l’esatta dicitura). E da tre anni il meteo ci riserva per quest'ultima domenica del mese un wonderful day
In compagnia del Pres e degli altri amici della 3 Esse, il Tapabada arriva primo tra i primi al Centro dello sci di fondo di S. Maria Maggiore, dov’è posizionata partenza e arrivo della non competitiva che si autodefinisce la più antica marcia italiana insieme alla Stramilano (?). L’aria di montagna e la visione di cime innevate rinvigoriscono la vis pugnandi del Tapabada, in questi giorni ai minimi storici. Comunque alle 9.30 si parte in cerca di gloria. Druogno, Buttogno, Toceno, Craveggia, Villette, Re, Malesco e S. Maria Maggiore. Snocciolati così i Paesi della valle sembrano uno appresso all’altro, ma in mezzo ci stanno salite (nessuna uguale all’altra) e discese, tanto asfalto e un po’ (troppo poco ahimè!) sterrato. E’ da aprile che non faccio così tanti km in un botto solo. Sarà questa preoccupazione a farmi inserire il limitatore di velocità. Si parla e ci si guarda intorno. Sulla prima salita verso Buttogno c’è la piacevole conferma che i giorni trascorsi in montagna hanno giovato alle gambe ed al fiato. Dopo l’ottavo km è la volta della salita verso Toceno, bella tosta e pendente. La successiva leggera discesa verso Craveggia serve a rifiatare prima di buttarsi a capofitto sui tornanti in acciottolato. Siamo al 13esimo km e dopo un po’ di sterrato si infila la strada che porta a Re. Il ristoro della protezione civile segna l’inizio della salita verso Villette (quest'anno  a disposizione degli atleti c'è anche il tè). Salita di quasi due km, pendenze non esagerate, ma qui serve dosare le forze in vista degli otto km finali. Il Pres ed io saliamo di conserva (come diceva Poltronieri di Arnoux e Villeneuve), senza strafare. Poi ancora una volta giù in picchiata per entrare nel grazioso paese di Re. Come sempre il contesto è splendido, soprattutto grazie alla tanta gente che incoraggia i tapascioni alla riscossa. E’ il momento della verità. Si imbocca la ciclabile che ci riporta verso S. Maria Maggiore. Il falsopiano è poco piano e molto falso. Al ristoro in mezzo al bosco prima di Malesco accuso i primi sintomi della stanchezza (as usual). L’andatura si fa più lenta, ma riesco a fare la salita che conduce a Malesco senza smettere di correre. Il resto sono i quattro km di saliscendi continui per arrivare a S. Maria Maggiore. Chiudo la fatica meglio degli anni scorsi, sia per crono che per condizione fisica: 2h16’. Polenta e birra in compagnia concludono questa bella giornata. La Sgamela’a non tradisce mai.

P.S. Grazie all'amico e socio Capasso per la foto del post

24 agosto 2011

La casa nel bosco

Il sogno di un bambino nacido y crecido in Padova Street diventa realtà per 15 giorni all’anno. La nostra è l’ultima casa sulla strada che porta al Wurzjoch. Sopra di noi solo cervi, lamponi, funghi (quanti quest’anno!) e qualche fenomeno ottico-meteorologico. 


Si parte con i migliori propositi, ma dopo due settimane i litri di birra bevuti fanno pari e patta con i km percorsi. Non proprio così: 6 workout per 66 km ed un dislivello di 2600 mt. Poca cosa. Molto simile, però, a quanto fatto nel 2010 da queste parti, che sono posti più adatti a gustarsi una kaiserschmarrn, accompagnata da una weiss che a far girare le gambe.
C’è un tempo per tutto e qui è cosa buona e giusta fermarsi a raccogliere lamponi e a meravigliarsi una volta ancora per lo spettacolo della natura. 

1 agosto 2011

31 luglio - Giro del Pozzo Piano

Vicino a Tapasciopoli esistono luoghi che aprono il cuore e magnificano il creato. Oggi il Tapabada è arrivato fin quassù nelle verdi valli varesine con gli amici del TEAM 3 Esse per ubriacarsi di verde ed azzurro in una fresca domenica di luglio. Si corre il 6° Giro del Pozzo Piano, 11 km di grande intensità su fino al Passo di Cuvignone, poi intorno al monte Nudo ed infine giù in picchiata per tornare alla partenza posta nel ridente (ma per davvero, non per puro cliché letterario!) paesino di Vararo. Siamo meno di cento per questo campionato provinciale di corsa in montagna. L’ambiente è quello famigliare delle corse di paese. Io parto in ultima fila, senza nessuna velleità agonistica. Dopo qualche centinaio di metri si lascia l’abitato per salire l’erto sentiero che porta al passo di Cuvignone. Nei primi due km si risale un dislivello di 300 metri. Sentiero poco corribile, supero e sono superato e dopo 20 minuti e due km circa di fatica si sbuca sull’asfalto. Si traguarda il passo e poi giù in picchiata, zigzagando tornanti e biciclette. Dopo un altro km, la deviazione ci riporta su sterrato per un saliscendi (più sali che scendi) che rappresenta la parte centrale del percorso. Si deve completare il periplo del monte Nudo. Qualche bello scorcio sul lago Maggiore mi distrae dalla fatica che inizia a farsi sentire. Davanti a me un socio della sanmarco e una ragazza (F55!) del gruppo milanese La Michetta, per l’occasione in trasferta. Nelle salite lei corre, io cammino, l’elastico si accorcia in discesa. Il tratto ondulato termina con l’asperità finale all’ottavo km. Poi inizia una lunga discesa, prima su sterrato e, una volta tornati al passo Cuvignone, tutta su asfalto spacca-ginocchia. Il Tapabada procede con la michetta per due km, poi dietro una curva si palesa la canotta blu del socio che mi precedeva e mi butto all’inseguimento nel più sano spirito di competizione tra poveri tapascioni. In meno di un km lo supero. Sullo slancio arrivo alle spalle di quella che sarà la prima donna all’arrivo. Il tratto di sterrato conclusivo presenta qualche difficoltà dovuta più alla stanchezza che agli ostacoli sul percorso. La prima donna mi lascia passare (non vuole certo perdere l’ambita posizione per colpa di un bisonte inferocito lanciato a folle velocità su pietre scivolose alla ricerca chissà di quale traguardo personale!). Lo striscione dell’arrivo mi si butta nelle braccia dopo l’ultima curva a gomito. Buon tempo e buon piazzamento, ma soprattutto bella gara, corsa tutta d’un fiato e senza mollare mai. Bravo Tapabada! Un bravo anche agli organizzatori dell’Ateltica 3V ed al Creatore per il posto niente male che ci ha piazzato vicino a casa. Si torna in basso soddisfatti e pronti per ricaricare le pile.

28 luglio 2011

Good morning Tapasciopoli!

Da qualche mattina a questa parte il primo canarino a cantare è il mio. Poi tiro l’acqua. Torno a letto. E attendo che l’alba porti nella stanza il cinguettio degli altri (uccelli). Alle cinque e mezzo mi alzo, bevo un bicchiere d’acqua, accendo lo scalda latte e metto il GPS sul davanzale, affinché prenda il segnale senza perdere tempo quando sarò in strada. Il mucchio selvaggio mi attende davanti alla porta di ingresso. Dal basso verso l’alto: scarpe (scelte in base al tipo di allenamento che intendo fare e al terreno che devo pestare), canotta, pantaloncini, calze, cinturino portachiavi ed occhiali da corsa. Le scarpe me le allaccio giù nel parcheggio, mentre attendo che il GPS ritrovi il segnale. Quando faccio scattare il crono, il tendine d’Achille sx mi avverte immancabilmente che dovrei concedermi un lungo stop dalle corse, affinché possa mantenere la sua posizione ancora per qualche anno. Il primo km è di lancio: lo corro tra i 5’10” ed i 5’20”. Svoltata la curva, automaticamente accelero. Pure troppo, tanto che al terzo km mi dico che non posso continuare a questo ritmo per molto ancora. E al quarto km, davanti alla pista di atletica di Sacconago prendo immancabilmente la prima importante decisione della giornata. E’ qui che si decide cosa scriverò sul foglio excel degli allenamenti, accanto ai km percorsi oggi: CV (corsa veloce) se continuo a questo ritmo indiavolato, CM (corsa media) se rallento un po’, P (progressivo) se penso che oggi sia l’ultimo giorno da vivere, K (allenamento alla Katsen) se rallento notevolmente fino al termine della corsa. E’ in questa zona, poi, che, a partire da fine giugno, incontro qualche altro podista. Di podisti seri per la verità mi sembra essercene solamente uno. Gli altri sono tapa-funghi: come i funghi spuntano solo in certe stagioni. Del tipo: “Cara, ad agosto andiamo al mare. E’ ora di buttare giù un po’ di pancia con qualche corsetta”. Contrariamente ai funghi, però, a settembre non ci sono già più.
Il cavalcavia del quinto km segna il ritorno a Tapasciopoli. All’incrocio successivo incontro i furgoncini che escono dalla rimessa Agesp. Da questa stagione tento di concentrarmi sul volto degli operatori ecologici che stanno dietro al parabrezza. Vorrei arrivare a riconoscerli, capire se sono sempre i medesimi, se fanno i turni, che (alta) considerazione hanno di chi corre, mentre loro inziano a lavorare. Dopo l’incrocio ci sono i soliti tre cani incazzati che attendono il Tapabada per svegliare il quartiere. Da qualche settimana poi devo fare attenzione a schivare due leprotti che se ne stanno come i bravi in attesa di Don Abbondio ad occupare l’intero marciapiede. Probabilmente i muratori che lavorano nell’edificio sul lato opposto della strada forniscono loro generi di sussistenza e poco importa a loro del Tapabada e della sua CV. Al sesto km mi tocca la seconda importante decisione della giornata: continuare sul percorso del gir-otto® classico o allungare la broda. Ultimamente continuo sul classico, ma poi mi infratto in qualche viuzza laterale per allungare comunque. Alla fine dell’ottavo km guardo l’orologio. Se sono in ritardo, chiudo al nove, altrimenti scrivo 10 sul file excel. 
Il nono km è sempre quello più impegnativo, Sia che stia correndo una CV o una CM o un K, meno a tutta per svuotare il serbatoio. All’inizio del decimo entro nel mio quartiere, passo davanti all’asilo nido e rallento notevolmente. Un po’ per recuperare lo sforzo, un po’ per tenere un profilo basso nell’isolato. Tranne gli amici tapascioni del posto, nessuno nel quartiere conosce la mia vera identità. Insomma vorrei continuare ad essere ricordato dai vicini di casa come: “quel signore di mezza età, una bella famiglia, però con ‘sta fissa della corsa la mattina presto. Meno male che uscendo non sbatte il portone”.
Arrivo nel parcheggio e fermo il crono sui 10; né un metro prima né un metro dopo. Ci sono certezze nella vita che vanno coltivate con una propria disciplina interna. Poi apro la porta ed accendo la radio. Good morning Tapasciopoli!

25 luglio 2011

Pregàsina o Pregasìna?

Una sera a domandare la giusta dizione di Pregasina e la mattina dopo su fino a questo pseudo-paese di quattro case a picco sul lago. La strada è quella che ormai faccio metodicamente da un paio di mesi ogni volta che torno qui. Salgo la Ponale fino al bivio per la valle di Ledro. Questa volta vado dritto. Proseguo sulla vecchia strada, mezzo asfalto e mezzo niente, che sale al ritmo di tornanti stretti sul fianco del monte, giusto a picco sulle acque scure di un lago insolitamente calmo a quest'ora. Qui una volta ci passavano le auto (forse tutte Topolino)!
Di notte ha piovuto, ma adesso il cielo dà un'attimo di tregua. Il ritmo è quello giusto ed al nono km sono al cartello di benvenuto di Pregasina. Non ho con me il cellulare e quindi mi limito ad immagazzinare con gli occhi tutta la poesia del luogo. Ancora qualche centinaio di metri in alto, fino ai primi alberghi demodè del paese, poi l'aria che preannuncia la pioggia mi convince a fare dietro-front. Una bella picchiata fino a casa, fissando a destra la skyline del Baldo, che a settembre mi farà tremare le gambe.
La porta di casa si chiude sulle prime gocce di pioggia. Un'ora e mezza di deambulazione estatica: negli occhi il verde di questi monti ed il blu scuro del lago, nel cuore il giallo (e l'emozione) per un piccolo grande uomo, campione di sport e di vita. Grande Cadel!


18 luglio 2011

17 luglio - Bettelmatt Runner

La sveglia suona alle 5 e alle 5.30 sono in viaggio verso il nulla. Nuvole basse e scure appiattiscono il panorama e due ore di auto in solitudine sollecitano riflessioni sul perché il Tapabada non sia rimasto a Tapasciopoli nel suo letto a dormire ancora un po’, invece di sfidare un giorno da diluvio universale. Conclusione delle riflessioni fatte in A26: l’ispirazione. 
A Riale trovo altri duecento ispirati come me che correranno questa quarta edizione della Bettelmatt Skyrace. Sulla 20km saremo in oltre cento. La partenza slitta di mezz’ora per permettere almeno la visione di chi ti sta di fronte. Poi le  nuvole danno una tregua, l’aria si fa più tiepida, la chiamano la quiete prima della tempesta. La salita al lago di Morasco serve per scaldare i muscoli, poi inizia la corsa, mentre i guerrieri della lunga sono già sulla via del Rif. Mores. Noi deviamo per la piana del Bettelmatt. Mi superano e supero. Oggi senza il Pres l’andatura la faccio io. Non ho intenzione di tirarmi il collo prima di arrivare al Passo Gries. Sulla piana si torna a correre, ma è solo un attimo. Il Gries sopra di noi è lì che attende, immerso nelle nuvole. Ora la pioggia sferza la faccia e le raffiche di vento la rendono ancora più fredda. Indosso il k-way e non lo abbandonerò fino all’arrivo. Il sentiero che ci porta ai 2.470 mt. del passo è ancora in buone condizioni, nonostante le piogge incessanti delle ultime 24 ore. Arrivo al ristoro in cima alla salita ancora in discreta efficienza (7 km e 700 mt. di dislivello in 1h8’, due minuti in meno dell’anno scorso). Il tempo di un mezzo bicchiere di tè caldo e poi via sui saliscendi che portano prima al Passo Corno (cima Coppi del percorso) e poi all’omonima Capanna. Siamo in territorio svizzero e nelle giornate di sole qui il panorama è meraviglioso. Oggi invece sembra di essere sulla luna. Acquisto fiducia in discesa e presto arriviamo alla Capanna, ma niente ristoro quest’anno. Ancora un po’ di falsopiano poi il sentiero riprende a salire. Ora siamo su un single track con un pendio non strapiombante a sinistra e la roccia a destra. Corro ultimo di un gruppetto che tiene il medesimo passo. Da dietro arrivano i primi due della lunga, in malo modo ci apostrofano per farsi largo. Un “fuori dalle palle” di troppo li connota come campioni di sport, non certo di vita. Vabbè. L’ultima asperità della giornata per raggiungere il Passo S. Giacomo me la ricordavo più corta. Il corpo cerca di cancellare la fatica passata, ma quella presente è qui a ricordarmi che non ho ancora toccato l’acqua della borraccia. Fino ad ora un solo integratore ed un po’ di tè, veramente poco per oltre due ore di corsa. Ingollo il secondo integratore che ho in saccoccia e mi presento al secondo ed ultimo ristoro (ma non dovevano essercene tre?) a Passo S. Giacomo in anticipo di 7 minuti rispetto all’anno scorso. La discesa verso il Lago Toggia è uno sfinimento, le energie sono al lumicino ed il niente che mi si para davanti non permette nemmeno di distrarsi godendo del paesaggio stupendo che ci circonda. Allungo il passo sul mio gruppetto, e nei pressi del Rifugio Maria Luisa scorgo due figuri che mi indicano la direzione giusta. Gocce di pioggia, ora incessante, sugli occhiali, appannamento globale di mente e fisico. Stringo i denti che la picchiata verso Riale dovrebbe iniziare a breve. Ed infatti ecco lì il sentiero tutto fango per gli ultimi due km di questa skyrun. Fanno tempo a passarmi altri due concorrenti della lunga ed un elfo dei boschi con barbetta grigia e passo svelto. Giungo in fondo alla picchiata senza danni evidenti. 


Scorrono i titoli di coda. Accarezzo il muso ad una mucca il cui occhio lucido mi pare la faccia partecipe della mia fatica. Tolgo il k-way: il senso di appartenenza non appartiene al Tapabada, ma la casacca della San Marco è l’unico blu in mezzo al grigio di questa giornata. E poi tolgo il cappello perché oggi il mio andare per monti, mi ha proprio soddisfatto e allora giù il cappello Tapabada. Termino la fatica in meno di tre ore. Poi una doccia fredda si somma al freddo già incamerato, così no birra no party. Pesciolini e calamari fritti mi attendono in riva all’Agogna. 



10 luglio 2011

Tapasciate vs. trail

La nuova moda del trail fa dimenticare le belle tapasciate che uno può trovare vicino a casa. Una di queste è sicuramente la Castronno vai e torna, una IVV organizzata molto bene dal Gruppo Podistico Castronno, giunta appena alla seconda edizione, ma che farà molta strada grazie alle splendide aree paesaggistiche che attraversa e agli scorci sul lago di Varese che riserva almeno a chi, come il Tapabada, ha scelto il percorso di 20 km. Un tracciato collinare di medio impegno, sterrato per oltre due terzi. Del trail classico mancava solo il guado del torrente ed il pacco gara, ma tutto il resto rispetto alle ultime esperienze era sicuramente meglio. Ristori all'altezza e kilometraggio finale addirittura superiore a quello indicato (cosa veramente insolita per una tapasciata che generalmente lascia sul percorso due o tre km). La leggera pioggia della notte ha aumentato il grado di umidità, solo in parte compensato dalle nuvole che hanno nascosto il sole per larghi tratti di gara. Il tendine ha tenuto grazie al fondo morbido. Come succede spesso negli ultimi tempi la sensazione di gambe molli mi accompagna per i primi cinque km poi passa (?). Un test complessivamente positivo in vista della prossima fatica domenicale. Ne farò però solo 20, nonostante i buoni propositi dell'anno scorso.

30 giugno 2011

Tapabada Quest #1

Mi sono fermato un po' prima del previsto, ma va bene uguale. La prossima volta finisco l'opera. Sono salito per la ponale in una giornata stupenda e piena di sole. Arrivo al bivio per Pregasina con pochi bikers a farmi mangiare la polvere. Svolto a sx e mi dirigo verso il lago di ledro seguendo la ciclabile, con ampi tratti all'ombra. Seguo il percorso della Marcia de la Carafa e arrivo a Molina di Ledro. Qualche foto al lago e già di corsa. Le gambe reggono anche la discesa, mentre la Ponale è ormai trafficata da numerosi bikers. 


Riesco ad arrivare in piazza giusto giusto per fotografare la mega-bondola per sfamare i merenderos di turno. E' stato un buon test per i prossimi trail. 
Intanto tre giorni qui a mangiare kebab e domenica per provare il percorso della Bettelmatt.

24 giugno 2011

Rewind

Ci avevo in mente 'sta canzone durante il gir-otto (poi diventato dieci) di questa mattina. Pensavo che certe volte sarebbe proprio il caso di riavvolgere tutto il nastro e ripartire da capo. Sempre difficile tornare indietro. Prendi ad esempio una mattina fresca e solitaria come oggi, che a Tapasciopoli sono tutti in festa per via del patrono: inizi il primo km a 5' e continui in progressione e poi ne fai 10 a 4'30''. E tu vorresti rallentare, ma non ce la fai. Ma va bene così. Gambe sciolte per il progetto che ho in mente per domenica: il Tapabada's Quest, un po' meno ambizioso del suo.

22 giugno 2011

WS 2011

Fino a venerdì mal di gambe post-trail. Nonostante questo 40km in 4 sedute leggere nel corso della settimana. Questa mattina ci ho messo un po' di velocità (RM 4x1km rec 1km RG) e se c'è tempo giovedì il Tapabada farà visita ad amici per una corsa in compagnia.

Nel frattempo la Western States 2011 si avvicina ed il toto-vincitore impazza sui forum specializzati. Qui il link al video di chi ha buone possibilità per replicare il successo 2010.

14 giugno 2011

12 giugno - 1° Mini Trail Oasi Zegna

Dopo i primi 7 km di gara ho realizzato che il primo appunto da fare all’organizzazione fosse quello di togliere Trail e inserire Skyrace nel nome della corsa. Al decimo km, lungo la discesa verso l’Alpe Piovale, tra sassi viscidi ed erba bagnata, evitando soccorritori e caduti, ho pensato di chiamare la moglie per un ultimo saluto a lei e alle principesse. Al ristoro del dodicesimo km, dopo aver smesso di contare le mie cadute, ho cercato di scavare in fondo all’anima in cerca del poco buon senso rimasto per dire basta e ritirarmi. Macchè! L’incoraggiamento del volontario: “Da qui in poi è tutto sentiero” ha ridestato nel Tapabada la folle idea di sciropparsi altri 16 km in mezzo alle nebbie. Il bello doveva ancora venire. Prima la salita alla cima Coppi della gara (l’Asnas a 2030 mt.) su sentiero (?) per capre, nel totale isolamento fisico e mentale. Poi la picchiata (D-900 mt.) su pratoni resi insicuri dalla pioggia verso la strada forestale in Sessera. Pensavo che al ristoro del 22esimo km la mia agonia fosse finita, ma più perdevo quota e più vedevo allontanarsi lassù la zona dell’arrivo. E così un altro D+400, questa volta con il conforto di altri sventurati, mentre le gambe bruciano e la tristezza ti assale. Ancora un’ultima erta fino al Bocchetto Sessera, chiacchierando con Roberto, e poi la fine di questa “bella passeggiata”: 5 ore e 6 minuti per 26km e spiccioli. A memoria oggi penso di aver corso non più di due km complessivamente. Ne ho fatti molti di più con il sedere per terra. Ma questo dipende dalla mia scarsa attitudine ad affrontare percorsi come questo. Considerazioni finali sulla gara: più sky che trail, percorso tecnico (soprattutto nella prima parte), che diventa impegnativo in condizioni ambientali come quelle odierne. Buona l'organizzazione e l'assistenza sul percorso. Buono anche il post-gara: una Menabrea cancella tutto, fatica e fango.


9 giugno 2011

Tra pioggia e confusione

La pioggia di questi giorni invita il Tapabada a godersi il duro materasso qualche minuto in più. Poi però il dovere chiama, nuvole basse e confusione mentale non impediscono il solito gir-otto mattutino.
Considerazioni veloci:
1. due allenamenti finora questa settimana e gambe sempre dure. Preoccupa il polpaccio dx in vista di domenica. Dato che non potrò contare neanche sulla compagnia degli amici biellesi spero di non dovermi fare recuperare da qualche aquila piemontese.
2. Stamane tra le nebbie padane di questi giorni ho avvistato due tapascioni in zona industriale. Bella novità.
3. Per distrarmi dal dolore al polpaccio questa settimana mi concentro sugli operatori ecologici che incontro sul percorso di buon'ora. Mi sembra già di riconoscere qualcuno di loro. Tra poco è d'obbligo un caffè insieme.
4. Nonostante tutto sia martedì che oggi ho chiuso i 9 km e spiccioli ad un ritmo di 4'40" (troppo forte, ma mi risulta difficile rallentare)

1 giugno 2011

Piano piano

Alla fine mi sono iscritto, ma la farò piano piano, godendomi il paesaggio.

30 maggio 2011

29 maggio - Marcia Tricolore

A Vaprio il Tapabada ci torna ogni tanto per ricordarsi che le foglie quando cadono si posano sulle proprie radici; ed in questo paesino di poche anime e tanto verde con vista sulle nevi del Rosa un giorno anche lui fermerà la sua corsa. Ma la poesia, che i ricordi delle estati da bambino trascorse tra questi campi alimentano, oggi  sta tutta dentro perché il Tapabada è qui per correre la Marcia Tricolore, valida per la Gamba d’oro. 
L’obiettivo è quello di testare testa e gambe dopo la magra figura della domenica passata. Così dopo l’immancabile Inno di Mameli scappo nelle prime file dei duecento e più partenti. Oggi sono orfano del fido Gps, che mi ha lasciato in panne cinque minuti prima del via. Allo sparo apro il gas e via a tutta senza troppe strategie. Un km e siamo già all’ombra delle robinie che circondano il paesello. I primi sono già lontani, ma davanti a me non ne conto più di una cinquantina. Si passa davanti al campo sportivo e si riprende lo sterrato in mezzo ai campi. Mi sembra già che le gambe non ne abbiano più, ma non ci penso troppo. Piuttosto cerco di seguire qualche podista in modo da non restare solo con i miei pensieri. Siamo al ristoro di metà percorso, quando trovo il ritmo giusto dietro ad un podista della palzola. Con lui mi faccio circa tre km, poi quando il suo gesto atletico inizia a scomporsi, gli chiedo a che km siamo (7,5) e riparto. Una serie di curve e controcurve nascondono alla vista chi mi precede. Poi nell’ultimo tratto di sterrato mi butto all’inseguimento di un tapascione solitario. Lo supero, ma ormai anche la mia spia è sul rosso. Il cartello dell’ultimo km è però lì davanti e l’asfalto sotto i piedi mi permette l’ultima progressione. Curva secca e ultimi 400 metri in leggera, ma sfiancante salita. Il campanile ed il cortile dell’Acli, dove è posto l’arrivo, sono subito lì. Chiudo in 22esima posizione (good job Tapabada!), tra i 44 minuti di chi mi ha preceduto e i 44’36’’ di chi mi segue, su un percorso da dieci km e qualche centinaio di metri. Mi disseto alla stessa fontanella che usavo per pulirmi le ginocchia dopo qualche caduta dalla mia “scassona” trent’anni fa. La poesia per oggi è tutta nell’acqua che scorre ancora da questo rubinetto. 


24 maggio 2011

Alle volte va così

Alle volte va così: non dovresti nemmeno alzarti dal letto certe mattine. Invece oggi siamo arrivati fino a Ghemme per il 1° Monteregio Eco Trail su due percorsi (52km e 20km). Ale ed il Tapabada scelgono la distanza che fa meno male. Non siamo tantissimi ma neanche pochi. Applausi alla trentina di "pazzi" che partono per la distanza lunga, poi tocca a noi. Percorso per la maggior parte su sterrato, su è giù tra le vigne di Ghemme. Dopo i primi km mi accorgo subito che non è giornata, senza benzina nelle gambe, le salitelle diventano calvari e all'ottavo km mi fermo per la prima volta.Ci saranno altre soste prima della fine. Mi passano in rapida successione un nutrito gruppo di trailer, qualche parola di incoraggiamento, ma io mi siederei ad aspettare la scopa. Dopo 1 ora e 48 minuti termina il mio calvario. Giornata da dimenticare, e per una volta mi passa anche l'ispirazione. Alle volte va così. Amen.
Per quanto riguarda la gara, organizzazione all'altezza (forse si poteva attendere qualcosa di più consistente ai ristori, buono il primo, un po' meno il secondo ed il terzo), buon pacco gara, docce calde, contesto ambientale degno di essere visitato.
Per qualche giorno il tenutario si trasferisce al fresco. E come succede puntualmente ogni due anni il Tapabada correrà in questo parco. Per preparare le nuove sfide e smaltire le birrette serali.

15 maggio 2011

Ricordi

Che io mi ricordi sono le uniche scarpe che non mi hanno accompagnato neanche in una maratona (quando pure le Saucony Ride sono arrivate al traguardo di Milano, con tristi conseguenze per il mio ginocchio). Ma a memoria non hanno corso nemmeno una mezza. Eppure ci sono affezionato. Mi hanno fatto compagnia per oltre mille chilometri, accettando di me solo il peggio, come la moglie che attende il marito spogliarellista a tarda sera dopo avergli stirato le camice bianche che si strapperà sul palco la notte dopo. Il peggio per loro è stato il fango delle tapasciate, il freddo delle serate invernali passate a correre schivando le merde di cane, i ritmi lenti dei lunghissimi, le crisi a metà allenamento di quelle giornate storte fin dalla sveglia. Mai la gioia di un pettorale col chip da portare fino al traguardo, mai il ritmo frizzante di una serale estiva, di un 4'30'' al km, mai fotografate incrusciate al collo del Tapabada dopo un altro Pb. Niente di tutto questo.

Oggi allora le ho portate a farsi l'ultimo giro (quello delle vacche). Stavano lì tranquille ed impolverate in un sacchetto rosso, pronte per essere rottamate, ma il rischio pioggia era alto (bastardo fino all'ultimo!) e allora via con me per gli ultimi 20km di vita agonistica. Su e giù tra i canali e la riva del Ticino, tutto sterrato, di quello bagnato of course, che chi è nato per soffrire lo deve fare fino in fondo. Ora il vostro lavoro è finito, ma tranquille, un giorno correremo ancora insieme nelle praterie del dio della corsa (se mai dovesse piovere).

10 maggio 2011

Son vecchio

Il cuore batte da un'altra parte in questi giorni. Ma si tenta ugualmente di recuperare il tempo perduto ad aprile: 10 giorni di corsa, solo 110 km. E le gambe ancora appesantite. Senza esagerare riprendo il lavoro di qualità a metà strada tra i trail dell'estate che avanza e qualche serale in libera uscita.
E allora questa mattina 3x1km rec. 1km a ritmo maratona sul loop mattutino. Meglio del previsto il riscontro cronometrico (4'24''/4'14''/4'06''), ma un forte disagio muscolare nel terminare la sessione. Magari è il digiuno o pesa ancora il doppio di sabato-domenica, mal digerito al pari delle tre birre e del gin-tonic per festeggiare i campioni. Son vecchio per tutte 'ste cose.


2 maggio 2011

You look beautiful

Stamattina lo Stivo non ha il cappello. Nessuna nuvola a nascondere il rifugio Marchetti, i primi raggi sopra la cima ad illuminare S. Barbara. Così prendo la via giusta per provare il passo verso le sfide che mi attendono. La chiesa di S. Barbara sta 500 metri sopra di me, l'ombra ormai è sfuggita dalla parete che mi sovrasta. Le prime rampe fino al Bastione sono le più indigeste, quelle in cui il Tapabada è costretto, per onore di firma, a correre ad un passo non congeniale. Per qualche tratto mi ritrovo pure a camminare, che sono le prime uscite della stagione con dislivello. Poi lasciata alle spalle la fortezza veneziana il sentiero si impenna. Posso finalmente procedere al mio passo. Il respiro si fa regolare, il piede riconosce gli appoggi e la pendenza elevata rinfranca il fisico nel suo incedere regolare. Supero qualche escursionista solitario armato di zaino e bastoncini, oggi viaggio leggero come se fossi all'Arena per un giro in pista. Dura 35'08'' l'ascesa, quasi un minuto meglio dell'ultima volta che era stata la più veloce. Arrivo che una signora podista già scende a passo spedito, un veloce saluto tra carbonari. Il diario è aperto sull'altare. Scrivo: "1° maggio 2011. Prima dell'anno quassù. Pensavo che non ci sarei più tornato. Grazie". Mi siedo ad attendere che anche il cuore rallenti la sua corsa. Ora il sole è sopra lo Stivo. Guardo il lago ai miei piedi. Le orde di merenderos sono ancora in marcia sulla Gardesana e mi godo Riva ancora assonnata. You look beautiful.


27 aprile 2011

Il corridore

Oggi la Ford del vicino passa nel corsello con quasi dieci-minuti-dieci di ritardo. Mi giro ancora addormentato e la sveglia fa le 6.10. Vatti a fidare di 'ste sveglie biologiche. Il gps resta sul comodino, una volta ogni tanto, ma il correre senza mi fa sembrare nudo. O forse è solo il vento freddo che scende dal monte a darmi questa sensazione. Il gir-otto mi aspetta da un po' e ci ritorno con le narici belle aperte per respirare questa primavera che sboccia nel verde degli alberi e nel profumo dei fiori.
Le gambe sono ancora indurite dalla due giorni pasquale, ma l'uscita termina comunque in progressione. Venerdì, se il tempo regge,  un po' di Gamba d'oro per velocizzare e poi un we di salite e di ispirazione.

26 aprile 2011

Circuito delle vacche

M.: "Ma corri anche a Pasqua?"
T.: "Perchè tu a Pasqua smetti di mangiare o di respirare?"
M.: "Ma cosa c'entra, almeno le feste comandate passale in famiglia... Già corri tutti i giorni, pensa alle bimbe".
T.: "Ci penso non preoccuparti, e poi non è che corro tutto il giorno"
M.: "Neanche fosse il tuo lavoro"
T.: "E' di più, è una condizione dell'anima. Adesso vado. Buona Pasqua mamma"
Così 20 km domenica per santificare il dì di festa. Giù in valle non sono l'unico a sfruttare una giornata con pochi bikers nei dintorni. Poi lunedì mi invento il "circuito delle vacche" per prepararmi ai prossimi appuntamenti in salita. Arrivo a Tornavento di buon'ora. Qualche km di riscaldamento fino alla vecchia dogana austroungarica e poi inizio un circuito che ripeto 5 volte e che termina con il sentiero delle vacche (circa 100mt con pendenza interessante). Poi allungo il giro e ripeto quattro volte lo sterrato che riporta alla vecchia dogana. Mentre arrivano i primi merenderos, con birre e salsicce al seguito, io ne ho già fatti 10 e per oggi basta. 


Il lungo we termina davanti ad una bottiglia di prosecco a portare la buona novella a chi non è ancora illuminato dal sacro fuoco della corsa, a fare adepti, scrivendo tabelle "da zero ad un'ora" su un tovagliolo di carta, a strappare promesse per rivedersi da queste parti per la Corsa del Tapabada a fine maggio. Forza che il popolo è in cammino e cresce giorno dopo giorno.

18 aprile 2011

17 aprile - 1° Sarnico-Lovere

Chiudo la porta e scappo via. Per festeggiare il tempo che passa scelgo di corrergli davanti che magari non mi prende. Vietato far sedimentare le sensazioni sul fondo della bottiglia, come una weiss qualunque. Meglio essere una strong ale, magari un po’ complessa da interpretare, ma con qualche bollicina in più.


Così all’alba dei 43 Ale ed io siamo a Lovere per questa prima Sarnico-Lovere, 26km poi ridotti a 25, da correre sulla riva del Lago d’Iseo e organizzata da quell’ideatore di belle gare che è Gianni Poli. Siamo in tanti, circa 1000, ad essere baciati dal sole primaverile di questi giorni. Parcheggiamo a Lovere, prendiamo il bus navetta e arriviamo a Sarnico, per la partenza, ancora prima di realizzare che siamo svegli. L’idea è di correre in progressione godendosi il panorama, ma con il chip al petto i buoni propositi svaniscono con il primo venticello che scende bastardo dal monte. Fin dai primi km l’andatura è poco consona alle tre settimane di pausa che mi sono concesso dopo la maratona. Il ritmo è sui 4’40’’ e rimane tale per quasi tutti i 25 km del percorso, che ci regala scorci magnifici, intervallati solamente da poche galleria. La strada presenta qualche strappo e poi la salita più impegnativa che precede Riva di Solto. Al 19esimo Ale mi saluta e parte in progressione, io procedo con il mio passo, ma cerco di tenere costante la distanza che mi separa dall’allievo, ormai diventato maestro. La stanchezza degli allenamenti mancati inizia a farsi sentire, ma Lovere è vicina. Le ultime curve e si entra in paese. Riesco anche ad accennare una progressione e chiudo la fatica in 1h54’42’’, con una media di 4’36’’. L’allievo oggi ha corso con la testa e superato il maestro; la soddisfazione è quindi doppia per i pirati vegnù da Vares. Ristoro, pacco gara e ritiro borse tutto perfetto, come le docce, sensualmente calde, presso la piscina di Lovere. Organizzazione eccellente e corsa da consigliare. Festeggio i 43 con una finta Red Bull, gentilmente offerta dall'allievo per rivitalizzaere il maestro, seduti sul cofano della macchina. La strong ale è in frigo che mi attende per le meditazioni della sera.

6 aprile 2011

Sentito sul MXPexpress

Signora Cinquantenne Cicciotella: “Ma tu hai poi fatto la 20 o la 10?".
Bancario Brizzolato Blackberrato: “Ho fatto la 20, ma risulto nella classifica della 10. Boh!”.
Mammina Quarantenne Pseudo-giovane Pseudo runner: “Io ho corso la dieci, ma non sono apparsa in classifica”.
SCC: “Ieri entro in casa e mio marito, già tutto bello pronto, mi chiede:Posso andare a correre? E io cosa gli rispondo?”.
MQPP: ”Il mio è uscito con Alberto a fare delle ripetute, e tu cos’hai fatto?”.
BBB: “Niente. E’ stata una giornata no, ma mi rifarò domenica. A proposito chi viene a Milano domenica?”.
Eccolo il mio popolo sul MXPexpress!
Oggi il cinguettio lì fuori mi ha tirato giù dal letto, mi ha risollevato dalla stanchezza alle gambe e mi ha fatto correre a ritmo sostenuto per un gir-otto un po’ più corto. Prima uscita mattutina  della stagione, immerso nella penombra e nel verde che sboccia, ad emozionarsi per la primavera che avanza ed a pestare sul ginocchio traballante che poi l’allievo non dica che il maestro non si impegna per il prossimo rendez-vous.

29 marzo 2011

Solitario e finale

Adesso ho ripreso a correre. Negli ultimi tre chilometri mi sono fermato due volte, ai bordi della strada. Ho cercato di svuotare uno stomaco che non fa passare nulla. Nausea, crampi, non sudo più, sento addosso tanto freddo. La lunga discesa da Vittorio Veneto è terminata. Di fronte a me le mura di Treviso, i due gonfiabili annunciano l’ultimo chilometro. Una curva, applausi, tanta gente. Poi un’altra curva e siamo nel centro storico. Passo il cartello dei 41, guardo a terra perché le gambe non mi sostengono e ho paura di cadere. Seguo un altro corridore, mi concentro solo sui piedi in movimento. Tante curve, cerco di ricordarmi le strade percorse ieri sera. Svolto a sinistra e scorgo il traguardo. Non riesco a focalizzare il tempo sul tabellone, continuo a seguire i piedi del corridore davanti a me. E’ finita: 3h29m23s (3h28m29s, PB sulla distanza). Non ho la forza di alzare le mani, tremo, mi mettono al collo una medaglia, un telo sulle spalle. Mi aggrappo ad una transenna, se mi siedo non riuscirei a rialzarmi. Intorno a me nessuno, mi pare di essere completamente solo, alla fine di una corsa lunga una vita e non 42 chilometri. Finisce così questo ultimo km: solitario e finale.

La mattina era iniziata sul bus navetta che porta alla partenza di Vittorio Veneto. Siamo in tre. Con me Michele dall’estremo ovest e Domenico ultraman dell’estremo sud. La passionaccia ci fa incontrare qui, nel profondo est. L’attesa dura parecchio, poi il colpo di pistola mi sbatte sulla faccia il vento che scende dalla montagna. E’ tutta discesa, soprattutto nel primo terzo di gara. Le gambe vanno e supero i pacers delle 3h30, a cui mi volevo accodare. Da qui a Treviso è un lungo stradone, la monotonia spezzata solo dalla gente che applaude nei paesi che attraversiamo. Il vento ora sferza trasversale, arriva dal mare. Le gambe girano costantemente sotto i 5’/km. Penso che farò la fine di Milano: bollito al 35esimo. Ma non ci penso a rallentare. Il cronometro, posizionato a metà gara, fissa il mio passaggio alla mezza in 1h44’42’’. Il dolore al piede, avuto sin qui, sembra passato, come passa il ponte sul Piave nei pressi di Nervesa della Battaglia. La corsa è in solitudine, cercasi compagni inutilmente. Allora mi concentro sui tricolori sparsi un po’ tutto intorno. Tengo la testa bassa per non immaginare quel rettilineo senza fine davanti a me. Siamo a Spresiano (28esimo km). Al ristoro del 30esimo metto in pancia il primo gel. La mia andatura è a strappi: un km a 4’54’’, poi a 4’58’’, poi ancora più veloce, segnali che il cedimento è prossimo. Prima di entrare a Villorba iniziano i primi crampi allo stomaco, poi la nausea. Al ristoro del 35esimo non va giù nulla, al 36esimo una signora offre prosecco e penso che qualche bollicina farebbe al caso mio. Mi devo fermare, non sudo più, sento freddo, vorrei solo svuotarmi. Mi fermo ancora un’altra volta. Poi, in fondo al viale riconosco le mura di Treviso. Riprendo a correre per l’ultimo km, solitario e finale.


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