Alle volte penso che siano solo due le cose a cui non posso rinunciare (ammetto che non è proprio così, ma alle volte...): la corsa e Philip Roth. Entusiasmo quando inizi, poi ti domandi perché, alla fine resti sempre soddisfatto.
Così stamattina alle 5.26, dopo una notte densa di tabelle grafici e conclusioni, mi è risultato difficile girarmi dall'altra parte e non sentire il richiamo della prima luce che filtra in camera. Ho raccolto le mie cose e sono fuggito dall'abbraccio del sonno come amante che già tradisce. Ancora addormentato non mi accorgo che il mio Garmin ha la memoria piena. Così lui parte un km dopo di me, ma tant'è, oggi è in programma un'oretta di corsa lenta. Fresco, anzi freddo. Vento, non permaloso come ieri, ma sempre vento. Sembra di essere su nella valle dorata a fine agosto, ma siamo in mezzo a Tapasciopoli, capannoni e case avvinghiati nello stesso cortile, anche se ormai la fabbrica del mondo è da un'altra parte. Ma si respira ancora aria di cose concrete, fatte con le mani, con passione, come la mia corsa. Da tapascione, claudicante (perché gli acciacchi che arrivano sembrano non andarsene più), ma fatta con il cuore, alle volte con metodo, sulla base di un programma, nella speranza di andare più veloce del tempo che si fa largo a spallate.
La salita di domenica ha lasciato il segno. La settimana è iniziata con due giorni di riposo, ma è continuata alla grande: CM 10K, CLS 12K e domani chissà. Con il trail di sabato supereremo i 50 (!). Sempre di corsa, con Roth sottobraccio per i miei momenti MXPexpress.
Nessun commento:
Posta un commento