26 luglio 2012

Post Bangher

Uscito martedì mattina con il fresco: L 8km. Gambe gnucche e molta fatica. Poi fatto niente. Mi prendo qualche giorno di riposo.
Anche se il recupero è stato più veloce rispetto al Devero Trail mi mancano km verticali per una preparazione adeguata a questo tipo di gare. 


Al lume di una torcia la sera ritrovo sulla cartina il percorso di domenica. In bilico tra una pacca sulla spalla di incoraggiamento per quanto fatto e un calcio nel sedere per aver affrontato ancora una volta una prova superiore alle mie possibilità.
Però ci sto prendendo gusto. Così mi sono iscritto qui. Magari con qualche tappa di avvicinamento in più.


23 luglio 2012

22 luglio - Trail del Bangher - Piedicavallo (BI)


Al traguardo avrei voluto chiedere agli organizzatori se l’avessi girata tutta la val Cervo o mancasse ancora qualche pezzo. 6h34min in sella alle mie gambe, su e giù per quasi 2600m di dislivello positivo e 31 km di sentieri. Non male. Tosto questo trail del Bangher new release, come toste sono queste montagne biellesi. Mi viene da pensare che per correre su questi sentieri uno deve esserci nato da queste parti, mentre un acquazzone spruzza la premiazione ed io, in macchina, mi rigiro tra le dita il codice fiscale. Che se uno c'ha scritto sopra F205 sarà difficile venire a Piedicavallo e pensare di farsi una passeggiata. C’è da soffrire, è matematico. E si soffre fin dalla partenza. Fuori dal paese il sentiero s’inerpica subito verso il rifugio Rivetti che traguardo dopo 1h30’ e 1100 metri di D+, lasciandomi sfilare da una buona parte dei 110 partenti. Ancora 200 metri e si oltrepassa il colle della Malogna Grande. Ampi pratoni in falsopiano si aprono fino al colle del Loo. La giornata offre clima ideale e visibilità perfetta per fermarsi a scattare qualche foto (e quando mai ci ripasserò da queste parti). 
Riprendo la marcia per giungere al colle del Loo (2450 mt), cima Coppi del trail, dove ci arrivo dopo 10km e 2h30min. La discesa seguente non lascia tregua, ma serve a riprendersi dalla salita iniziale. Al ristoro dell’Alpe Toso impiego il tempo necessario e oltre per rifocillarmi e riparto per una salita breve ma sempre tosta che dopo 300 mt di dislivello ci porta al Colle del Croso. Qui inizia il calvario personale del Tapabada, lanciato(?) lungo il sentiero sassoso che in picchiata porta a Montesinaro. Due o tre volte rischio il capottamento, poi mi sovviene che tra una settimana iniziano le meritate ferie e allora tiro il freno a mano. Perdo di vista chi mi precede e vengo raggiunto da altri concorrenti. A Montesinaro non so se essere contento perché manca una decina di km o disperarmi (per lo stesso motivo). Fatto sta che con due bicchieri di cocacola in corpo si ragiona meglio e riparto. Prima all’interno del bosco, poi su strada asfaltata, infine su sentiero. Uguale identico alla strada per il paradiso: prima larga e lastricata e poi stretta e ripida. Nausea, mal di stomaco: un principio d’infarto? Sosto per un po’. Riprendo, complice la minore pendenza del sentiero, e infine giungo al Rifugio Madonna della Neve (dopo 1h e 600 metri di D+ dall’inizio della salita). Da qui si abbraccia l’intera valle. Sul lato opposto vedo i sentieri fatti in mattinata. La domanda è la solita: ma chi me lo fa fare? I consueti due bicchieri di cocacola e la domanda evapora. Ora è tutta discesa. Tre km a passo lento e arrivo anch’io giusto giusto per una menabrea alla spina, salam, fùrmag e per evitare l’acquazzone di giornata. 


Trail molto bello, anche se poco corribile per uno come il Tapabada, in una zona mai visitata prima (Rosazza, un nome una garanzia). Organizzazione very good, apprezzati soprattutto i manicotti firmati. Peccato non aver visto un cervo durante tutta la giornata, ma solo il Cervo, sarà per n’auter bòt.

17 luglio 2012

L'estate sta finendo

Crepuscolare andante, ma è un dato di fatto: alle 5.30 non si vede ancora il sole all'orizzonte. Dopo il Mangia&bevi di domenica scorsa le gambe sono ancora indolenzite, ma basta un km per capire che oggi andrà meglio, complice il venticello di questi giorni. Alla fine 8+5. I primi a 4'30',' i secondi a 4'40''.
Il problema all'alluce sembra rientrato, ma urge decisione su quali scarpe utilizzare domenica. Ci faremo convincere dai nuovi acquisti? Intanto il meteo sembra meno catastrofico.


PS: oggi mi sono fatto accompagnare dal Liga, un espediente (riuscito) per non farmi prendere dallo sconforto del ritmo blando.

5 luglio 2012

2 luglio 2012

1° luglio - Veglia Devero Trail


Più che altro la maratona del Devero. E pazienza se al Veglia non ci si è arrivati. Vorrà dire che torneremo a correre questo trail il prossimo anno. Il cielo è grigio da queste parti oggi: la Rossa ed il Cervandone stanno in mezzo alle nuvole e si nascondono agli oltre 500 trailer che affollano la piana del Devero. La prima volta per il Tapabada in un trail così lungo. Tante cose stipate nello zaino che alla fine risulteranno inutili. Lo speaker rifà i conti: non sono più 46 i km da percorrere, ma solo (!) 43. Parto lento, nelle ultime posizioni. Mi sembra di rivivere la prima maratona, con i dubbi sulle reali possibilità di arrivare al traguardo. All’inizio è discesa su sassi ed erba umida. Due scivolate, alla terza metto giù mani e fondoschiena. Iniziamo bene. Devo prendere le misure a queste nuove scarpe, più adatte a trail pianeggianti che a scarpinate sui monti. Nei pressi di Goglio si inverte la marcia e iniziamo a salire. Poche pause, la salita tra strada forestale e single track procede verso l’alto. Un primo ristoro a base d’acqua e salatini è l’anticamera del pezzo più tosto. Oltre l’alpe Bondolero la salita continua in mezzo alla nebbia. Il valico che porta ai Passi di Buscagna e poi al Cazzola arriva dopo 1200 mt di dislivello. Dalla cima si scende all’alpe Misanco, qui il ristoro fornisce anche sali minerali, festeggiamo. Si torna a salire costeggiando il Lago Nero, le pendenze sono accettabili. Ho un momento di appannamento. Al Curt du Vel, prima della discesa nella Val Buscagna, mi fermo a mangiare qualcosa. Giù di fretta il gruppetto a cui mi aggrego perde la traccia del sentiero. Ci troviamo ad affrontare un inaspettato fuoripista. Un guado da brividi (di freddo) del rio Buscagna e torniamo sul percorso senza aver perduto molto tempo 8e senza utilizzare il comodo ponte un po' più in basso :)). Al Devero, finita la discesa, troviamo in ordine di apparizione ristoro dei 25 km e solerte capo-ristoro che ci mette in guardia dai forti temporali previsti per il pomeriggio. Sconsiglia a tutti di continuare. "Chi si ferma è responsabile e merita tutti i nostri applausi". Qualcuno gli dà retta; applausi da parte dei volontari presenti. Domanda: e chi continua? è un’irresponsabile? Io lo sono e dunque continuo.

Qui il sentiero mi è famigliare. Va su tosto fino a Crampiolo. Un altro pezzo in forte pendenza per arrivare al lago. Ho fatto quasi 30 km in 6h circa. La fatica è nelle gambe più che nella testa. Non smetterei di ammirare lo spettacolo intorno a me. Costeggio il lago su falsopiano, ma non riesco a spingere. Peccato, qui correre sarebbe un piacere. Ancora uno strappo fino al lago di Pianboglio, dove il penultimo ristoro è inaspettatamente generoso (cioccolato bianco e biscotti, oltre agli immancabili salatini). Sull’ultima asperità della giornata che porta all’Alpe Forno procedo praticamente da solo. Prima dell’alpe un simpatico svizzero mi incoraggia “Dai, un ultimo slancio!” Guardo il rio che si inabissa al mio fianco e mi chiedo: ”Verso dove?” Poi si apre il grande est del Devero. Acquitrini e piccoli nevai fanno da cornice a questo ambiente fuori dal mondo. Dietro Punta Fizzi nuvole nere si ammassano minacciose, ma i forti temporali ("chiamati" dal solerte capo-ristoro di cui sopra) non si vedranno neanche dopo l’arrivo. Il vento asciuga il sudore, ma non mitiga la sete costante che mi prende la gola. Ne mancano circa 9 all’arrivo. Peccato non essere lucido abbastanza da godere la meraviglia del percorso che mi porta verso l’Alpe Sangiatto: un'esplosione di colori tra i rododendri, i larici e il blu del lago sotto di me. All’ultimo ristoro mi fermo ancora, sebbene manchino 3 km all’arrivo. Quattro chiacchiere e poi giù in discesa verso corte d'Ardui. La brutta forestale lascia il posto ad un ampio sentiero su fondo morbido preludio del traguardo. All’arrivo poca gente a salutare i sopravvissuti, ma nulla toglie alla soddisfazione per la giornata trascorsa tra le nuvole. 41,2 km in 7ore e 50 minuti. Polenta e spezzatino spruzzati da una menabrea fanno la loro porca figura anche alle 5 della tarde. Una pennica per riprendere le forze e poi verso casa, anche se rimarrei volentieri quassù in attesa che la Rossa si tolga il cappello. Oggi me lo sarei meritato.


PS A tutta l’organizzazione un plauso, ma soprattutto ai volontari dislocati nei punti più lontani che hanno atteso ore per fare sicurezza a tutti noi che siamo e rimarremo degli irresponsabili.

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