Ovvero di quella volta che ho sbagliato direzione a 100 metri dall'arrivo e ho tagliato il traguardo dalla parte opposta a quella giusta, ma tanto era un trail e senza chip.
Il mio guru della rete avverte che "... alla fine, della corsa si può dire
tanto, e se ne dice, ma, tolti tutti gli extra, alla base c'è la
sopportazione del disagio, del dolore, della fatica". Ecco mai come oggi ho fatto di questo semplice ma utile ammonimento il mio mantra (soprattutto quando dall'undicesimo km in poi non ne avevo più e anche la minima asperità pareva l'Everest).
Alla Bessa ci arrivo per correre il primo trail di stagione più che per rincorrere la leggenda della statuetta d'oro a forma di cavallo. I volti sono quelli già visti nelle altre apparizioni del Tapabada sui sentieri di questa provincia ai confini dell'impero. Aria paesana e di primo appuntamento primaverile, imperdibile per gli amanti locali del genere. Saremo in meno di duecento, ma alla partenza mi sento già di troppo.
La gara si snoda in una prima parte di saliscendi fangosi, poi 6 km da fare a manetta su ampio e noioso sterrato. All'undicesimo c'è il giro di boa ed il ritorno per sentiero costellato da sassi, sporgenti ed infiniti, verso Zubiena. Una vera manna per i miei propriocettori che oggi avrebbero richiesto maggiore rispetto. Con il giro di boa se ne va anche tutta la riserva di glicogeno e le recenti vicissitudini personali peggiorano il già precario stato di forma. Quelli che avevo superato sul piano mi sverniciano sussurrando parole di incoraggiamento in vero stile trailer. E nella crisi più nera, seguendo coloro che mi precedevano, manco la deviazione a 100 metri dal traguardo e piombo alle spalle di speaker e fotografo di turno. In un periodo in cui si fa spallucce a 60 giorni di interregno politico i venti minuti di penalità annunciati, causa errore di percorso, mi vengono condonati. Trailer si nasce!
Nel veloce ritorno a Tapasciopoli misuro ciò che rimane di una giornata storta. Così fatica e dolore per correre questi 18km mi sono sufficienti per ricordare a me stesso che "ci si dovrebbe allenare con l’idea di prepararsi ad una giornata difficile, non alla migliore della propria vita".
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