37esima edizione della classica non competitiva che tocca tutti i principali paesi della valle dei pittori e terza apparizione consecutiva per il tapabada. Nonostante oggi ci fosse in tabella un lunghissimo pro futura maratona il tafazzi che vuole autoflagellarsi non si è fatto mancare questo fuori programma a base di salite e discese spaccagambe, condite da paesaggi stupendi. Perché si sa che quando la montagna chiama il tapabada corre. 26 km e spiccioli sul medesimo percorso dell’anno scorso in una giornata dai colori meravigliosi e dal clima adatto per correre. Come sempre grande presenza di tapascioni e non (circa 500) e immancabile banda musicale ad allietare la partenza dal centro del fondo di S. Maria Maggiore.
Allo start il tapabada parte un po’ troppo sprint. I tempi sul km sono decisamente inferiori a quanto avevo programmato alla vigilia. Le prime due salite vengono affrontate ancora in buona spinta tanto che rimonto molti tapascioni. Prima del discesone su sterrato che porta i corridori alla salita delle Villette aggancio (ma per poco) il compagno di squadra Maurizio. Poi inizia il tratto fondamentale della gara, vale a dire la salita di circa un km verso Le Villette. Si tratta di salita corribile, ma da fare dosando le forze per averne ancora nell’ultimo tratto di 8 km che riporta al traguardo di S. Maria Maggiore. In cima a questa salita transito ancora in anticipo rispetto al tempo dell’anno scorso, ma nella discesa successiva che porta a Re le gambe iniziano ad essere pesanti. L’ultima parte di gara per il Tapabada si trasforma in un calvario. La benzina è finita e gli 8 km si trasformano in una gara di ultramaratona. Mi trovo a camminare appena la salita si fa più dura. Solo all’uscita di Malesco riprendo a correre con maggiore continuità. I saliscendi nella pineta non aiutano a tirare il fiato. Fortunatamente l'appannamento fisico e mentale non impediscono al Tapabada di riconoscere i suoi cari alla vista del traguardo e a dare la mano alla figlia con cui si percorrono gli ultimi 200 mt. Chiudo in 2h19’14”, 189esimo, una manciata di secondi peggio dell’anno scorso. Un po’ preoccupante il calo negli ultimi km, nonostante gli allenamenti in montagna dell’ultimo periodo. La Sgamelaa conferma comunque il suo fascino, nonostante la fatica ed il costo di iscrizione (ai ristori anche quest’anno, as usual, ho visto solamente acqua, tè e limoni, ma c’era lo yogurt al ristoro finale).
Quest'anno alla mia prima Sgamela'a sono rimasto affascinato dalla corsa: bella, bella, bella !!!
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