13 gennaio 2014

Il paradiso è qui!


In valle senza MAF, ma con il MAFFE. Su e giù a far dislivello, trainando slitte ringhianti e frignanti e pit stop in malghe per intergrare liquidi e solidi (no-kaiserschamarren-no, knodl bitte!). 

Il Garmin dimenticato in fondo alla valigia un’intera settimana, sostituito da Nordic in cerca di ghiaccio da grippare. Allora si esce in passeggiata (30 minutes no more) che fa quasi buio. In jeans e giaccavento casual tanto per far vedere alla guida indiana il mio paradiso estivo. Su oltre la chiesa non si resiste alla tentazione di continuare con il verticale. Si prende il salitone che sbuca sulla strada per il Wurzjoch. Neve quanto basta per faticare più di quest’estate. Il tempo di una foto alle Odle e via oltre il Putzerhof in neve fresca verso la forestale che sale alla Russis Kreuz.


C’era una volta un ponte che non arriva più. La guida della guida sembra essersi perduta, anzi sicuramente perduta. La traccia nella neve termina nel buio del bosco che ci circonda. Avanti sempre avanti, che il ponte non deve essere lontano. La camminata si fa corsa, prima lenta poi più affannata, in cerca dei riferimenti estivi. La giaccavento in vita sopra jeans ormai bagnati. La frontale, appena accesa, rischiara l’indistinto davanti a noi. Tutto adesso è famigliare ed il ritorno è sul sentiero estivo, ostruito da qualche abete caduto per la troppa neve. Ancora uno strappo e poi le luci del paese laggiù in fondo.

Sette-otto chilometri? Poco importa. Nessun beep a distrarre l’orecchio dai suoni del bosco. Solo il tintinnio dei rampocini tenuti in mano che il tempo è tiranno. L’asfalto finale fa prendere velocità. “Che spavento! Mi sembravano cavalli”, “Stia tranquilla, signora, siamo solo uomini-cavallo!”.
Il paradiso è qui!


4 commenti:

  1. Perdincibacco, che vita! Grazie per le foto amiche, da quanto non sentivo il suono della parola Wurzjoch. Peccato per i kaiser, ma si può rinunciare, per UNA volta.

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    1. Ci rifaremo la prossima estate con un kaiserschmarren sotto al Sasso :)

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  2. E una Radler, dal Giuseppe della Vaciara. Promesso.

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