19 luglio 2010

18 luglio - Bettelmatt Runner

Dici montagna ed ognuno pensa alla sua idea di montagna: un luogo, un’esperienza, un ricordo. Per il Tapabada l’alta Formazza è il posto che più si avvicina al concetto di montagna, dove il turismo non è ancora di massa (tranne le domeniche di luglio), le cime sono difficilmente raggiungibili, il senso di appartenenza al monte è ancora radicato. Non c’era dunque posto migliore per il Tapabada da cui iniziare la sua “breve” vita di skyrunner. Qui, dove l’azzurro del cielo, il bianco dei ghiacciai ed il verde dei laghi alpini si fondono in una magia di colori, il Tapabada ha disputato la Bettelmatt Runner, corsa in montagna di 20km, evento collaterale alla ben più dura Bettelmatt Skyrace.
Dopo giorni di afa si sale in quota e Riale accoglie con un vento sferzante e 13°C un centinaio di skyrunners che daranno vita alla skyrace del Bettelmatt, e un numero più consistente di partecipanti alla gara corta. Si parte che sono quasi le nove dopo che per primi si sono mossi quelli della lunga. La salita è quasi tutta nella prima parte del percorso. I tornanti su asfalto per arrivare al lago di Morasco servono a spezzare il fiato. Poi in fondo al lago ci attende la prima asperità per salire alla piana del Bettelmatt. Lungo la salita si forma un serpentone di atleti che arranca. Ma alzando lo sguardo vedo già chi, anche in salita, mantiene un passo di corsa (!). Sulla piana si riprende a correre, ma l’acido lattico si è già accumulato nelle mie gambe. Ora arriva il pezzo più duro della corsa. Si affronta la salita al Passo del Gries, la cima Coppi della corsa con i suoi 2479 metri. Oggi faccio gara con il Presidente, come spesso mi capita in questo tipo di corse. Davanti a me due ragazze salgono veloci, io dietro con il fiatone cerco di non mollare, ma si capisce che le tipe hanno più attitudine alle corse in salita del Tapabada: appena le pendenze lo consentono corrono. Dopo oltre 7 km ed un’ora e dieci di corsa arriviamo al Passo Gries, dove è posto il primo ristoro. Il vento spazza via la fatica. A lasciarci senza fiato è il panorama che si può godere da qui: il ghiacciaio del Gries con il lago che ne prende il nome sotto di noi, a sinistra si staglia l’Arbola e di fronte la catena di monti svizzeri che corre lungo la Val Bedretto. Siamo già oltreconfine e qui inizia un lungo tratto (fino al 14esimo km) di meravigliosi saliscendi. Si calpesta anche un po’ di neve. Al passaggio del primo nevaio battezzo la neve con una bella caduta. Si procede così fino alla Capanna Corno, dove si trova il secondo ristoro. Qui ce la prendiamo comoda, come tapascioni in puro spirito IVV il Pres ed il Tapabada si rifocillano con calma, mentre sfilano runners più agguerriti di noi, desiderosi di rimontare posizioni. Si riprende su un sentiero in costa sotto la punta d’Elgio. Si sale sensibilmente, è un tratto delicato: a sinistra il pendio si butta giù verso la strada che sale vero il Nufenenpass. Occorre prestare attenzione. Poi un’addetta (?) sul percorso ci avvisa che inizia l’ultima salita. La prendiamo di petto (la salita), fiduciosi che finisca presto, ma non è così. Si risalgono immensi pratoni. Infine si scorge il chiosco del ristoro. Siamo al Passo S.Giacomo. Qui termina la salita, ma non la corsa. Mancano ancora circa 6 km per arrivare a Riale. Ora si costeggia il bacino del Toggia, lo sterrato è corribile, ma sufficientemente sconnesso per farsi male se non si presta la dovuta attenzione. Escursionisti e “merenderos” ci guardano perplessi. Pochi gli incoraggiamenti. Al ristoro del rifugio Maria Luisa ci superano altri concorrenti, ma il Pres ed il Tapabada non si vogliono far mancare l’ultimo the. Ancora qualche km, poi il percorso si butta giù verso Riale, lasciando lo sterrato per proseguire sul sentiero che taglia i tornanti. Perdo ancora posizioni, la discesa non è la specialità del Tapabada, il ginocchio scricchiola e si sente. Mi superano anche i primi tre concorrenti della lunga (doppiato, ma felice nell’incoraggiarli con il mio allez, allez!). Poi sul piano il Presidente mi aspetta. Abbiamo fatto gara insieme, giusto così alzare insieme le mani sul traguardo. La nostra fatica è durata 3 ore ed è stata lunga 21,63 km. Il tempo sembra essere volato. Mi pare non sia stato sufficiente per assaporare fino in fondo le tante emozioni che mi ha riservato questa gara. Avrei corso ancora per qualche ora e così mi fermo a guardare gli arrivi degli skyrunners, a condividere la loro gioia che è stata anche la mia. Scendo a valle con negli occhi i colori di queste montagne, l’esperienza di una gara dal voto “hors categorie”. Arrivederci al prossimo anno e questa volta sarà skyrace.

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