La sera ascolto musica vera in cuffia (I love Emilia too!) e apro la Kompass sul tavolo. Il giro che disegno con il dito è come la sabbia della battigia alla mercé delle onde.
La mattina nuvole basse sul lago e nella testa. Mi sforzo per alzarmi in punta di piedi a guardare oltre. Così carico il camel bag e parto.
Su per la Ponale, poi Pregasina, senza smettere di correre. Infine verso il Nodice, ma taglio prima: la scala santa sarà per un'altra volta, la definizione oggi non mi ispira. Qualche foto per documentare e poi giù su sentiero umido e sassoso a lasciare la traccia del mio passaggio con le code. Sbuco prima di Biacesa e riprendo la salita verso il lago di Ledro. Moto perpetuo e ciondolante, lumaca che porta appresso la propria casa, dura vita da trailer.
Un bikers mi svernicia e mi dice "grande" ed io "anche tu", "no tu che a correre è più duro", vabbè non stiamo a fare i sofisti. A Prè il tempo sta per scadere.
E allora giù verso la Ponale a fare a sportellate con i bikers crucchi che se ne fregano se atterri sulla Gardesana qualche centello di metri più sotto. Oggi c'è il tutto esaurito, gitanti con la sacca del(la) Fitness First e truppe del CAI in ordine sparso e pranzo al sacco.
Torno alla base soddisfatto, ma non troppo. L'autunno non veste ancora i suoi colori migliori e la prossima fatica mi sembra così vicina.
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