26 ottobre 2017

21 ottobre - UTLO 58K -

Solamente quando, già in pigiama, alzano la testa annoiate dal divano e ti dicono “Ah sei arrivato?” comprendi che il viaggio è terminato; anzi no, che è appena iniziato.

Ultra Trail del Lago d’Orta, Omegna, VB. 58 km, anche se alla fine erano 60 (comunque ce n’era per tutti: 34, 82 e 120 KM). Quando arrivi a Omegna, sai già che nelle prossime ore il mondo ti apparirà molto inclinato. Così è stato anche oggi. Soprattutto nella prima parte di questa UTLO 58. Si parte e si sale subito per una Via Crucis che va su dritto per dritto a Quarna. Sul ciottolato rallentamenti, soste e riprese di un’umanità variegata (ma quanti eravamo?). Allegra e godereccia all'inizio, poi via via più silenziosa sino al pellegrinaggio finale. Si scollina a Quarna di Sopra, poi c’è quella di Sotto e si attacca il monte Mazzoccone. Solita crisi da prima salita. Mi fermo a rifiatare sul sentiero monopersona, perché da dietro il gruppone ansima e mi distrae. La seconda salita, quella al monte Croce, risulta più lunga, ma meno tosta. Approccio l’inclinazione con maggiore calma e minori battiti. Molto meglio. Primi 20 km e il dislivello segna già 2000. Dal monte Novesso al traguardo (e abbiamo appena traguardato il 24esimo) ci sarebbe da menare le gambe, se uno ci fosse portato. Il tenutario del presente blog fa comunque l’impresa (personale) di correre quando c’è discesa e di non farsi sopraffare dalla fatica sul piano.

Prima di Arola (si accettano scommesse sull’accento) faccio la conoscenza con il simpatico scozzese trapiantato a New York. Non ha mai corso una ultra, ha fatto solo una maratona in allenamento, ansima, ma non si dispera. L’obiettivo è di rientrare alla base in meno di 11ore30minuti (si sa che ognuno si pone obiettivi tutti suoi). Usciamo insieme dalla base vita e lasciamo insieme pure l’ultimo ristoro di Grassona. Nella ventina di km che stanno in mezzo ai due paesi di lui avevo perso le tracce. Ero più propenso a seguire quelle di una biondina mica male, che mi ha reso quasi piacevole il tratto Pella – Grassona, dove mi sono esibito, con successo, in un mantra silenzioso “cerca di correre, cerca di correre”. Gli ultimi dodici km li faccio alla luce della frontale, immerso nella mia solitudine (e in quella dell’amico scozzese che ansima, ma non si dispera), attento a non perdere la via dettata da quelle minuscole lucciole catarifrangenti. Ancora un po’ di salita, tanto piano e un’ultima discesa per arrivare sul lungolago, dove mi esibisco in sorpassi politicamente non corretti per un vero trailer. Per la cronaca ho lasciato dietro anche lo scozzese, unicamente per una questione di secondi e di età.


A livello prestativo non si discute il miglioramento rispetto alle ultime uscite. Farsi un’idea del proprio ritmo e coltivare una certa sensibilità nel perseguirlo, anche in allenamento, può portare a risultati insperati. Per quanto riguarda la gara si può dire solo bene di un trail dove, nonostante i ristori alquanto distanziati, ti coccolano con polenta, uva, minestrina calda e uova sode (?). E gran bene si deve dire, soprattutto, dei tanti volontari che sono state la costante su tutto il percorso. Vogliamo trovare una pecca: al traguardo occorreva pagare per una birra. L’avessi saputo mi sarei portato appresso la Menabrea presente nel pacco gara.



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