30 agosto 2010

29 agosto - Sgamela'a D'Vigezz


37esima edizione della classica non competitiva che tocca tutti i principali paesi della valle dei pittori e terza apparizione consecutiva per il tapabada. Nonostante oggi ci fosse in tabella un lunghissimo pro futura maratona il tafazzi che vuole autoflagellarsi non si è fatto mancare questo fuori programma a base di salite e discese spaccagambe, condite da paesaggi stupendi. Perché si sa che quando la montagna chiama il tapabada corre. 26 km e spiccioli sul medesimo percorso dell’anno scorso in una giornata dai colori meravigliosi e dal clima adatto per correre. Come sempre grande presenza di tapascioni e non (circa 500) e immancabile banda musicale ad allietare la partenza dal centro del fondo di S. Maria Maggiore. 

Allo start il tapabada parte un po’ troppo sprint. I tempi sul km sono decisamente inferiori a quanto avevo programmato alla vigilia. Le prime due salite vengono affrontate ancora in buona spinta tanto che rimonto molti tapascioni. Prima del discesone su sterrato che porta i corridori alla salita delle Villette aggancio (ma per poco) il compagno di squadra Maurizio. Poi inizia il tratto fondamentale della gara, vale a dire la salita di circa un km verso Le Villette. Si tratta di salita corribile, ma da fare dosando le forze per averne ancora nell’ultimo tratto di 8 km che riporta al traguardo di S. Maria Maggiore. In cima a questa salita transito ancora in anticipo rispetto al tempo dell’anno scorso, ma nella discesa successiva che porta a Re le gambe iniziano ad essere pesanti. L’ultima parte di gara per il Tapabada si trasforma in un calvario. La benzina è finita e gli 8 km si trasformano in una gara di ultramaratona. Mi trovo a camminare appena la salita si fa più dura. Solo all’uscita di Malesco riprendo a correre con maggiore continuità. I saliscendi nella pineta non aiutano a tirare il fiato. Fortunatamente l'appannamento fisico e mentale non impediscono al Tapabada di riconoscere i suoi  cari alla vista del traguardo e a dare la mano alla figlia con cui si percorrono gli ultimi 200 mt. Chiudo in 2h19’14”, 189esimo, una manciata di secondi peggio dell’anno scorso. Un po’ preoccupante il calo negli ultimi km, nonostante gli allenamenti in montagna dell’ultimo periodo. La Sgamelaa conferma comunque il suo fascino, nonostante la fatica ed il costo di iscrizione (ai ristori anche quest’anno, as usual, ho visto solamente acqua, tè e limoni, ma c’era lo yogurt al ristoro finale).

25 agosto 2010

Andamento (non) lento & triste

Di ritorno dai confini dell’impero, ieri non sono riuscito ad alzarmi dal letto per il girotto mattutino. Fuori è buio pesto e mentre elaboro un pensiero tipo “cacchio è ancora notte fonda!” sento suonare la sveglia delle 6.30 (sigh!). Le vacanze sono proprio finite. Stamattina ai confini (del letto) mi ci manda mia figlia. Come un running-back NFL guadagna yards su yards a partire dalle 4. Così alle 5.30 sono fuori dalla porta. Voglia zero, visto il cielo color “Shanghai all’ora di punta”. Le gambe però rispondono. La depressione post-ferie mi induce a cambiare percorso mattutino e tipo di allenamento, per dare un senso a questa mattina. Lascio il mio girotto in zona industriale e vago per le vie del paesello in cerca di un rimasuglio di luce artificiale mentre inizia ad albeggiare. Ne escono 9 km solitari (che tutti sono in ferie alla faccia della crisi!): 1 km RG alternato a 2 a ritmo più sostenuto. In attesa che il caldo diminuisca e si possa tornare a far girare le gambe al parco nell’ora di pausa.

22 agosto 2010

Ponale

Domani tutti a casa. Intanto la settimana termina con la salita del Ponale, per il Tapabada prima assoluta dopo quarant’anni di naso all’insù. Da casa sono 6 km e rotti in 35’. Panorama davvero stupendo sul lago. Poi ritorno a Riva e altri 10 km per prepararsi alle fatiche di domenica prossima. In questi sette giorni sul lago non ci siamo fatti mancare nulla: molta salita (di corsa e a piedi), qualche incontro bicornuto, e pure le ripetute. Troppo?

16 agosto 2010

Aperto a Ferragosto

Torno al piano dopo due settimane di su&giù. Conseguenze zero per il quotidiano apfel strudel durante lo stop. Per celebrare il ferragosto il Tapabada si mette di buzzo buono e ne fa 30 + 2: su fino a Ceniga e ritorno lungo la ciclabile del Sarca, che dopo le abbondanti piogge oggi sembra un fiume dell’Hindustan. Buon ritmo post-ferie e post-canederli, con ultimi 5 km sui 4’40’’. Dopo mezz’ora di corsa mi attraversa un gatto nero senza coda. Passo la successiva mezz’ora a considerare gli effetti collaterali dell’episodio sull’attività podistica del tapascione medio.

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