31 dicembre 2012

Più e meno

Nel 2012 ho corso più km degli anni passati, ma più lentamente. Ho corso più male che bene. Ho corso più per monti e meno su asfalto. Ho conosciuto meno persone, ma incontrato più Uomini.
Per il 2013 ho meno buoni propositi e più "vorrei, ma non posso". Farò meno compiti e tenterò di divertirmi più di quanto fatto nel passato (podistico). 
Ma, soprattutto, cercherò di sopravvivere, più o meno come nell'anno che se ne va, con poca traccia.
Prosit!


14 dicembre 2012

white friday

An easy day @parco. Today no run just fun!


11 dicembre 2012

Breve apologia della corsa campestre

E' stato difficile pure per una bimba di 6 anni non lasciarsi prendere dall'entusiasmo sprigionato da quei piedi chiodati di un piccolo ragazzo dai capelli rossi, inquadrati mentre suonano uno spartito perfetto sulla neve magiara. Entusiasmo prima generato da un telecronista partito per la tangente al primo allungo del molisano e poi da un padre in piedi sul divano a dissertare di tattiche podistiche a voce alta. 

Fonte: www.fidal.it
Una bella giornata davvero. A dimostrazione che talento e lavoro corrono insieme verso il successo, anche se la pelle non è sempre nera. 

Il preludio all'esaltazione post-prandiale è stata la prova Albanesi per il ritmo gara da tenere in maratona. Recita pressappoco così: condizione necessaria, ma non sufficiente, per tenere un dato RG in maratona è correre una mezza a RG-20". Mi sono fermato a 20km e mi è sembrata cosa buona e giusta.

4 dicembre 2012

2 dicembre - Giro del Colle di S. Michele


In un periodo in cui la vita la prendiamo di trequarti e la corsa resta al margine, il Giro del Colle di S. Michele appare la metafora del momento vissuto: sospesi nella nebbia in attesa che il sole illumini il cammino. Così una bella tapasciata fuori porta e fuoristrada (offroad recita il volantino), come ce ne sono tante nei dintorni di Tapasciopoli, diventa una non competitiva con chip, iscrizione superiore alle conseguenti attese riposte nel pacco gara e nei servizi connessi, bitume superiore alle modiche quantità consentite dal manuale del giovane trailer. 

Alla partenza lo spirito trail è annacquato dal tanto verde (indefinito) indossato dai reduci della maratonina di casa (mia) e allo sparo la competizione si manifesta nello spintonare tipico dei bisonti dell’asfalto. Ma tant’è! La mia andatura è quella della tapasciata e nell’unica occasione in cui i panorami si allargano, sul Colle, c’è anche tempo per qualche foto in direzione delle montagne innevate. Il resto è un pirlare intorno al medesimo colle per circa 25 km su terreno fangoso e a tratti torrentizio. Si capisca: nulla di simile agli ampi spazi e alle relative riflessioni podistiche che da essi scaturiscono, regalati da “I sentieri di Santa Cristina”, trail organizzato a pochi km di qui (a proposito torna in una forma nuova anche nel 2013), ma sempre di collinare si tratta. Da immagazzinare nei muscoli a futura memoria per qualche maratona di inizio anno. Alla fine anche un buon passo, complice il ricordo di una vis pugnandi esternata nel raggiungimento di chi mi precede e buona per le campestri che verranno. Una bella tapasciata, come tante però (con aggiunta di doccia calda e pizza fredda al ristoro finale). Ingeneroso? Forse sì, ma prima di tutto con me stesso. Ora via a prendere quota per artigliare la neve di questi giorni. In pianura si tornerà solo per qualche cross, di tradizione, astenersi perditempo.



12 novembre 2012

Tutto d'un fiato



Uno sparo e via. I primi sono già là in fondo ed io fatico a mettermi nella pancia del gruppo. Non è mica spirito trail questo. Ci vuole piuttosto tutto lo spirito competitivo che ho addosso per non far scappar via l’altra casacca sociale presente qui. Battesimo nelle campestri per il Tapabada, qui a Vaprio d’Agogna, dove ho già una suite che mi attende per l’eternità con vista sul Rosa. Battesimo con pioggia, fredda ed insistente. Sopra il cielo buio, sotto fango a volontà per il centinaio di acrobati intervenuti. Il primo km lo faccio tutto d’un fiato (4'27'') e non so come resisterò a fare tre giri in questo pantano. Ma il Moreno non lo mollo, anche se corre con l’handicap delle scarpe da libera uscita. Al secondo km (4'41'') c’è da scendere l’argine e risalirlo da parte opposta, con gente che perde l’ancoraggio e chiodi che fendono l’aria a livello femorale. Al terzo km (4'25'') il Moreno mi sembra un po’ in affanno. Ci metto cuore e poca tecnica: le curve le prendo larghe che al palo si è formata una trincea di fango. Al quarto (4'41'') passo una bionda del Casorate e lascio il socio alle spalle. In risalita dall’argine mi sembra di aver perduto una scarpa in mezzo al fango, invece no. Al quinto (4'20'') è già suonata la campana dell’ultimo giro e ne supero altri due che hanno terminato la benzina. Inizia il sesto (4'39'') e alla prima curva passo anche la triatleta targata Bellinzago. Il rettilineo finale è qui e adesso. Quello davanti è troppo lontano, ma tiro uguale (4'17''). Dietro ne arriva un altro in gran rimonta. Lo prendo? Lo controllo? è finita
quanto abbiamo fatto? 
29.47
di che categoria sei?
penso M40, ma non faccio classifica
comunque sei 40esimo su 110
ah! (stupore)


9 novembre 2012

Comunicazione di servizio

Tutto pronto per domenica. Appena dopo il primo km guardatevi in giro ... e portate un euro!

8 novembre 2012

Koala al parco



[…] correva l’anno 1974 e la PRO LOCO VAPRIESE organizzava i CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI - FEMMINILI E MASCHILI- DI CORSA CAMPESTRE. Ai nastri di partenza si presentavano i più bei nomi del podismo nazionale.Tra le donne Paola Pigni (vincitrice del titolo), la Gargano (terza) e una giovanissima Gabriella Dorio (seconda) che ebbe poi una fulgida carriera coronata anche daallori olimpici. Tra gli uomini i più pronosticati per la vittoria erano nell’ordine: Franco Arese, Pippo Cindolo e Franco Fava. Ma chi si aggiudicò il titolo? Nessuno! Già perché una falsa partenza, sciaguratamente segnalata in ritardo, creò una confusione imprevedibile con la maggior parte dei concorrenti che si fermarono e pochissimi che continuarono, percorrendo imperterriti tutti i giri previsti. La gara fu annullata e Vaprio d’Agogna assurse alla cronaca sportiva nazionale con un clamore decisamente superiore all’importanza. dal sito www.provaprio.no.it  
Sabato riprende la tradizione

Il clima mite riporta in primo piano il problema delle zanzare a Milano e dei podisti al parco Sempione. In pausa pranzo è un fiorire di ripetute pro-maratona, pro-maratonina, pro-chisacosa. Il Tapabada non vuole essere da meno e rinvigorito dall'attesa per il nuovo cimento ne fa dieciperquattrocento. Sostenuto, che sente aria di competizione, anche se poi tutto questo un senso non ce l'ha.

PS: visti al parco persone sedute sul prato che abbracciano alberi (qualcuno anche in posizione fetale). Tema da approfondire.

7 novembre 2012

Ready for takeoff

Le riconoscerò ancora sabato sera? Fango e nuvole ...


5 novembre 2012

4 novembre - 3° Trail delle Terre di mezzo



Il terrazzo è la tolda della mia nave. Da lì scruto le nuvole in attesa dell’onda giusta per partire direzione Daverio per il 3° Trail delle Terre di mezzo. In questo periodo leggo molto, di corsa e sulla corsa, ma corro poco e oggi è un giorno in cui vorrei correre ancora meno. Ma si sa che il tenutario di un blog ha obblighi sociali da rispettare. E allora la pioggia si fa più fina e la discesa nel box meno opprimente.
La corsa è il copione di quella dell’anno scorso, per cui rimando al relativo post (un altro effetto collaterale del leggere molto è il concomitante scrivere poco). Minime le differenze con la passata edizione: ci ho messo un minuto in meno dell’anno scorso per concludere il trail (e lo spirito trail tapa dov’è andato a finire?), il fango era in quantità maggiore, la polenta migliore.

Note a margine:
a) da metà gara ho accusato dolorosi crampi al vasto mediale di entrambe le zampe (desuetudine a percorrere queste distanze a passo di simil-corsa?);
b) nonostante il sopramenzionato problema ho recuperato posizioni negli ultimi km (alla faccia dello spirito trail);
c) nota di merito al Pres che mi è piombato addosso come un falco all’ultimo ristoro e ha messo la freccia del sorpasso prima dello striscione finale;
d) ho goduto del terzo tempo sia per la polenta (di cui sopra) che per la birra, ma soprattutto per la compagnia di vecchi amici

29 ottobre 2012

Sera-mattino

Ne parlano tanti trainer, lo praticano tapascioni evoluti nella preparazione alla maratona. Insomma fare la doppietta a poca distanza di tempo sembra stimolare non so più quale capacità del podista. Così anch'io questo weekend ho fatto la doppietta. Ecco il summary.

Sabato sera
Rosso di Aglianico
Prosecco DOC frizzante - Cantine Vedova

Domenica mezzogiorno
Agamium - Antichi vigneti di Cantalupo
Spumante Cuvéè Brut Riserva - Cesarini Sforza (bis)
Cognac   

Sono pronto per domenica.

25 ottobre 2012

Letargia autunnale

Una settimana qui ed una sera qua sono stati sufficienti per farmi montare la letargia autunnale. Si deambula verso gli ultimi due mesi dell'anno senza particolari velleità. Il ritorno al bitume previsto nella gara del paesello è stato impedito dalla chiusura anticipata delle iscrizioni causa raggiunto numero massimo. Ma non serve un chip per correre in paradiso. Per qualche tempo ancora ci torneremo spesso, come successo domenica, per fare apprezzare anche ai foresti lo splendore del posto.

PS Intanto ancora un anno di adultescenza per correre dietro ai sogni è stato ratificato.

 




23 ottobre 2012

Sui benefici del riposo e di una tazza di caffè

In attesa di conoscere il mio destino m'imbatto nel quasi profetico post di Dakota Jones. Giovane e già così saggio ... sarà lo spirito trail?

9 ottobre 2012

7 ottobre - Como-Valmadrera

La luce del giorno mi scova nelle ultime file del pullman, direzione Como. Per lo più sono laghè e antichi liguri scesi dalle valli. Qualche foresto come me. C’è pure un sannita tra di noi, con i baffetti da maresciallo dell’arma o impiegato delle poste. L’è miga di noss, l’è foresto! E chissenefrega! Le montagne sono democratiche, non serve saper nuotare per frequentarle. La cronaca della mia prima Como-Valmadrera, la traversata del triangolo lariano, è di retrovia as usual. Quella che per intenderci quando ti fermi ai ristori ti chiedono anche gli alpini (NdT bravi tutti e complimenti per l’assistenza) quanti ne hai dietro. “Ma mio nonno buonanima, che aveva la penna nera come voi, in Russia mica si girava indietro per far la conta degli altri poveri cristi con le pezze al culo o dei russi mangiabambini!”.


Ci scodellano alle 7.45 a Como, sul ramo meno famoso del lago. Siamo noi e qualche pescatore. Al pronti via sono ancora a smanettare sul gps che non vuole saperne di partire (si metterà in moto a Brunate). Io invece parto e dopo poche centinaia di metri è subito salita su bella mulattiera acciottolata. Come sempre in queste situazioni c’è chi sgomita e chi va piano, difficile prendere il proprio ritmo, modulare il passo al respiro. Fortunatamente si alterna salita a falsopiano a beneficio di un breve recupero. Procediamo accompagnati da truppe di escursionisti sbarcati dalla funicolare e bikers a chiedere spazio e farsi belli con la tecnologia sotto al culo. Rifornimento alla capanna CAO (e già si sente odore di spezzatino). Poi su, prima il Boletto e poi il Bolettone. Ci si arriva per sentiero infido e scivoloso (per il secondo trail consecutivo mi rammarico di aver lasciato i bastoni in auto), mentre la fila dei trailers si sgrana. Il primo cancello al culmine della salita lo passo con 30 minuti di anticipo. La discesa è scivolosa quanto la salita. Piombo sul ristoro in derapata, poi nel bosco si fila via con maggiore sicurezza. Ora tocca affrontare il Palanzone. In cima la nebbia, da dietro incalzano. Vado su al mio passo, senza troppo affanno, sfruttando gli scalini naturali che offre il terreno. Ci arrivo bene, la nebbia offre suggestioni, ma smorza il panorama. Gli alpini, invece, offrono vino, c’è anche della coca(cola) benedetta. Adesso giù a freni tirati che sembra di pattinare sul ghiaccio, salmoni controcorrente piombiamo sugli escursionisti che salgono. Difficile controllare la traiettoria nell’erba viscida. Sono una decina di km in discesa verso Canzo. A passo leggero si avanza con compagni d’avventura raccolti per strada, a fare lo slalom tra frotte di famiglie in cerca di castagne (“ma da quando si mette il pettorale per andare sui monti”). Rifugio Marinella e poi Canzo. La strada si asfalta ed invita ad allungare. Caldo e code di auto in gita. Oltre la stazione delle Nord, poi su verso Fonte Gajum. Mi fermo a fare stretching, un po’ di crisi, come sempre parte dallo stomaco (accidenti ai gel). Si parla, ci si incita a vicenda. Finalmente il secondo cancello, alla fonte. Si traguarda in 3h30’, in anticipo di una mezz’ora. La strada ora la conosco. Il falso piano è traditore, ti dice corri, ma tu vedi lassù dove devi arrivare e dici no grazie. Così cammino a passo spedito, la crisi è arrivata e se n’è andata. Al rifugio III° Alpe già scodellano piatti di polenta ai gitanti incuriositi. Per me coca e sali minerali. Una telefonata a casa per sapere se le lasagne sono venute bene (forma di testamento occulto), due chiacchiere con un trailer preso da ipotermia, fa caldo ma lui si tiene la giacca. "Ritirati. No. Ti capisco". Riparto insieme ad un gruppetto. Ora viene la parte più tosta dell’intero percorso e 25 km già nelle gambe. Tengo il mio passo e presto le voci si perdono nel bosco lì sotto. Raggiungo il sannita del pullman. Chiede quanto manca allo scollinamento, si rammarica per non essersi ritirato al rifornimento precedente. Lo incoraggio, faccio appello ai suoi avi, unico popolo italiota, insieme agli antichi liguri delle valli qui in fondo al lago, a resistere indomito alla Dominante. Lo lascio maggiormente perplesso. Più avanti nonno alpino e nipote a protezione di una svolta. “Questo deve essere uno degli ultimi” mi apostrofa il giovine. Il nonno lo zittisce per non infierire sulla fatica dei vinti. Mi fermo a prendere fiato.
Quanto manca? tanto già lo so. 
Quanto ti hanno detto quelli sotto? 
Qundici minuti. 
Sono almeno venti, quelli non ci sono mai saliti da qui. 
Ed i primi? 
Veloci, ma non c’era battaglia, il primo li staccava di un bel pezzo. 
Chi era? 
Un foresto, di Lecco! Ah be’.

Finalmente la croce dei Corni. Qui sembra estate, impossibile non fermarsi a fare qualche foto al ramo più famoso del lago. 
Da lontano sento qualcuno che mi incita chiamandomi per nome. Mi avvicino: un signore e tutta la famiglia mi danno il cinque, lui con cannocchiale, la figlia con l’elenco dei partecipanti sulle gambe. Ci incoraggia uno ad uno. Vero spirito trail, vera commozione. Più avanti al rifornimento del rifugio SEV gli alpini vivono un futuro meno incerto: la scopa della corsa è già passata dal III° Alpe, i russi si avvicinano. Ma questi alpini non si preoccupano: tra poco potranno gustarsi il panorama con la slinzega ed il rosso che fanno bella mostra di sé tra sali minerali e cocacola. Io prendo solo acqua e mi butto in picchiata. Prima è un toboga scivoloso a curve strette poi la pendenza si addolcisce e mi stupisco anch’io nel vedermi zompare da un sasso all’altro (che stia abituandomi alla discesa?). C’è tempo per superare qualche socio un po’ cotto e fare qualche bella foto. Pure un video negli ultimi 600 metri, ad immortalare il momento. Gli applausi di qualche spettatore, un cinque a due bimbi prima dello striscione. 5h41’, 175esimo su 209, senza sgomitare per arrivare 174esimo.  
Complimenti! 
E’ finita qui? 
Sì, perché ne volevi ancora? 
No, per oggi basta così.
Fatica ben spesa, gustando momenti d’autunno: calpestare le foglie gialle sopra Brunate, respirare la nebbia grassa sul Palanzone, immaginare scampoli d’estate sulle cime sopra i colori indefiniti del lago.
Nello spogliatoio cercatori di funghi e raccoglitori di castagne, come il sottoscritto, parlano di gara corsa in difesa, di crampi che hanno impedito una prestazione all’altezza. Ciò che rimane dello spirito trail. Accanto a me il sannita se la ride sotto i baffi.

PS: qui la traccia da Brunate in poi. Leggende lacustri parlano di una gara di 35,5 km e D+2600. Toglierei tre km dall'orizzontale e 200 metri dal verticale. E questo è quanto ed è pure troppo.

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