Al
traguardo avrei voluto chiedere agli organizzatori se l’avessi girata tutta la
val Cervo o mancasse ancora qualche pezzo. 6h34min in sella alle mie gambe, su
e giù per quasi 2600m di dislivello positivo e 31 km di sentieri. Non male. Tosto
questo trail del Bangher new release,
come toste sono queste montagne biellesi. Mi viene da pensare che per correre su questi sentieri uno deve
esserci nato da queste parti, mentre un acquazzone spruzza la premiazione
ed io, in macchina, mi rigiro tra le dita il codice fiscale. Che se uno c'ha scritto
sopra F205 sarà difficile venire a Piedicavallo e pensare di farsi una
passeggiata. C’è da soffrire, è matematico. E si soffre fin dalla partenza.
Fuori dal paese il sentiero s’inerpica subito verso il rifugio Rivetti che traguardo
dopo 1h30’ e 1100 metri di D+, lasciandomi sfilare da una buona parte dei 110
partenti. Ancora 200 metri e si oltrepassa il colle della Malogna Grande. Ampi
pratoni in falsopiano si aprono fino al colle del Loo. La giornata offre clima
ideale e visibilità perfetta per fermarsi a scattare qualche foto (e quando mai
ci ripasserò da queste parti).
Riprendo la marcia per giungere al colle del Loo
(2450 mt), cima Coppi del trail, dove ci arrivo dopo 10km e 2h30min. La discesa
seguente non lascia tregua, ma serve a riprendersi dalla salita iniziale. Al
ristoro dell’Alpe Toso impiego il tempo necessario e oltre per rifocillarmi e
riparto per una salita breve ma sempre tosta che dopo 300 mt di dislivello ci
porta al Colle del Croso. Qui inizia il calvario personale del Tapabada,
lanciato(?) lungo il sentiero sassoso che in picchiata porta a Montesinaro. Due
o tre volte rischio il capottamento, poi mi sovviene che tra una settimana iniziano
le meritate ferie e allora tiro il freno a mano. Perdo di vista chi mi precede
e vengo raggiunto da altri concorrenti. A Montesinaro non so se essere contento
perché manca una decina di km o disperarmi (per lo stesso motivo). Fatto sta
che con due bicchieri di cocacola in corpo si ragiona meglio e riparto. Prima all’interno del bosco, poi su strada asfaltata, infine su sentiero. Uguale
identico alla strada per il paradiso: prima larga e lastricata e poi stretta e
ripida. Nausea, mal di stomaco: un principio d’infarto? Sosto per un po’. Riprendo,
complice la minore pendenza del sentiero, e infine giungo al Rifugio Madonna
della Neve (dopo 1h e 600 metri di D+ dall’inizio della salita). Da qui si
abbraccia l’intera valle. Sul lato opposto vedo i sentieri fatti in mattinata.
La domanda è la solita: ma chi me lo fa fare? I consueti due bicchieri di
cocacola e la domanda evapora. Ora è tutta discesa. Tre km a passo lento e
arrivo anch’io giusto giusto per una menabrea alla spina, salam, fùrmag e per evitare l’acquazzone di
giornata.
Trail
molto bello, anche se poco corribile per uno come il Tapabada, in una zona mai
visitata prima (Rosazza, un nome una garanzia). Organizzazione very good, apprezzati
soprattutto i manicotti firmati. Peccato non aver visto un cervo durante tutta
la giornata, ma solo il Cervo, sarà per n’auter
bòt.
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