20 dicembre 2013

A year in review ovvero dell'ispirazione


Dunque, ricapitoliamo. Ho corso (con il pettorale o senza, in buona o cattiva compagnia) dieci volte dieci: 3 tapasciate, 3 cross, 3 trail e una gambadoro. Nessuna maratona. Sei mesi vissuti pericolosamente. Dal 1° giugno stop. In ordine sono arrivate una neuropatia genetica, una protrusione discale, una bronchite non curata. Corse prese di petto e finite per dire che le finivo. Un relitto che dodici mesi prima correva le maratone.
Meno di duemilachilometri in un anno, mediamente 12 allenamenti al mese, che fanno 13 km per ogni uscita. Era dal 2009 che non facevo così poco (e così schifo).
Il bimbo che leggeva Salgari si domandava come facessero quei velieri a restare a galla, nonostante le cannonate ricevute: cordami, trinchetti, vele, tutto giù. Poi trovava la spiegazione: l’albero maestro! Finché quello resiste, in porto ci si torna.

Come il galeone del CorsaroNero oggi il Tapa non ha perduto il suo albero maestro, che si chiama ispirazione. E a quella mi aggrappo. E’ la molla che mi fa abbandonare il caldo piumone ed uscire nel buio e nel freddo della mattina. E’ soprattutto la molla che mi fa tornare a casa con la voglia di riprovarci domani. Non corse particolari da preparare, personal best da limare. Solo l’ispirazione che sento quando il silenzio mi circonda e sono ancora - per un po’ - padrone delle mie gambe.
E non finisce qui. Seguo il MAF, perché l’anno prossimo ho voglia di fare, di vedere nuovi posti, di esplorare sentieri nuovi. Poi magari la mattina della gara mi sveglierò e starò a letto, pur di non indossare il pettorale, pur di non soffrire così tanto.
Ma per me correre resta l’unico modo di tornare alle origini, a quel bambino che leggeva Salgari. Spogliarsi di tutto e viaggiare leggeri, nel corpo e nell’anima. Coprire la distanza tra A e B nel minor tempo possibile è un abito mentale a cui non posso sottrarmi. Almeno per ora. Finché ci sarà un luogo da scoprire, finché terremo botta, finché ci sarà l’ispirazione.
Merry Christmas!

9 dicembre 2013

Uomini di buona volontà

Con la tenacia che contraddistingue gli uomini di buona volontà il Tapabada, insieme alla sua guida indiana, abbandona per qualche ora l'infinita pianura ed il MAF (Maximum Aerobic Function) per dedicarsi a ciò che gli riesce meno peggio. Così alle 8 imbocchiamo la salita del Sacro Monte destinazione Forte di Orino, 800 metri sopra la nostra testa. Si intenda: per gli appuntamenti del 2014 occorre ben altro impegno. Oggi lo sforzo maggiore è stato quello di evitare che le chiappe finissero a contatto del duro ghiaccio nei tratti in ombra. Ma da qualche parte occorre ripartire e questo mi sembrava il posto giusto: al sole, a giusta distanza dal grigiore della quotidianità, impegnata nel rush time del consumismo natalizio. 20km e 800 m di dsl che hanno fatto bene al fisico e allo spirito ... trail (ah sì, a quello hanno fatto proprio bene!)

Grigiore quotidiano


11 novembre 2013

10 novembre - 39^ Camminata di San Martino (Cimbro)


Ovvero di quella volta che al ristoro si è rischiato di trovare la zampetta di gallina nel brodo (smoking chicken).

A Cimbro per la 39^ camminata di San Martino manca solo l’estate (quella di San Martino of course). Per il resto il trail è in mezzo a noi: fango, ambiente ruspante, salite in natura. Del trail la Fiasp ci ha il brevetto, depositato minimo vent’anni fa, e noi a fatica ce ne accorgiamo.
Lascio Tapasciopoli nel giorno del suo giubileo podistico, per provare a tornare a correre, per scrollare tutta la ruggine di dosso. Accendo la radio e l’auto viaggia, compagna fedele, verso la provincia, come una volta. A Cimbro ci arrivo nonostante le mille deviazioni imposte dal gps ignorante, giusto in tempo per fare la coda al tavolo iscrizioni. Cielo e meteo avrebbero potuto consigliare più tranquille passeggiate sotto casa, invece il numero di tapascioni presenti appare subito di buona consistenza, come dimostrano i primi km fatti quasi al passo. Poco male. Oggi le sciure, in maggior parte da classificare camminatrici del Gurone, per l’occasione attrezzate d’ombrello, dissertano sulla pasta alla carbonara (forse memori dello spot pubblicitario che va per la maggiore in questi tempi). Guanciale si, guanciale no, la tapasciata si mostra subito per come me l’aspettavo: muscolare. Un po’ per il fango e un po’ per il terreno collinare che circonda la frazione di Vergiate. Lo strappo posto sul percorso lungo, dopo la deviazione della dieci km, dà la misura di quanto ancora occorra al Tapabada per tornare a correre in maniera accettabile. Con quanto a mia disposizione, senza tristi pensieri, riesco però ad esplorare tutti i 17 km del percorso lungo e mettercene qualche altro. Giusto per dare consistenza agli ultimi giorni trascorsi in braghette corte e scarpe da running.
In mezzo a tanti trail e minitrail che spuntano come funghi a prezzi non sempre modici, qui a Cimbro si organizza una tapasciata con gli ingredienti necessari per correre in natura a prezzo contenuto. E a proposito di ingredienti è da provare il brodo al ristoro del decimo km. La gallina, mi assicurano, è stata ammazzata il giorno prima e la riffa che viene organizzata sul momento al ristoro premia chi ne trova la zampetta ancora fumante nel brodo.

24 settembre 2013

22 settembre - 16^ Camminata del Cardinale (Castiglione Olona)



A questa IVV trovi sempre più podisti di quanti te ne aspetti. Podisti anche di un certo spessore. E’ da un po’ che non frequento il genere. Ma oltre alle tante magliette della digeiten che girano con gli occhi umidi di vacca alla ricerca di una linea di partenza che qui non c’è ed in bocca la domanda “ma quando si parte?” (oh ma partenza libera dalle 8.30 alle 9.30 vorrà pure dire qualcosa o no?) si vede anche qualche Monza-Resegone “mi lu fada…” e maratona della valle intrasca. Insomma gente che certifica la tapasciata in oggetto. E se sono 16 edizioni una ragione ci sarà.

L’ultima volta del Tapabada da queste parti è stato nel lontano 2004, ancora ero nella versione 1.0 e mi davo aria da podista. Preparavo la prima mezza (Riva of course). E se ci penso mi viene da ridere, ma non so bene per quale motivo. Beh da allora tempo ne è passato ed anche il percorso è stato modificato. Non si sale più al piccolo Stelvio. Di certo troppo impegnativo per le sciure del Gurone che già devono metterci l’anima a camminare e a dissertare sul menù domenicale che prepareranno di lì a poco. Così la tapasciata si trasforma in 5 km lungo il fiume (che qui assomiglia ancora ad un fiume). Poi una salita su asfalto che preannuncia l’entrata nel bosco. Nel percorso più lungo, scelto del Tapabada sull’onda dell’entusiasmo per il come back, si vaga per sterrato misto bitume quasi fino alla vista del lago (di Varese). Tutto ciò senza però che il dislivello faccia presagire di circuitare su e giù da una valle (quella dell’Olona appunto) come sarebbe giusto che fosse.
Il Tapabada giustifica la ventina di km fatti in auto nel dì di festa con altrettanti fatti profondendo l’adeguato impegno fisico. Prestando più attenzione alla circostante archeologia industriale (e non) che al garmin e alle spie del cruscotto. Come giusto che sia di questi tempi.

5 giugno 2013

2 giugno - Trincea Trail

Il blocco dello scrittore colpisce anche i migliori. Nulla da temere! Non perderò l'occasione di lasciare traccia della prima edizione di questo trail, nonostante la mente sia maggiormente focalizzata sui reali benefici delle immunoglobuline per neuropatie genetiche che sulle sane abitudini del correre e della scrittura ad esso abbinata.

Purtroppo gli appunti veloci non possono descrivere la bellezza dei luoghi attraversati e la capacità organizzativa dell'Atletica 3V nel tracciare un percorso mai banale e ben presidiato.
Qui l'anno scorso c'ero stato, con altro spirito e altra forma, per la Corsa in Trincea e mi ero innamorato dell'ambientazione: 10 km a tutta, prima in salita nei cunicoli della Linea Cadorna e poi un tuffo in discesa per tornare a Cassano Valcuvia. Quest'anno invece è tempo di trail, 22 km con oltre 1000 D+, ma la trama è sempre quella. Primi 13 trascorsi a prendere quota, tra le gallerie lasciate in eredità dai nostri soldati, e seconda parte da correre a tutta. La frontale (ben) accesa e la prudenza (quasi sempre) non mi evitano l'esperienza di testare la durezza della nuda roccia al contatto con la capoccia. Barcollante ma felice torno a rivedere le stelle senza troppe conseguenze. In alcuni punti la salita si fa tosta, ma gli scorci che si aprono sono totalmente appaganti. E allora, in mancanza di funghi (che mi si dice non è stagione), mi accontento di scattare foto.

 
I saliscendi della seconda parte di gara mi trovano totalmente impreparato nella conduzione del gesto atletico (come ahimè spesso capita di questi tempi). Nonostante lo sprone del temporaneo compagno di viaggio (mitico Pres!) la discesa, tutta corribile, mi sembra un'eterna salita. Zoppico, corricchio, mi fermo e poi riparto. La personale via crucis però volge al termine. Taglio il traguardo dietro a chi è claudicante per altre ragioni. E rifletto sul lungo tormento appena passato. Mai più? Macchè! Da rifare assolutamente, pensando che anche quelle storte sono giornate da mettere a bilancio.



20 maggio 2013

18 maggio - Trail del Motty

Tre edizioni e tre percorsi diversi per il trail del Mottarone. Un segnale di quanto possa essere (quasi) infinito girovagare su questo panettone che sta alle spalle di Tapasciopoli, senza per questo farsi assalire dal senso di noia che spesso pervade chi percorre i soliti itinerari.
Meraviglia l'alto numero di partecipanti sulla corta (25K), causa cancellazione della distanza lunga, impantanata, oltre che nel fango di questi giorni, nei permessi amministrativi negati. Tre anni fa eravamo un po' di meno, ma i panorami, non oggi, e l'organizzazione meritano il successo.
Memore della peperonata pre-seconda edizione, indigesta al punto giusto, questa volta mi preparo al cimento da vero atleta, sebbene la risposta del fisico non sarà delle migliori. Parto lento per non perdermi il gusto dei primi 7km di salita. Il sentiero largo e qualche falsopiano permettono al Tapabada di diluire le emozioni fornite da chi corre i trail con spirito appropriato (leggi: per favore scansati, se no ti butto di sotto).
Arrivo alla prevista Cima Coppi, ma qui scopro che quest'anno si sale ancora. Poco male, le gambe resistono e anche se il Pres mi svernicia bellamente, quando inzia il falsopiano ho ancora la lucida consapevolezza di poter arrivare senza affanni al traguardo. Così dal settimo in poi inizia una serie di saliscendi, anche corribili, percorsi quasi sempre in compagnia di un nutrito numero di trailers. Patisco un po' il freddo, ma arrivo indenne fino ai due km finali. Qui la situazione è discesone con fango in ogni dove e tutti a spingere dietro al Tapabada. La pozza fantozziana mi è fatale. Ci cado dentro fino alle braccia, ma miracolosamente rimbalzo in piedi, prima che ad annegarmici dentro siano gli arrembanti compagni di cordata che mi seguono.
Il traguardo è soprattutto la fontana dove immergere quello che resta di una maschera di fango ed il freddo da far passare nel retro di una station wagon, stanca di essere scambiata per uno spogliatoio senza doccia.
Tre ore e spiccioli trascorse senza guardare il Garmin è il migliore risultato della giornata, un progresso verso il Tapabada 2.0.


13 maggio 2013

Fili

All'alba, spezzando i fili della tela sul sentiero, segno inequivocabile che i merenderos sono ancora a casa, impegnati a zavorrare i loro zaini. Il respiro regola il passo che a sua volta si uniforma al terreno. Salire nel chiarore mattutino, fino all'esplodere del sole dietro allo Stivo. Su fino alla sommità dei nostri pensieri, appesi come ragno al suo filo, che per gli altri è labile ostacolo al cammino, ma che per noi è vita. Soffrire in silenzio l'ultima asperità, poi il giusto riposo pensando a chi ci attende laggiù, legati insieme da un esile filo.









6 maggio 2013

Giro del Faiè

Poi scopri come le cose che dai per scontate spesso non lo siano affatto. Ad esempio questo giro del Faiè. Lo avevi già archiviato nel 2004 e adesso torna utile per un allenamento verticale. Utile anche per ricordare quanto possano essere appaganti i percorsi di mezza montagna, sia in termini di fatica ben spesa che di panorami da riscoprire.



29 aprile 2013

28 aprile - Tour della Bessa trail

Ovvero di quella volta che ho sbagliato direzione a 100 metri dall'arrivo e ho tagliato il traguardo dalla parte opposta a quella giusta, ma tanto era un trail e senza chip.

Il mio guru della rete avverte che "... alla fine, della corsa si può dire tanto, e se ne dice, ma, tolti tutti gli extra, alla base c'è la sopportazione del disagio, del dolore, della fatica". Ecco mai come oggi ho fatto di questo semplice ma utile ammonimento il mio mantra (soprattutto quando dall'undicesimo km in poi non ne avevo più e anche la minima asperità pareva l'Everest).
Alla Bessa ci arrivo per correre il primo trail di stagione più che per rincorrere la leggenda della statuetta d'oro a forma di cavallo. I volti sono quelli già visti nelle altre apparizioni del Tapabada sui sentieri di questa provincia ai confini dell'impero. Aria paesana e di primo appuntamento primaverile, imperdibile per gli amanti locali del genere. Saremo in meno di duecento, ma alla partenza mi sento già di troppo.
La gara si snoda in una prima parte di saliscendi fangosi, poi 6 km da fare a manetta su ampio e noioso sterrato. All'undicesimo c'è il giro di boa ed il ritorno per sentiero costellato da sassi, sporgenti ed infiniti, verso Zubiena. Una vera manna per i miei propriocettori che oggi avrebbero richiesto maggiore rispetto. Con il giro di boa se ne va anche tutta la riserva di glicogeno e le recenti vicissitudini personali peggiorano il già precario stato di forma. Quelli che avevo superato sul piano mi sverniciano sussurrando parole di incoraggiamento in vero stile trailer. E nella crisi più nera, seguendo coloro che mi precedevano, manco la deviazione a 100 metri dal traguardo e piombo alle spalle di speaker e fotografo di turno. In un periodo in cui si fa spallucce a 60 giorni di interregno politico i venti minuti di penalità annunciati, causa errore di percorso, mi vengono condonati. Trailer si nasce!
 
Nel veloce ritorno a Tapasciopoli misuro ciò che rimane di una giornata storta. Così fatica e dolore per correre questi 18km mi sono sufficienti per ricordare a me stesso che "ci si dovrebbe allenare con l’idea di prepararsi ad una giornata difficile, non alla migliore della propria vita".

8 aprile 2013

7 aprile - 31^ Stravarese

Una rapida scorsa all'archivio mi ricorda di non avere mai partecipato a questa IVV. E siccome questa mia fase podistica invita alla scoperta del territorio (corri con gli occhi e non con i paraocchi) scelgo questa tapasciata con partenza dall'Ippodromo della Città giardino per santificare la domenica dei maratoneti.

I percorsi sono tre, ed io scelgo il più lungo che penso portare verso l'Osservatorio di Campo dei Fiori, ma che ahimè fa dietrofront alle Tre Croci. Nuvole basse non consentono di gustare appieno la meraviglia attorno, ma il percorso (sebbene quasi tutto su  bitume) risulta vario agli occhi di chi, come me, lo affronta per la prima volta. Alcune salite fatte a buon passo (una sola però su sterrato), mi invitano a guardare i prossimi mesi dedicati al verticale con minore ansia. Gli ultimi km, invece, corsi con la parte veloce del direttivo sanmarco ad andature per me "keniane" inducono ad altre triste considerazioni: sul mio passato da mezzofondista, sulle ripetute e altri concetti tipo "costruzione della velocità", che vedo allontanarsi sempre più dal mio essere podista adesso.

Il ritorno a Tapasciopoli in piacevole compagnia, e soprattutto consapevole dei luoghi attraversati, mi consente di deviare per strade laterali senza avere il solito timore di perdita dei punti cardinali. Insomma una mattina che ti fa dire di aver fatto una buona esperienza, visiva e fisica.

1 aprile 2013

Di quella Pasquetta in cui...

sono andato ad Olgiate Comasco per correre una tapasciata di 35 km e arrivato in loco sono tornato indietro perchè accortomi di aver dimenticato a casa le scarpe per correre.

Così ho fatto dietrofront, mentre altre auto sopraggiungevano e non capivano la retromarcia decisa e già i primi tapascioni erano in marcia per questa IVV che tanto mi era piaciuta l'anno scorso. E' stata un'esperienza particolare. Voglio dire alzarmi alle 6.30, prendere la mia sacca, perdermi con il gps dopo Tradate, as usual, e avere un flash mentre un tapascione allacciava le proprie lasportivaraptor. All'inizio ho pensato che mi ero proprio fatto un bel pesce d'aprile. Poi mi sono gustato la musica a bordo ed il panorama nei circa 40 minuti di auto per tornare a Tapasciopoli. Colline piene di boschi e monti poco avanti, con il sole a far capolino dietro le nuvole basse ed il vento sostenuto. Se ci fosse stato il Missouri, lì a scorrere accanto alla strada, mi sarei ritrovato nei dintorni di Great Falls, dove il Montana arriva fino in Canada. Così ho riflettuto sulle responsabilità che le decisioni prese comportano, sul fatto che siamo noi a decidere il nostro destino, e anche a quanto è successo una settimana fa sui monti liguri.

PS: poi sono arrivato a casa, ho preso le scarpe e ho puntato il muso verso il Ticino, che poi è come fosse il mio Missouri e per non perdere la giornata ho fatto un po' di questo e di quello.

3 marzo 2013

3 marzo - Gamba d'oro - Suno

Al Mottoscarone ci andavo con mio cugino. Prima in groppa alla finta saltafoss e dopo con la scassona del nonno. Era il nostro far west, abbastanza lontano da casa dei nonni per esaltare il nostro senso d'avventura, abbastanza vicino per andarci da soli e tornare prima del tramonto. Così oggi partecipare a questa Caminoda dal Carascio (le dieresi mettetele voi al posto giusto se ci riuscite) sulle strade del Mottoscarone non mi ha fatto sentire la mancanza del Parco di Monza. Prima gara stagionale della Gamba d'oro, che si conferma circuito apprezzato dai tapascioni (e non solo) locali accorsi in buon numero. Fango e strappi ben distribuiti su dieci km di sterrato hanno impreziosito la domenica primaverile del Tapabada. Dietro ad una canotta di Bellinzago sono arrivato fino allo strappo più importante al quinto km. Poi, rimasto solo, ho ricucito lo strappo con il gruppetto davanti. Gambe buone, nonostante il medio del giorno prima, mi hanno portato a battagliare con un 65enne preoccupato più delle segnalazioni kilometriche inesatte che del suo affanno. Chiudo 66esimo con un crono che da anni non mi permettevo su percorsi così nervosi (eh il cross bella cosa...). Ci torneremo da queste parti a settembre per sentire il profumo dei vigneti e per macinare km sui sentieri della mia giovinezza.

21 febbraio 2013

Non ricada sui figli la colpa dei padri

Incredibile! Anche in giorni così trovi sempre gente che corre al parco. Incluse le signore accessoriate con sgabello pieghevole sottobraccio che di fretta raggiungono il tendone bianco sotto l'arco. Chi non sfila dentro, sfila fuori, con il misto neve tuttintorno, che dà più fastidio il vento che la neve gelata. Si sfila (si corre) per non saltare una seduta, perché anche questa è moda, perché oggi è giovedì. C'è chi lo fa anche per espiare le proprie colpe.

Allora the punishment è per te, princess only for my eyes!


19 febbraio 2013

Salmone

Il divieto d'accesso per manutenzione sentieri non mi ferma. Salgo lungo la Ponale in questa giornata di finta primavera con il vento che spira dal Balino e qualche vela in mezzo al lago a togliersi l'umido di dosso. Non sono solo: i primi bikers di giornata mi vengono incontro, incuranti del podista tapino e dei tratti privi di protezione vista lago. Tocco la sbarra e torno giù che non so quanto il tendine potrà reggere. Attacco la salita verso la Rocchetta e mi trovo ancora salmone controcorrente. Fiumana di gente, bimbi e cani al seguito, tutti con il loro buono polenta party al collo. Qui le IVV sono poche, ma hanno sempre una buona ragione di esistere. Io sbuffo per il primo megamix di stagione e loro se la ridono. Più in alto c'è ghiaccio. Per oggi può bastare. Torno in piano ad assaporare la finta primavera lacustre.


11 febbraio 2013

Nel giardino di casa



Come dice? “Se il Tapabada non va al Monga, il Monga…”. Nel giardino di casa va in scena l’ultima puntata del prestigioso trofeo Monga. Ci arrivo in bici con largo anticipo, che se non fosse per le chiodate si poteva iniziare il riscaldamento partendo da casa. Arrivo in tempo per vedere un noto blogger discutere amabilmente con gli addetti al campo e per prepararmi con ardore alla prima gara del campionato sociale (sarà certamente anche l’ultima per il Tapabada). Gli M45-50-55 sono terra di nessuno (senza passato e senza futuro) e così finiamo in coda (o quasi) a tutte le gare. Il sole, tanto e ventoso, non riscalda uguale neanche alle undici. 3-giri-3 intorno alla pista d’atletica, che guai a graffiarla con i chiodi sopra ai 9mm si affretta a precisare lo speaker (sempre quello dei Fantagiochi di giugno, ma meno socievole quest’oggi - sarà l’alzataccia?). Mettere un circuito dentro il fazzoletto di terra che sta ai bordi della pista è cosa difficile. Ne esce un simil-toboga da far girare la testa. Bene le curve e controcurve, ma quando è troppo è troppo. Poi neanche un po’ di fango. Bah! Comunque il Tapabada si impegna, sbuffa, cerca il duello ravvicinato con qualche socio. Alla fine si impappina a scrutare gli amati monti (sta a vedere che domenica prossima pioverà!), ma non si lascia sfuggire il secondo posto tra gli M45 sanmarchini (gli assenti hanno sempre torto). 36esimo su 95 in 25’08’’.

PS: salutare così la stagione dei cross non va, urge ripensamento su appuntamenti primaverili

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