18 luglio 2011

17 luglio - Bettelmatt Runner

La sveglia suona alle 5 e alle 5.30 sono in viaggio verso il nulla. Nuvole basse e scure appiattiscono il panorama e due ore di auto in solitudine sollecitano riflessioni sul perché il Tapabada non sia rimasto a Tapasciopoli nel suo letto a dormire ancora un po’, invece di sfidare un giorno da diluvio universale. Conclusione delle riflessioni fatte in A26: l’ispirazione. 
A Riale trovo altri duecento ispirati come me che correranno questa quarta edizione della Bettelmatt Skyrace. Sulla 20km saremo in oltre cento. La partenza slitta di mezz’ora per permettere almeno la visione di chi ti sta di fronte. Poi le  nuvole danno una tregua, l’aria si fa più tiepida, la chiamano la quiete prima della tempesta. La salita al lago di Morasco serve per scaldare i muscoli, poi inizia la corsa, mentre i guerrieri della lunga sono già sulla via del Rif. Mores. Noi deviamo per la piana del Bettelmatt. Mi superano e supero. Oggi senza il Pres l’andatura la faccio io. Non ho intenzione di tirarmi il collo prima di arrivare al Passo Gries. Sulla piana si torna a correre, ma è solo un attimo. Il Gries sopra di noi è lì che attende, immerso nelle nuvole. Ora la pioggia sferza la faccia e le raffiche di vento la rendono ancora più fredda. Indosso il k-way e non lo abbandonerò fino all’arrivo. Il sentiero che ci porta ai 2.470 mt. del passo è ancora in buone condizioni, nonostante le piogge incessanti delle ultime 24 ore. Arrivo al ristoro in cima alla salita ancora in discreta efficienza (7 km e 700 mt. di dislivello in 1h8’, due minuti in meno dell’anno scorso). Il tempo di un mezzo bicchiere di tè caldo e poi via sui saliscendi che portano prima al Passo Corno (cima Coppi del percorso) e poi all’omonima Capanna. Siamo in territorio svizzero e nelle giornate di sole qui il panorama è meraviglioso. Oggi invece sembra di essere sulla luna. Acquisto fiducia in discesa e presto arriviamo alla Capanna, ma niente ristoro quest’anno. Ancora un po’ di falsopiano poi il sentiero riprende a salire. Ora siamo su un single track con un pendio non strapiombante a sinistra e la roccia a destra. Corro ultimo di un gruppetto che tiene il medesimo passo. Da dietro arrivano i primi due della lunga, in malo modo ci apostrofano per farsi largo. Un “fuori dalle palle” di troppo li connota come campioni di sport, non certo di vita. Vabbè. L’ultima asperità della giornata per raggiungere il Passo S. Giacomo me la ricordavo più corta. Il corpo cerca di cancellare la fatica passata, ma quella presente è qui a ricordarmi che non ho ancora toccato l’acqua della borraccia. Fino ad ora un solo integratore ed un po’ di tè, veramente poco per oltre due ore di corsa. Ingollo il secondo integratore che ho in saccoccia e mi presento al secondo ed ultimo ristoro (ma non dovevano essercene tre?) a Passo S. Giacomo in anticipo di 7 minuti rispetto all’anno scorso. La discesa verso il Lago Toggia è uno sfinimento, le energie sono al lumicino ed il niente che mi si para davanti non permette nemmeno di distrarsi godendo del paesaggio stupendo che ci circonda. Allungo il passo sul mio gruppetto, e nei pressi del Rifugio Maria Luisa scorgo due figuri che mi indicano la direzione giusta. Gocce di pioggia, ora incessante, sugli occhiali, appannamento globale di mente e fisico. Stringo i denti che la picchiata verso Riale dovrebbe iniziare a breve. Ed infatti ecco lì il sentiero tutto fango per gli ultimi due km di questa skyrun. Fanno tempo a passarmi altri due concorrenti della lunga ed un elfo dei boschi con barbetta grigia e passo svelto. Giungo in fondo alla picchiata senza danni evidenti. 


Scorrono i titoli di coda. Accarezzo il muso ad una mucca il cui occhio lucido mi pare la faccia partecipe della mia fatica. Tolgo il k-way: il senso di appartenenza non appartiene al Tapabada, ma la casacca della San Marco è l’unico blu in mezzo al grigio di questa giornata. E poi tolgo il cappello perché oggi il mio andare per monti, mi ha proprio soddisfatto e allora giù il cappello Tapabada. Termino la fatica in meno di tre ore. Poi una doccia fredda si somma al freddo già incamerato, così no birra no party. Pesciolini e calamari fritti mi attendono in riva all’Agogna. 



2 commenti:

  1. Ciao, bel racconto. Bella giornata, vale la pena averla vissuta.

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  2. Ciao Hal78. Bella giornata veramente, nonostante il tempo. Ho letto il tuo post sulla tua Bettelmatt Complimenti per la prestazione. Spero di incontrarti a qualche prossima corsa. Intanto buone corse

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