27 febbraio 2012

Fuori i secondi

Consiglio pre-gara 
Neanche con la musica che solitamente ascolta il mio assistant coach oggi sarei arrivato a concludere i 35 km previsti. Così l'ultimo lungo verso Roma termina a 32km. Appiedato da un piede che fa le bizze ed inginocchiato da un ginocchio che fa veramente male. Forse le ripetute di venerdì sono arrivate troppo tardi o forse peggio hanno fatto gli abbondanti festeggiamenti di sabato sera con la personale scoperta di un bianco buono assai. 

Comunque è andata anche quest'ultima fatica, un po' più corta e un po' meno veloce del previsto. Le condizioni climatiche primaverili stranamente non hanno stimolato il Tapabada, proiettato piuttosto ad ammirare l'orizzonte innevato ed a sognare dolci pendii assolati (della serie "che ci faccio io qui"). Ancora due sedute di ripetute e poi fuori i secondi.

21 febbraio 2012

La prima dell'anno

Era da qualche giorno che la sveglia biologica anticipava il suo richiamo. Facile addurre la colpa ai cattivi pensieri. Poi questa mattina mi sono girato nel letto e ho scoperto il vero motivo. Dalle fessure delle imposte si insinuava una timida luce. Allora mi sono alzato, in tutta fretta ho trovato nell'armadio gli attrezzi del mestiere e senza troppi strati addosso sono uscito a correre. Ho inseguito l'aria di primavera, completando il primo allenamento mattutino dell'anno. Sul percorso del gir-otto allungato ne ho fatti quasi 10 ad andatura un po' impegnata. Così, per festeggiare il nuovo che avanza.

20 febbraio 2012

Quella volta che ...

Una gara, raramente un allenamento, resta impressa per qualche motivo. Ci ricordiamo di quella volta che... L'allenamento di ieri sarà ricordato come quella volta che mi sono graffiato la chiappa con i rovi. Una domenica dedicata alle ripetute non mi era mai capitata. Ma occorreva terminare quanto lasciato in sospeso giovedì. Le ripetute lunghe mi risultano indigeste come la tazza di latte un'ora prima di partire. Il pit-stop diventa necessario quanto urgente. Alla faccia dei pochi pescatori disposti lungo la riva del Sarca mi getto in mezzo ai rovi. Scarsa attenzione nella scelta della location: ne fanno le spese mano e chiappa. 
Concludo un po' a rilento i 3x4000, non certo per le conseguenze della fermata forzata, ma piuttosto per la stanchezza degli ultimi giorni. Comunque mai più ripetute di domenica.



16 febbraio 2012

Sciolto come neve al sole

Alla fine dei primi 4000 cedo alla vocina che mi dice basta. Gambe pesanti, respiro affannato, direi anche battiti oltre la media (se c'avessi un cardio). La sensazione è quella di  essere come questa neve di mezzodì che lascia il parco nel fango. Allora circuito al largo, sul perimetro. Ieri l'idea era un 3x4000, a mezzogiorno si riduce ad un 2x4000. Dopo la serie abortita faccio un altro 2000 un po' veloce, e torno in villa stracco stracco. Il Garmin alla fine dice dieci sulla distanza percorsa in questo giovedì caldo quasi troppo. L'altra sera il ghiaccio, questa volta la neve paciuga frenano le buone intenzioni. Intanto si scorgono i primi segni di disgelo.


13 febbraio 2012

Dica 33!

Altra settimana di gelo. Si sente nella testa più che nel corpo. Per recuperare il terreno perduto tra antibiotici e febbre altrui mi spingo da solo nelle lande desolate oltre i 30 (chilometri). Perdersi e ritrovarsi in un lungo che alla fine dirà 33 (chilometri). Su e giù come un pendolino ghiacciato tra Tapasciopoli e la patria del cross, con bevanda calda che penzola dal giro vita, neve e ghiaccio QB. In mezzo ci sta anche un pit-stop casalingo per cambio vestiti, sudati mi ghiacciano la pelle. Mi fermo. Con la scusa del tepore domestico penso di non ripartire più ed invece ... altri 11 km per assolvere al compitino. La testa c'è, il fisico chiede una settimana di potenziamento. Adesso resta un lungo tosto e poi speriamo che arrivi primavera.

9 febbraio 2012

Note a margine

Oggi la tabella avrebbe richiesto un impegno superiore alle possibilità attuali del Tapabada: un 3x4000! Ripiego su un più abbordabile 3x3000, less professional, but very Tapa.
Note a margine.
1. Tempi simili a quelli di un mese fa: 4'22''/4'20''/4'27'', considerando il misto ghiaccio-neve che circonda ancora il parco e la fatica accusata, ottimo (la terza serie clamorosamente compromessa dallo stop necessario per indicare a due cinesi dove si trovi Chinatown - "uotimputò", giusto Domenico?)
2. Davanti alla triennale incontro il capotribù in borghese. Io levo su un pollice e lui mi fa ciao!
3. Per dimenticare la fatica durante lo sforzo rifletto sulla telefonata ricevuta dal funzionario governativo romano locato a Shanghai. Si conclude con un "ti abbraccio forte"; mi interrogo sulla necessità di un congedo così emozionalmente coinvolgente per una persona che manco conosce (e scrivo manco giustappunto).

6 febbraio 2012

5 febbraio - I sentieri di Santa Cristina


Il sole saliva sempre più in alto. L’immota, pietrificata distesa del deserto ne assorbiva i raggi, surriscaldandosi e cominciando ad ardere. Si avvicinava l’ora in cui tutto diventa un inferno: la terra, il cielo, noi stessi. Gli joruba credono che l’uomo abbandonato dalla sua ombra muoia. E qui le ombre cominciavano a rattrappirsi, a sbiadire e lentamente a svanire. Si avvicinavano le spaventose ore canicolari, quando uomini e cose non danno più ombra, esistono e non esistono, ridotte ad un biancore luminoso e incandescente.
Mi costringo a pensare alle parole di Kapuscinski, in panne nel deserto della Mauritania, mentre scendo dall’auto ed il termometro segna -16° qui a Santa Cristina di Borgomanero. Sono quei momenti in cui rifletti cupamente sulla devianza della mente umana. Poi ti accorgi di essere in buona compagnia (oltre 500 questa mattina) e allora ti fai coraggio e i tuoi arti inferiori iniziano a congelarsi. 
La terza volta qui a Santa Cristina: la prima con neve e fango, la seconda con cielo sereno, la terza ... gelo e neve. La partenza dà coraggio al fisico e poco a poco ti accorgi che zampettare su questa neve alta e poco battuta è un piacere senza fine. Così il Tapabada riscopre il suo senso per la neve ed il freddo. Il gelo è pulizia, i pensieri si cristallizzano, la mente si svuota, così concentrata nel cercare di scaldare il corpo. I km avanzano inesorabili e la fatica, invece che aumentare, si ritrae di fronte al bianco che ti sta intorno. Il percorso quest’anno ha subito non poche modifiche. Inizialmente mi pare di girare all’inverso rispetto alle edizioni precedenti, le salite toste arrivano dopo il 20esimo km. In mezzo hanno messo un toboga, su e giù per una pista da cross, fatta rigorosamente di sedere. Dopo l’ultimo ristoro cado due volte, mi salvo da un tronco vagante. Ho le energie per riprendere ancora qualche podista davanti a me. Concludo la fatica poco sotto le 3h15’. Gli antibiotici hanno un effetto dopante, assodato! Dato il clima, non mi faccio mancare nè la doccia fredda nè il pasta party. Quest’anno la Menabrea è sul tavolo come da me auspicato l’anno scorso. Non è alla spina, ma la bozza è sempre gradita.

3 febbraio 2012

Neve

In un momento di stipsi letteraria non posso fare a meno di tornare a scrivere per lodare i benefici effetti di questa spruzzata di neve. Non il massimo per il recupero fisico dopo la settimana di antibiotici, ma i 9 km al piccolo trotto di ieri sono stati assolutamente MERAVIGLIOSI. Il parco pieno di podisti e fotografi all'ora di pranzo era un'oasi bianca in mezzo alle brutture del mondo. Tornare bambini ... Domenica sarà un po' meno poetico farne 30 con queste condizioni meteo! 

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