Capita spesso. Mi aspetta sul balcone ancora in
pigiama e appena svolto l’angolo e mi vede grida nel buio mattutino: “Buongiorno”,
“Ciao”. Al mio saluto con la mano oggi si è fatto più intraprendente: “Come si
chiama?” “Mauro”, “Buonagiornata Mauro”, E poi un “Beato lei che corre”, perso nel
vento ormai dietro a me. Ho alzato il braccio per l’ultima volta e ho sorriso
all’alba che montava.
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