Sopravvissuti
e sopravviventi o Ho ancora la forza: quale tra queste due
canzoni del liga scegliere come colonna sonora della nona maratona del
Tapabada? Sopravvissuto ad un’altra fatica su asfalto era il mio stato d’animo
all’arrivo, con ancora la forza di terminare dignitosamente una maratona senza
preparazione specifica. Al trentesimo non mi capacito di essere ancora in grado
di pensare al traguardo. I continui cartelli dell’organizzazione che rimandano
al bus navetta per i ritirati solleticano il mio profondo. Che ci faccio io
qui? In mezzo a questo serpentone di gente che si muove verso il traguardo, ad
un passo da campi ancora verdi di questo caldo autunno. Sarebbe da lasciarsi
cadere sfiniti sul ciglio della strada, a rimandare giù quello che vuole venire
su, andare affanc… tutta sta fatica. L’abitudine sbiadisce la dipendenza
emotiva. Francesco ci confessa di lacrime asciugate dopo aver tagliato il traguardo
della sua terza maratona. Quanto mi sembrano lontane quelle emozioni ai miei
occhi! Ma ogni maratona è un’esperienza a sé stante ed oggi l’emozione è una
pacca sulla spalla ricevuta e una data sulla linea dell’arrivo. Nella stanza
che ci ospita in quattro, ognuno di noi lancia sul tavolo il proprio futuro
certi che la notte farà buon uso delle nostre previsioni. Io dico tra le tre
ore e trenta e le tre ore e quaranta. E così sarà; che la maratona è matematica
e nulla puoi lasciare al caso.
Parto
con il Pres che cerca il PB, il passo è intorno ai 5 min/km, un po’ più tirato
di quello previsto, ma fino alla mezza tutto scorre veloce nell’incanto di una mattina
non troppo fredda e di scorci bucolici. La spia rossa si accende all’inizio del
falsopiano che segna il 24esimo e che si allunga per altri quattro km. Non c’è un punto preciso di
rottura, Tra il 25esimo ed il 30esimo km più volte penso di fermarmi, ma
resisto. Soffro dal
35esimo in poi, la testa va via per un po’, mi perdo nei miei pensieri, ma ritrovo
il Pres al ristoro del 39esimo e con lui una motivazione per terminare la
maratona in 3h34’01”. Poi una pacca sulla spalla vale più della medaglia
(molto bella). Sopravvissuto e sopravvivente.
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