8 gennaio 2020

5 gennaio - S1 Trail Corsa della Bora (57K)


La guardiamo allibiti, mentre scarichiamo le valigie. La nonnina, pellicciotto e capello biondo platino, nascosta dal volante del suo jeepino, cerca di inserire la retromarcia e di fuggire al destino baro della donna al volante che  sbaglia direzione e imbocca in senso contrario le rampe del silos. E' un attimo, ci guardiamo negli occhi e poi ci manda a fanculo! Benvenuti a Trieste.

In quel luogo che si chiama Mitteleuropa parlano italiano, sloveno, croato e tedesco. C’è anche un po’ di francese e dialetto, come quello del curioso personaggio di Mima Sport che cerca di spiegarmi, in un veneziano importato, che la sacca gara per il cambio indumenti non me la può dare, perchè z'è rimasti senza. Trieste è il confine antico di una geografia che ormai esiste solamente sui libri di storia. Basta osservare gli zaini e gli stracci che i clandestini hanno lasciato ai bordi del sentiero appena oltre il confine che ci separa dalla Slovenia, prima di cercare la loro speranza sull'italico suolo. Questa è la globalizzazione bellezza! Della Mitteleuropa resta però il fascino intatto in piazza Unità d'Italia, nei caffè storici, nelle osterie. Che terra e che città meravigliosa, appesa tra il Carso e il suo golfo.


In questo splendido landscape si sviluppa la Corsa della Bora, che si allunga per oltre 55 km dal confine sloveno fino al borgo di Sistiana, congiungendo i diversi paesi che si affacciano sul mare dal balcone del Carso. Una gara lunga, ma non troppo, con tre salite decise, ma dal dislivello contenuto, qualche passaggio tecnico e tanti panorami da ammirare in una splendida giornata di sole e bora moderata.
Dopo la delusione, ma solo a metà, del DNF all’UTLO, non si nutriva certezza alcuna su tenuta, fisica e mentale, in una gara così “dentro” alle festività natalizie. Invece, il tenutario del blog trova la giornata giusta. La concomitanza di diversi fattori (la cui descrizione annoierebbe i già distratti lettori) apre così la strada ad una prestazione da circoletto rosso nel personalissimo taccuino (cit.). Dal paesino di Pesek (io ho visto solo il ristorante, ma forse c'erano anche immobili residenziali), un passo prima della Slovenia, parto deciso nella terza wave di uno start che ne poteva prevedere benissimo una sola. Discesa e subito il cartello del confine di stato ci indica che stiamo pestando terra straniera. Tanti saliscendi e qualche salita un po’ più tosta mi ricordano le tapasciate lungo le Prealpi varesine. Dopo il ristoro di Dolina si affronta la prima salita alla conquista del Carso. La parte più interessante viene subito dopo, con l’attraversamento della Valle Rosandra, che si discende su ghiaioni dolomitici e si risale dall’altro versante, decisamente più riparato dal vento che ci sbatte in faccia un freddo che non sarà mai troppo pungente. Finiscono un po' prima di metà percorso le difficoltà di giornata. Il resto è un esercizio di concentrazione per far girare le gambe, attenti a non scattare troppe foto al Golfo sotto di noi e portare a termine la lunga passeggiata, che ci conduce negli ultimi km fino sulla battigia. Dopo aver guardato il mare dall’alto per tutto il giorno è ora di saltellare tra i grossi massi sulla spiaggia prima che la marea li sommerga. E mentre le prime ombre della sera avvolgono Visogliano (semi cit.), traguardo di giornata, anche il tenutario di codesto blog cinge al petto la medaglia da finisher, unico ricordo materiale di questa Corsa della Bora 2020.


Un trail da mettere nel cassetto dei ricordi personali soprattutto per il tempo, decisamente ridotto, impiegato a concluderlo (ovviamente è tutto relativo: le mie 9 ore potrebbero essere considerate da altri al pari delle ere geologiche necessarie per scavare le grotte carsiche). Reiterate e generose porzioni di Gulash e patate in tecia, innaffiate da abbondante birra locale, non sembrano questa volta avere fiaccato la voglia di divertirsi che resta condizione fondamentale per riuscire a stare a giro e far finta di correre per una mezza giornata.

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