13 settembre 2012

9 settembre - Trail Golfo dei Poeti


Nel tramonto settembrino una vocina mi sussurra all'orecchio: "Sei stato coraggioso". "No, solo oltraggioso ed incosciente". Mi sforzo, ma non trovo nulla di coraggioso nel stare seduto venti minuti al posto del controllo materiale, cercando di capire se quella voce attutita che rimbomba nelle orecchie sia la mia, lo sfigmomanometro infilato sul braccio. Nulla di coraggioso nel riprendere il cammino, mentre il medico: "Le consiglio di fermarsi qui". Eppure ...

Eppure era iniziata bene. A darsi delle aree sotto il gonfiabile da trailer di mondo. Partenza un po' intruppati, lunga e corta tutti assieme. La prima salita a scalini appena sopra Marola, non fa la selezione. Campiglia ci accoglie con il primo ristoro, poi io Marcello e l'ufo Peppino a godersi in discesa il panorama e l'infinito mare che sembra di stare insieme a Diego in quell'isola dell'Egeo che non conta un cazzo, 1943, sono anche un poeta. Ma al Trail del Golfo dei Poeti non c'è posto per la poesia. A Portovenere scatto l'ultima fotografia prima che scenda il buio. Si torna a salire verso Campiglia e il monte Muzzerone. Ancora gradini, tanto sole con i muretti a secco che sbattono fuori il caldo. E allora lo stomaco che inizia a rompere le palle, le gambe che lo seguono. A Campiglia l'ufo se ne va, resto io e la mia personale scopa samaritana. Un bel single track con la scalinata di Monesteroli a picco su acque verdi dovrebbe ispirarmi il cammino, ma sono impegnato a non soccombere ai conati. La scalinata di Fossola mi sembra infinita. Mi fermo più volte, penso al calvario, ma dai trailers locali questo tratto viene chiamato Golgota, E' inutile proseguire ora che pure accuso problemi all’udito con la mia voce a rimbombarmi nelle orecchie. Finalmente il ristoro dell'Area verde al 22esimo km. C'è gente che si ritira, mi informo anch'io su come tornare ai box. Marcello fa shopping nel vicino bar: una lattina di coca cola mi spinge a proseguire. Ora si va verso Riomaggiore. Il cancello orario delle 5 ore al 24esimo lo lasciamo alle spalle in 4 ore e una decina di minuti. Al ristoro di Riomaggiore altre due bottiglie di coca cola nello zaino. L'ultima salita è la più tosta. Si risale in pieno sole verso il crinale della montagna. Arrivo al controllo materiali del 29esimo km. E' un ospedale da campo. Gente sdraiata per terra, seduta sui seggiolini, in attesa della visita medica per essere abile e arruolata. La situazione mi consola. Aspetto il mio turno: la pressione è ok, ma l'udito che sarà? “Le consiglio di fermarsi qui”. Ma ho la scopa personale e allora riprendo piano, molto piano, dopo venti minuti di riposo. 


Al passo in pianura, ancora più lento in salita. La scopa mi fornisce legno a mo' di bastoncini ed incoscienza a mo' di speranza. Ora arrivano i crampi alle gambe, ma alla fine scollino, riprendo il passo, poi anche la corsa nei tratti in discesa e asfaltati. Prima del secondo ristoro dell'area verde superiamo altri zombie. I volontari al ristoro mi riconoscono: “un'altra persona rispetto a prima”. Gli ultimi 8 km non sono rilassanti, ma il ritmo è cambiato, adesso c'è la stanchezza fisica, ma si sopporta. Scendendo cresce la voglia di farla finita, la forza che non ho arriva da Marcello e seguendolo negli ultimi due km di discesa scalinata il traguardo arriva dopo 8 ore e 45 km.

Sfinito come mai, pure sordo, ma felice di essere arrivato alla fine di un trail hors categorie, per l'organizzazione, i volontari e la mia scopa personale. Il tramonto ci sorprende sulla strada di casa. Ciò che mi rimane di questo giorno è l'incanto dei luoghi e l'incoscienza degli uomini.


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