12 dicembre 2011

Sopravvissuto e sopravvivente


Sopravvissuti e sopravviventi o Ho ancora la forza: quale tra queste due canzoni del liga scegliere come colonna sonora della nona maratona del Tapabada? Sopravvissuto ad un’altra fatica su asfalto era il mio stato d’animo all’arrivo, con ancora la forza di terminare dignitosamente una maratona senza preparazione specifica. Al trentesimo non mi capacito di essere ancora in grado di pensare al traguardo. I continui cartelli dell’organizzazione che rimandano al bus navetta per i ritirati solleticano il mio profondo. Che ci faccio io qui? In mezzo a questo serpentone di gente che si muove verso il traguardo, ad un passo da campi ancora verdi di questo caldo autunno. Sarebbe da lasciarsi cadere sfiniti sul ciglio della strada, a rimandare giù quello che vuole venire su, andare affanc… tutta sta fatica. L’abitudine sbiadisce la dipendenza emotiva. Francesco ci confessa di lacrime asciugate dopo aver tagliato il traguardo della sua terza maratona. Quanto mi sembrano lontane quelle emozioni ai miei occhi! Ma ogni maratona è un’esperienza a sé stante ed oggi l’emozione è una pacca sulla spalla ricevuta e una data sulla linea dell’arrivo. Nella stanza che ci ospita in quattro, ognuno di noi lancia sul tavolo il proprio futuro certi che la notte farà buon uso delle nostre previsioni. Io dico tra le tre ore e trenta e le tre ore e quaranta. E così sarà; che la maratona è matematica e nulla puoi lasciare al caso.
Parto con il Pres che cerca il PB, il passo è intorno ai 5 min/km, un po’ più tirato di quello previsto, ma fino alla mezza tutto scorre veloce nell’incanto di una mattina non troppo fredda e di scorci bucolici. La spia rossa si accende all’inizio del falsopiano che segna il 24esimo e che si allunga per altri quattro km. Non c’è un punto preciso di rottura, Tra il 25esimo ed il 30esimo km più volte penso di fermarmi, ma resisto. Soffro dal 35esimo in poi, la testa va via per un po’, mi perdo nei miei pensieri, ma ritrovo il Pres al ristoro del 39esimo e con lui una motivazione per terminare la maratona in 3h34’01”. Poi una pacca sulla spalla vale più della medaglia (molto bella). Sopravvissuto e sopravvivente.  


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