Come
dice? “Se il Tapabada non va al Monga, il Monga…”. Nel giardino di casa va in
scena l’ultima puntata del prestigioso trofeo Monga. Ci arrivo in bici con largo anticipo, che se
non fosse per le chiodate si poteva iniziare il riscaldamento partendo da casa.
Arrivo in tempo per vedere un noto blogger discutere amabilmente con gli addetti al
campo e per prepararmi con ardore alla prima gara del campionato sociale (sarà certamente
anche l’ultima per il Tapabada). Gli M45-50-55 sono terra di nessuno (senza
passato e senza futuro) e così finiamo in coda (o quasi) a tutte le gare. Il
sole, tanto e ventoso, non riscalda uguale neanche alle undici. 3-giri-3
intorno alla pista d’atletica, che guai a graffiarla con i chiodi sopra ai 9mm
si affretta a precisare lo speaker (sempre quello dei Fantagiochi di giugno, ma
meno socievole quest’oggi - sarà l’alzataccia?). Mettere un circuito dentro il
fazzoletto di terra che sta ai bordi della pista è cosa difficile. Ne esce un simil-toboga
da far girare la testa. Bene le curve e controcurve, ma quando è troppo è
troppo. Poi neanche un po’ di fango. Bah! Comunque il Tapabada si impegna,
sbuffa, cerca il duello ravvicinato con qualche socio. Alla fine si impappina a scrutare gli amati monti (sta a vedere che domenica prossima
pioverà!), ma non si lascia sfuggire il secondo posto tra gli M45 sanmarchini
(gli assenti hanno sempre torto). 36esimo su 95 in 25’08’’.
PS: salutare così la stagione
dei cross non va, urge ripensamento su appuntamenti primaverili
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