Barcellona
mi lascia una certezza morale ed un dubbio fisico. In villa ci starò per
qualche anno ancora, ma la mia passione … la mia passione per la corsa quanto
in fretta si brucerà? In otto giorni di permanenza catalana ne faccio 50 tondi (km),
come un pendolino ad oscillare tra il porto olimpico e le rampe del Montjuic. Carbonaro,
corro nella notte, incontrando il sole all’orizzonte solo di striscio e poi crollo.
Troppo male ai tendini per svegliarmi tutte le mattine e sfidare il sudiciume delle Ramblas. Così è. Tornato a casa le cose non migliorano. Sabato
un 3x1km rec. 1km dignitoso (tra 4’12’’ e 4’06’’), nonostante i due kili di
previdenza integrativa sottoscritti tramite PAC a base di cerveza
e crema catalana. Poi al lago, in una domenica di luglio slittata ad ottobre, un
lungo abortito al 24esimo km. Ansimante e zoppo torno a casa e lascio dietro di
me l’asfalto che non mi vuole più bene (tutto ricambiato!). Nelle prossime due
settimane qui ci sarà poco da correre. Ne approfitteremo per sfogliare la
margherita: trail nontrail, trail nontrail.
Quando non riuscirò più
a correre, allora camminerò. E quando faticherò a camminare mi siederò a guardare
le mie figlie correre e saltare e mi ricorderò di quanto ho corso e camminato e
ringrazierò Dio per la fortuna che mi ha concesso.
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