La prima settimana di preparazione all'appuntamento di marzo (quello con la A maiuscola) se ne va in vacca. Ma se il buongiorno si vede dal mattino la seconda settimana è sicuramente meglio. Oggi 15 km (10 CL +5 CM). Meglio del previsto la parte veloce, nonostante il buio sulla strada ed i kili in più. Rispettare il programma non si addice al Tapabada, ma l'obiettivo 50/week è da centrare assolutamente. Sempre con grande umiltà e massima ironia, non facendoci mancare nulla.
28 dicembre 2011
26 dicembre 2011
21 dicembre 2011
Matematica
A futura memoria: real time, km totali percorsi nelle ultime 13 settimane di allenamento e km per settimana delle ultime 8 di 9 maratone del Tapabada. Poi uno dice che la maratona non è matematica.
12 dicembre 2011
Sopravvissuto e sopravvivente
Sopravvissuti
e sopravviventi o Ho ancora la forza: quale tra queste due
canzoni del liga scegliere come colonna sonora della nona maratona del
Tapabada? Sopravvissuto ad un’altra fatica su asfalto era il mio stato d’animo
all’arrivo, con ancora la forza di terminare dignitosamente una maratona senza
preparazione specifica. Al trentesimo non mi capacito di essere ancora in grado
di pensare al traguardo. I continui cartelli dell’organizzazione che rimandano
al bus navetta per i ritirati solleticano il mio profondo. Che ci faccio io
qui? In mezzo a questo serpentone di gente che si muove verso il traguardo, ad
un passo da campi ancora verdi di questo caldo autunno. Sarebbe da lasciarsi
cadere sfiniti sul ciglio della strada, a rimandare giù quello che vuole venire
su, andare affanc… tutta sta fatica. L’abitudine sbiadisce la dipendenza
emotiva. Francesco ci confessa di lacrime asciugate dopo aver tagliato il traguardo
della sua terza maratona. Quanto mi sembrano lontane quelle emozioni ai miei
occhi! Ma ogni maratona è un’esperienza a sé stante ed oggi l’emozione è una
pacca sulla spalla ricevuta e una data sulla linea dell’arrivo. Nella stanza
che ci ospita in quattro, ognuno di noi lancia sul tavolo il proprio futuro
certi che la notte farà buon uso delle nostre previsioni. Io dico tra le tre
ore e trenta e le tre ore e quaranta. E così sarà; che la maratona è matematica
e nulla puoi lasciare al caso.
Parto
con il Pres che cerca il PB, il passo è intorno ai 5 min/km, un po’ più tirato
di quello previsto, ma fino alla mezza tutto scorre veloce nell’incanto di una mattina
non troppo fredda e di scorci bucolici. La spia rossa si accende all’inizio del
falsopiano che segna il 24esimo e che si allunga per altri quattro km. Non c’è un punto preciso di
rottura, Tra il 25esimo ed il 30esimo km più volte penso di fermarmi, ma
resisto. Soffro dal
35esimo in poi, la testa va via per un po’, mi perdo nei miei pensieri, ma ritrovo
il Pres al ristoro del 39esimo e con lui una motivazione per terminare la
maratona in 3h34’01”. Poi una pacca sulla spalla vale più della medaglia
(molto bella). Sopravvissuto e sopravvivente.
6 dicembre 2011
Punti fragola
Si potrebbero scrivere pagine e pagine sulla settimana che precede l'impegno podistico in una maratona. I libri ed i siti dedicati si dilungano su questo fondamentale periodo pre-gara, elargendo consigli su tipologia di allenamenti e alimentazione speciale da seguire negli ultimi giorni che ti separano dalla gara, in modo da arrivare al fatidico giorno al top della forma; insomma per non mandare in vacca mesi e mesi di duro lavoro. Attenzione dunque podista-tapascione! Anche tu che corri al folle ritmo di 5min /5min e 10sec al km (e che pensi ugualmente di poter emulare Baldini) devi sottostare alla dieta dissociata (tre giorni solo proteine, tre giorni solo carbo), dedicarti alla corsa ritmo gara nella domenica che precede, fare le ripetute di scarico-glicogeno il mercoledì antecedente, e poi... e poi la messa è finita e puoi andare in pace.

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30 novembre 2011
27/11 21^ Ossonainsieme
Quello che attira i tapascioni (e ce n'erano già un migliaio un'ora prima della partenza) alla Corriossona è il ricco (?) pacco gara alimentare prospettato nel volantino (ma di questa nulla sa il tenutario di questo blog essendosi presentato quando erano già terminati gli 800 sacchetti a disposizione) ed il ristoro finale con polenta e salsiccia (questa sì provata ed approvata). In mezzo ci sono stati 18 km, corsi con Ale ed il Pres, ad andatura semi-lenta (si usa dire di rifinitura), a fare progetti sull'anno che verrà e su quello che ci attende tra 15 giorni giù nella capitale delle tre esse (sesso suini e sciampagn). Sì perché siccome nel 2012 finirà il mondo è meglio darci sotto adesso e sciropparsi 42,195 metri di bitume prima dell'Epifania che tutte le feste si porta via, alla faccia dei tendini, del piede e di chissà cos'altro ancora da qui all'11 dicembre.
24 novembre 2011
Baci&Abbracci
Al Parco, complice la bella giornata, è un fiorire di tenerezze. Baci&abbracci tra amanti e fidanzatini a frotte sulle panchine, ma anche tra neofiti podisti. "Ciao Bella!", Ciao Biondo!, che puntualità!", "Dai iniziamo a scaldarci poi tiriamo un po'". Vabbè! Io chiudo gli occhi e sogno di essere proiettato in "Sliding Doors".
Martedì avevo sperimentato un progressivo ad onda (2 serie da 3km in progressione), ma il differenziale di passo tra primo e terzo km mi è parso poco allenante. Oggi il cimento settimanale mi vede impegnato in un 3x2000. Passaggi da 4'12'' a 4'17'' tra l'Arena e le zone buie del Parco. Sensazioni abbastanza positive (forse ne sarei riuscito a fare un altro 2000 avessi avuto tempo) e piede sx quasi del tutto a posto.
21 novembre 2011
Altro lungo
30/11 LL 31,5 km
6/11 Trail delle Terre di Mzzo 34 km D+700 mt
13/11 Trail di Portofino 34 km D+1300 mt
20/11 LL 30 km
Adesso basta. Dopo Portofino ho impiegato 5 giorni per riprendere le funzionalità motorie. Prima i tendini di Achille ora il piede sx di Priamo. Ieri la benzina era finita al 25esimo km. Reggio si allontana rapidamente. Proviamo sabato un 4x5000 e poi si decide. Non c'è lo spunto del campione ...
15 novembre 2011
13/11 Trail di Portofino
Due
trail in sette giorni forse sono un po’ troppi anche per un super-Tapabada. Ma
non ne sono pentito. A Santa Margherita Ligure la famiglia tapasciona ha
trovato due giorni splendidi, conditi da sole, clima mite e posti da favola. E
allora fa niente se gli ultimi km sono scivolati via camminando (o “a culo
indietro”, come direbbe l’assistant coach).
E’ stato uno sfrecciare di giovani donne e arzilli vecchietti che mi svernicia vano
come fossero novelli Usain Bolt al cospetto del tapa-trailer lumaca. Ma ne valeva la pena immergersi in questo
scorcio primaverile a picco sul mare, salire e scendere inesorabilmente, senza
soluzione di continuità, per un dislivello superiore a 1000 mt., trovando poco o
niente da correre, ma tanto da fermarsi
ad ammirare. La corsa è tutta qui (e dici poco).
Una prima salita per lasciarsi
Santa Margherita alle spalle e poi giù verso S. Rocco. Poi ancora un’impennata,
qualche saliscendi e poi giù in picchiata verso San Fruttuoso. Poi la salita
per me più impegnativa dove la benzina era finita, ma il cuore contento di
faticare per risalire le ultime pendici che mi separavano da S. Margherita Ligure. L’arrivo
mano nella mano delle girls è stata la ciliegina sulla torta di un week end poco
podistico, ma tanto famiglia Bradford. Chiudo in tre ore quasi esatte che era
quanto previsto alla vigilia, senza rimpianti per essermi fermato a fare qualche
scatto. Corsa non troppo adatta alle mie caratteristiche di discesista con il freno
tirato, organizzazione tipicamente ligure (pacco gara con maglietta ricordo e neanche
un foglio di carta – bravi!), ristori limitati ad acqua, tè, biscotti e frutta
(ma disseminati ovunque), percorso ben segnalato e molti volontari attenti. Nota di merito alla bozza di birra fornita al ristoro finale (non mi ricordo il nome - sto invecchiando!). Ufficialmente dichiaro che a questo trail non
ci tornerò più: la giornata perfetta capita una volta sola.
9 novembre 2011
Visti sul MXPexpress - 2
Questa mattina la sorpresa sul MXP delle 7.34 era rappresentata dal cospicuo numero di medaglie da finisher appese al collo dei colleghi di ritorno da Nuova York. Cenni di orgogliosa intesa e senso di appartenenza valgono, da soli, il prezzo (ahimè sempre più caro!) del MXPespress in questa bella mattina di novembre. E la tentazione di fare un salto nella Grande Mela prossimamente diventa sempre più forte, non bastasse avere apprezzato in diretta il ruggito del leone domenica pomeriggio.
Ne frattempo l'estate di S. Martino è alle porte ed oggi il tepore di mezzodì incoraggia il Tapabada a sognare. Così mi dedico ad una serie di:
1x1000 (4'13'')
1x2000 (4'16'')
1x3000 (4'26'')
Magari con l'obiettivo di terminare l'anno correndo 42km su asfalto.
PS Difficile stare sul pezzo con tutto quello che sta succedendo oggi.
7 novembre 2011
6/11 2° Trail delle Terre di Mezzo
Mentre la sveglia suona la pioggia allenta la presa. Ed allora eccomi a Daverio, in questa zona così bella che a sporgerti giù vedi il lago di Varese. Campo dei Fiori è lì di fronte e oltre gli amati monti. Correre da queste parti è come essere in una riserva naturale per il trailer. C'è tutto quello che occorre per divertirsi: ampie vedute, salite senza affanno, sentieri che sembrano disegnati per chi ama correre in natura. Così i 34 km di questo 2° Trail delle Terre di Mezzo passano via senza accorgersene (o quasi). Fango, ma non troppo, acqua meno del previsto e percorso di gran fascino, nonostante la giornata grigia. Il Tapabada parte lento e finisce ancora più lentamente. Il bradipo-trailer non frequenta le lunghe distanze infangate da tempo ed allora lo spirito di conservazione prevale su quello trail. La sfida è quella di reggere il più a lungo possibile prima che i tendini alzino bandiera bianca. Ma i km passano senza troppo affanno, un po' in compagnia, ma spesso correndo in solitudine, quasi per gustare meglio tutto ciò che sta attorno. Alla fine oltre tre ore e mezza di puro godimento (peccato finisca così presto!). Il contorno allo spettacolo della natura è composto da ristori puntuali e ben forniti, da un ottimo presidio del percorso e da un balisaggio hors categorie. Finisce in gloria con polenta gorgonzola e salamella a fornire le uniche maltodestrine old style che lo stomaco del Tapabada possa sopportare. Ora sotto a chi tocca!
26 ottobre 2011
Visti sul MXPexpress
Si siede di fronte a me: alto dirigente, presumo settore bancario, ma non escluderei studio legale, centralissimo Milano (effettivamente la 24ore è marcatamente avvocatizia). Inizia una serie di rituali: controlla messaggi sul BB, aggiusta nodo cravatta, spazzola con la mano le maniche del vestito blu, estrae agenda rossa dalla valigetta e ci scarabocchia su qualcosa, inveisce ripetutamente al telefono e per conto suo con la moglie/segretaria che non si è ricordata di spedire quella tale raccomandata. Ripete da capo il tutto. Così per i 35' di viaggio sulla direttrice Tapasciopoli - Gotham City. Ma soprattutto persevera nell'ispezione digitale di entrambe i padiglioni auricolari, con annesso controllo del materiale e dissemination frontale e laterale del medesimo. Un tale tipo starebbe bene nel libro che porto appresso in questi giorni post-uzbeki ed in cui nascondo il volto per non tradire il mio fanciullesco stupore di fronte a questi accadimenti della vita.
Intanto il parco oggi è sold out. Il clou dell'anno podistico è ormai tra noi e l'allenamento di mezzogiorno un must per il tapascione/impiegato di Gotham City. Ne faccio 9 di buona lena (4'33''), circumnavigando il recinto perimetrale e cercando di spingere senza forzare dal primo all'ultimo km. Insomma as usual, i soliti gesti, ripetuti in maniera maniacale ...
23 ottobre 2011
Birra
Dottore: "Fuma?"
Tapabada: "No!"
Dottore: "Fa uso di alcolici?"
Tapabada: "Solo birra"
Dottore: "Tutti i giorni?"
Tapabada: "Magari, dottore, magari...".
Tapabada: "No!"
Dottore: "Fa uso di alcolici?"
Tapabada: "Solo birra"
Dottore: "Tutti i giorni?"
Tapabada: "Magari, dottore, magari...".
Andata anche quest'anno.
Intanto a Tapasciopoli è arrivato il freddo ed il Tapabada se ne è accorto solamente una volta in auto con il termometro a segnare 4°. Ma tant'è! Ero già sulla strada per Locate Varesino con maglietta maniche corte e canotta e alla Seprio Running Race mi sono quindi presentato in corto. Il metodo katzen oggi prevedeva un lungo in vista del prossimo impegno agonistico, ma alla fine del percorso lungo ho deciso di tornare all'auto: il crono segnava 21km in 1h47'. Intendiamoci: fatti tutti di un fiato, su sterrato spesso single track, a superare le marciatrici di Gurone, impegnate a commentare l'ultima ricetta della Benedetta. Non semplice, no davvero.
Prima volta del Tapa a questa IVV. Come sempre piacevole correre nel Parco Pineta di Tradate. Qualche salita non troppo vertiginosa e saliscendi per gradire. Ristori non troppo abbondanti, ma alla fine ho portato a casa due dolcetti. Gambe affaticate dal dodicesimo km, ma noi teniamo fede e tra due settimane saremo pronti.
21 ottobre 2011
Giornate così
Poi arrivano giornate così: fresco, sole, cielo limpido, foglie gialle. E allora anche le ripetute diventano un piacere. Sfrutto un'ora di libertà sulla linea Tapasciopoli-Gotham City e vado al PAM (x i veneti: da intendersi Parco alto milanese e non supermercato). Viene fuori un 4x1000 rec. 2 min quasi da fermo. 4'02''/3'50''/3'50''/3'55''. Niente dolore ai tendini su questo terreno che pare sabbia. Basta poco per essere in paradiso. Che dire! Sono pronto per la visita di idoneità sportiva di domani mattina! Inshallah
18 ottobre 2011
Visti al parco - 3
Prima di tutto si è rivisto il Tapabada. Era da marzo che non passavo da queste parti di corsa. Poi anche Linus con il titolare di Koala Sport. Risponde al saluto solo il compare, lui giù a testa bassa. Continuo l'allenamento riflettendo su come catalogare un deejay di successo, forse un artista? Boh. Il riposo uzbeko di dieci giorni ha fatto bene ad un tendine. L'altro pare dolorante come prima. Spingo comunque per celebrare il ritorno al parco. E la ruota dell'allenamento alla katzen oggi si ferma su un progressivo (due serie da 3km dai 4'35'' ai 4'08''). Soddisfatto arrivo quasi a 10km che di questi tempi mi sembra un lusso non da poco. Ultima nota dal parco: tanti ometti e poche femminucce, speriamo nella prossima!
4 ottobre 2011
Trail non trail
Barcellona
mi lascia una certezza morale ed un dubbio fisico. In villa ci starò per
qualche anno ancora, ma la mia passione … la mia passione per la corsa quanto
in fretta si brucerà? In otto giorni di permanenza catalana ne faccio 50 tondi (km),
come un pendolino ad oscillare tra il porto olimpico e le rampe del Montjuic. Carbonaro,
corro nella notte, incontrando il sole all’orizzonte solo di striscio e poi crollo.
Troppo male ai tendini per svegliarmi tutte le mattine e sfidare il sudiciume delle Ramblas. Così è. Tornato a casa le cose non migliorano. Sabato
un 3x1km rec. 1km dignitoso (tra 4’12’’ e 4’06’’), nonostante i due kili di
previdenza integrativa sottoscritti tramite PAC a base di cerveza
e crema catalana. Poi al lago, in una domenica di luglio slittata ad ottobre, un
lungo abortito al 24esimo km. Ansimante e zoppo torno a casa e lascio dietro di
me l’asfalto che non mi vuole più bene (tutto ricambiato!). Nelle prossime due
settimane qui ci sarà poco da correre. Ne approfitteremo per sfogliare la
margherita: trail nontrail, trail nontrail.
Quando non riuscirò più
a correre, allora camminerò. E quando faticherò a camminare mi siederò a guardare
le mie figlie correre e saltare e mi ricorderò di quanto ho corso e camminato e
ringrazierò Dio per la fortuna che mi ha concesso.
21 settembre 2011
La tribù
Sono quasi le 7, ma da queste parti è ancora buio. Esco dall'hotel, mi dirigo giù per le ramblas, ubriachi e nottambuli da discoteca, lattine vuote e sporcizia varia a fare da contorno. Poi arrivo sulla riva del mare, un km ancora e la città cambia aspetto. Una località balneare in piena regola. La direzione è quella giusta. Il lungomare è affollato di tapascioni, spuntano dall'oscurità e ti vengono incontro. Come ruscelli che diventano torrenti e poi fiumi dritti verso il mare, si danno appuntamento qui a correre avanti e indietro su questo tratto di costa, parlando la medesima lingua, a Barcellona come a Milano. Passi pesanti e più leggeri, fiato corto e musica sparata nelle orecchie di quello che ti supera. Per chi corre ogni città ha in sé la certezza di un luogo dove trovare la tua stessa gente, le stesse usanze, le stesse regole. La tribù si muove con me.
13 settembre 2011
11 settembre - Baldo Trail Running


6 settembre 2011
Air con
Maledetta aria condizionata. Sul Mxp express è a palla un giorno sì e l'altro pure. Fa bene solo ai bancari già incravattati a fine agosto. Per noi invece liberi interpreti del pensiero economico ha solo controindicazioni. Insonnia da raffreddamento e tosse da capogiro. Così venerdì salta il rendez vous con gli amici del Team 3 Esse. Poi sabato 10 km prima del diluvio e domenica altri 17 km. L'obiettivo era quello di testare sul percorso mangia&bevi la condizione per domenica prossima. L'umidità è tanta e ogni mio progetto di lungh-etto va in fumo. La condizione precaria mi fa correre a casa e scrivere agli organizzatori del trail per un cambio percorso dell'ultima ora: domenica ne farò solo 25 e mi sembrano già troppi.
5 settembre 2011
30 agosto 2011
28/8 Sgamela'a Vigezzina
Da tre anni a questa parte l’ultima domenica di agosto il Tapabada la trascorre nella valle dei pittori e degli spazzacamini. A S. Maria Maggiore, infatti, va in onda la 38esima edizione della Sgamela’a della Val Vigezzo (e da tre anni scrivo il nome della corsa in modo diverso … ci dovrò tornare anche il prossimo per verificare l’esatta dicitura). E da tre anni il meteo ci riserva per quest'ultima domenica del mese un wonderful day.

P.S. Grazie all'amico e socio Capasso per la foto del post
24 agosto 2011
La casa nel bosco
Il sogno di un bambino nacido y crecido in Padova Street diventa realtà per 15 giorni all’anno. La nostra è l’ultima casa sulla strada che porta al Wurzjoch. Sopra di noi solo cervi, lamponi, funghi (quanti quest’anno!) e qualche fenomeno ottico-meteorologico.
Si parte con i migliori propositi, ma dopo due settimane i litri di birra bevuti fanno pari e patta con i km percorsi. Non proprio così: 6 workout per 66 km ed un dislivello di 2600 mt. Poca cosa. Molto simile, però, a quanto fatto nel 2010 da queste parti, che sono posti più adatti a gustarsi una kaiserschmarrn, accompagnata da una weiss che a far girare le gambe.
C’è un tempo per tutto e qui è cosa buona e giusta fermarsi a raccogliere lamponi e a meravigliarsi una volta ancora per lo spettacolo della natura. 1 agosto 2011
31 luglio - Giro del Pozzo Piano

28 luglio 2011
Good morning Tapasciopoli!
Da qualche mattina a questa parte il primo canarino a cantare è il mio. Poi tiro l’acqua. Torno a letto. E attendo che l’alba porti nella stanza il cinguettio degli altri (uccelli). Alle cinque e mezzo mi alzo, bevo un bicchiere d’acqua, accendo lo scalda latte e metto il GPS sul davanzale, affinché prenda il segnale senza perdere tempo quando sarò in strada. Il mucchio selvaggio mi attende davanti alla porta di ingresso. Dal basso verso l’alto: scarpe (scelte in base al tipo di allenamento che intendo fare e al terreno che devo pestare), canotta, pantaloncini, calze, cinturino portachiavi ed occhiali da corsa. Le scarpe me le allaccio giù nel parcheggio, mentre attendo che il GPS ritrovi il segnale. Quando faccio scattare il crono, il tendine d’Achille sx mi avverte immancabilmente che dovrei concedermi un lungo stop dalle corse, affinché possa mantenere la sua posizione ancora per qualche anno. Il primo km è di lancio: lo corro tra i 5’10” ed i 5’20”. Svoltata la curva, automaticamente accelero. Pure troppo, tanto che al terzo km mi dico che non posso continuare a questo ritmo per molto ancora. E al quarto km, davanti alla pista di atletica di Sacconago prendo immancabilmente la prima importante decisione della giornata. E’ qui che si decide cosa scriverò sul foglio excel degli allenamenti, accanto ai km percorsi oggi: CV (corsa veloce) se continuo a questo ritmo indiavolato, CM (corsa media) se rallento un po’, P (progressivo) se penso che oggi sia l’ultimo giorno da vivere, K (allenamento alla Katsen) se rallento notevolmente fino al termine della corsa. E’ in questa zona, poi, che, a partire da fine giugno, incontro qualche altro podista. Di podisti seri per la verità mi sembra essercene solamente uno. Gli altri sono tapa-funghi: come i funghi spuntano solo in certe stagioni. Del tipo: “Cara, ad agosto andiamo al mare. E’ ora di buttare giù un po’ di pancia con qualche corsetta”. Contrariamente ai funghi, però, a settembre non ci sono già più.
Il cavalcavia del quinto km segna il ritorno a Tapasciopoli. All’incrocio successivo incontro i furgoncini che escono dalla rimessa Agesp. Da questa stagione tento di concentrarmi sul volto degli operatori ecologici che stanno dietro al parabrezza. Vorrei arrivare a riconoscerli, capire se sono sempre i medesimi, se fanno i turni, che (alta) considerazione hanno di chi corre, mentre loro inziano a lavorare. Dopo l’incrocio ci sono i soliti tre cani incazzati che attendono il Tapabada per svegliare il quartiere. Da qualche settimana poi devo fare attenzione a schivare due leprotti che se ne stanno come i bravi in attesa di Don Abbondio ad occupare l’intero marciapiede. Probabilmente i muratori che lavorano nell’edificio sul lato opposto della strada forniscono loro generi di sussistenza e poco importa a loro del Tapabada e della sua CV. Al sesto km mi tocca la seconda importante decisione della giornata: continuare sul percorso del gir-otto® classico o allungare la broda. Ultimamente continuo sul classico, ma poi mi infratto in qualche viuzza laterale per allungare comunque. Alla fine dell’ottavo km guardo l’orologio. Se sono in ritardo, chiudo al nove, altrimenti scrivo 10 sul file excel.
Il nono km è sempre quello più impegnativo, Sia che stia correndo una CV o una CM o un K, meno a tutta per svuotare il serbatoio. All’inizio del decimo entro nel mio quartiere, passo davanti all’asilo nido e rallento notevolmente. Un po’ per recuperare lo sforzo, un po’ per tenere un profilo basso nell’isolato. Tranne gli amici tapascioni del posto, nessuno nel quartiere conosce la mia vera identità. Insomma vorrei continuare ad essere ricordato dai vicini di casa come: “quel signore di mezza età, una bella famiglia, però con ‘sta fissa della corsa la mattina presto. Meno male che uscendo non sbatte il portone”.
Arrivo nel parcheggio e fermo il crono sui 10; né un metro prima né un metro dopo. Ci sono certezze nella vita che vanno coltivate con una propria disciplina interna. Poi apro la porta ed accendo la radio. Good morning Tapasciopoli!
25 luglio 2011
Pregàsina o Pregasìna?
Una sera a domandare la giusta dizione di Pregasina e la mattina dopo su fino a questo pseudo-paese di quattro case a picco sul lago. La strada è quella che ormai faccio metodicamente da un paio di mesi ogni volta che torno qui. Salgo la Ponale fino al bivio per la valle di Ledro. Questa volta vado dritto. Proseguo sulla vecchia strada, mezzo asfalto e mezzo niente, che sale al ritmo di tornanti stretti sul fianco del monte, giusto a picco sulle acque scure di un lago insolitamente calmo a quest'ora. Qui una volta ci passavano le auto (forse tutte Topolino)!
Di notte ha piovuto, ma adesso il cielo dà un'attimo di tregua. Il ritmo è quello giusto ed al nono km sono al cartello di benvenuto di Pregasina. Non ho con me il cellulare e quindi mi limito ad immagazzinare con gli occhi tutta la poesia del luogo. Ancora qualche centinaio di metri in alto, fino ai primi alberghi demodè del paese, poi l'aria che preannuncia la pioggia mi convince a fare dietro-front. Una bella picchiata fino a casa, fissando a destra la skyline del Baldo, che a settembre mi farà tremare le gambe.
La porta di casa si chiude sulle prime gocce di pioggia. Un'ora e mezza di deambulazione estatica: negli occhi il verde di questi monti ed il blu scuro del lago, nel cuore il giallo (e l'emozione) per un piccolo grande uomo, campione di sport e di vita. Grande Cadel!
18 luglio 2011
17 luglio - Bettelmatt Runner
La sveglia suona alle 5 e alle 5.30 sono in viaggio verso il nulla. Nuvole basse e scure appiattiscono il panorama e due ore di auto in solitudine sollecitano riflessioni sul perché il Tapabada non sia rimasto a Tapasciopoli nel suo letto a dormire ancora un po’, invece di sfidare un giorno da diluvio universale. Conclusione delle riflessioni fatte in A26: l’ispirazione.
A Riale trovo altri duecento ispirati come me che correranno questa quarta edizione della Bettelmatt Skyrace. Sulla 20km saremo in oltre cento. La partenza slitta di mezz’ora per permettere almeno la visione di chi ti sta di fronte. Poi le nuvole danno una tregua, l’aria si fa più tiepida, la chiamano la quiete prima della tempesta. La salita al lago di Morasco serve per scaldare i muscoli, poi inizia la corsa, mentre i guerrieri della lunga sono già sulla via del Rif. Mores. Noi deviamo per la piana del Bettelmatt. Mi superano e supero. Oggi senza il Pres l’andatura la faccio io. Non ho intenzione di tirarmi il collo prima di arrivare al Passo Gries. Sulla piana si torna a correre, ma è solo un attimo. Il Gries sopra di noi è lì che attende, immerso nelle nuvole. Ora la pioggia sferza la faccia e le raffiche di vento la rendono ancora più fredda. Indosso il k-way e non lo abbandonerò fino all’arrivo. Il sentiero che ci porta ai 2.470 mt. del passo è ancora in buone condizioni, nonostante le piogge incessanti delle ultime 24 ore. Arrivo al ristoro in cima alla salita ancora in discreta efficienza (7 km e 700 mt. di dislivello in 1h8’, due minuti in meno dell’anno scorso). Il tempo di un mezzo bicchiere di tè caldo e poi via sui saliscendi che portano prima al Passo Corno (cima Coppi del percorso) e poi all’omonima Capanna. Siamo in territorio svizzero e nelle giornate di sole qui il panorama è meraviglioso. Oggi invece sembra di essere sulla luna. Acquisto fiducia in discesa e presto arriviamo alla Capanna, ma niente ristoro quest’anno. Ancora un po’ di falsopiano poi il sentiero riprende a salire. Ora siamo su un single track con un pendio non strapiombante a sinistra e la roccia a destra. Corro ultimo di un gruppetto che tiene il medesimo passo. Da dietro arrivano i primi due della lunga, in malo modo ci apostrofano per farsi largo. Un “fuori dalle palle” di troppo li connota come campioni di sport, non certo di vita. Vabbè. L’ultima asperità della giornata per raggiungere il Passo S. Giacomo me la ricordavo più corta. Il corpo cerca di cancellare la fatica passata, ma quella presente è qui a ricordarmi che non ho ancora toccato l’acqua della borraccia. Fino ad ora un solo integratore ed un po’ di tè, veramente poco per oltre due ore di corsa. Ingollo il secondo integratore che ho in saccoccia e mi presento al secondo ed ultimo ristoro (ma non dovevano essercene tre?) a Passo S. Giacomo in anticipo di 7 minuti rispetto all’anno scorso. La discesa verso il Lago Toggia è uno sfinimento, le energie sono al lumicino ed il niente che mi si para davanti non permette nemmeno di distrarsi godendo del paesaggio stupendo che ci circonda. Allungo il passo sul mio gruppetto, e nei pressi del Rifugio Maria Luisa scorgo due figuri che mi indicano la direzione giusta. Gocce di pioggia, ora incessante, sugli occhiali, appannamento globale di mente e fisico. Stringo i denti che la picchiata verso Riale dovrebbe iniziare a breve. Ed infatti ecco lì il sentiero tutto fango per gli ultimi due km di questa skyrun. Fanno tempo a passarmi altri due concorrenti della lunga ed un elfo dei boschi con barbetta grigia e passo svelto. Giungo in fondo alla picchiata senza danni evidenti.
Scorrono i titoli di coda. Accarezzo il muso ad una mucca il cui occhio lucido mi pare la faccia partecipe della mia fatica. Tolgo il k-way: il senso di appartenenza non appartiene al Tapabada, ma la casacca della San Marco è l’unico blu in mezzo al grigio di questa giornata. E poi tolgo il cappello perché oggi il mio andare per monti, mi ha proprio soddisfatto e allora giù il cappello Tapabada. Termino la fatica in meno di tre ore. Poi una doccia fredda si somma al freddo già incamerato, così no birra no party. Pesciolini e calamari fritti mi attendono in riva all’Agogna.
10 luglio 2011
Tapasciate vs. trail
La nuova moda del trail fa dimenticare le belle tapasciate che uno può trovare vicino a casa. Una di queste è sicuramente la Castronno vai e torna, una IVV organizzata molto bene dal Gruppo Podistico Castronno, giunta appena alla seconda edizione, ma che farà molta strada grazie alle splendide aree paesaggistiche che attraversa e agli scorci sul lago di Varese che riserva almeno a chi, come il Tapabada, ha scelto il percorso di 20 km. Un tracciato collinare di medio impegno, sterrato per oltre due terzi. Del trail classico mancava solo il guado del torrente ed il pacco gara, ma tutto il resto rispetto alle ultime esperienze era sicuramente meglio. Ristori all'altezza e kilometraggio finale addirittura superiore a quello indicato (cosa veramente insolita per una tapasciata che generalmente lascia sul percorso due o tre km). La leggera pioggia della notte ha aumentato il grado di umidità, solo in parte compensato dalle nuvole che hanno nascosto il sole per larghi tratti di gara. Il tendine ha tenuto grazie al fondo morbido. Come succede spesso negli ultimi tempi la sensazione di gambe molli mi accompagna per i primi cinque km poi passa (?). Un test complessivamente positivo in vista della prossima fatica domenicale. Ne farò però solo 20, nonostante i buoni propositi dell'anno scorso.
30 giugno 2011
Tapabada Quest #1
Mi sono fermato un po' prima del previsto, ma va bene uguale. La prossima volta finisco l'opera. Sono salito per la ponale in una giornata stupenda e piena di sole. Arrivo al bivio per Pregasina con pochi bikers a farmi mangiare la polvere. Svolto a sx e mi dirigo verso il lago di ledro seguendo la ciclabile, con ampi tratti all'ombra. Seguo il percorso della Marcia de la Carafa e arrivo a Molina di Ledro. Qualche foto al lago e già di corsa. Le gambe reggono anche la discesa, mentre la Ponale è ormai trafficata da numerosi bikers.
Riesco ad arrivare in piazza giusto giusto per fotografare la mega-bondola per sfamare i merenderos di turno. E' stato un buon test per i prossimi trail.
Riesco ad arrivare in piazza giusto giusto per fotografare la mega-bondola per sfamare i merenderos di turno. E' stato un buon test per i prossimi trail.
24 giugno 2011
Rewind
Ci avevo in mente 'sta canzone durante il gir-otto (poi diventato dieci) di questa mattina. Pensavo che certe volte sarebbe proprio il caso di riavvolgere tutto il nastro e ripartire da capo. Sempre difficile tornare indietro. Prendi ad esempio una mattina fresca e solitaria come oggi, che a Tapasciopoli sono tutti in festa per via del patrono: inizi il primo km a 5' e continui in progressione e poi ne fai 10 a 4'30''. E tu vorresti rallentare, ma non ce la fai. Ma va bene così. Gambe sciolte per il progetto che ho in mente per domenica: il Tapabada's Quest, un po' meno ambizioso del suo.
22 giugno 2011
WS 2011
Fino a venerdì mal di gambe post-trail. Nonostante questo 40km in 4 sedute leggere nel corso della settimana. Questa mattina ci ho messo un po' di velocità (RM 4x1km rec 1km RG) e se c'è tempo giovedì il Tapabada farà visita ad amici per una corsa in compagnia.
Nel frattempo la Western States 2011 si avvicina ed il toto-vincitore impazza sui forum specializzati. Qui il link al video di chi ha buone possibilità per replicare il successo 2010.
14 giugno 2011
12 giugno - 1° Mini Trail Oasi Zegna
Dopo i primi 7 km di gara ho realizzato che il primo appunto da fare all’organizzazione fosse quello di togliere Trail e inserire Skyrace nel nome della corsa. Al decimo km, lungo la discesa verso l’Alpe Piovale, tra sassi viscidi ed erba bagnata, evitando soccorritori e caduti, ho pensato di chiamare la moglie per un ultimo saluto a lei e alle principesse. Al ristoro del dodicesimo km, dopo aver smesso di contare le mie cadute, ho cercato di scavare in fondo all’anima in cerca del poco buon senso rimasto per dire basta e ritirarmi. Macchè! L’incoraggiamento del volontario: “Da qui in poi è tutto sentiero” ha ridestato nel Tapabada la folle idea di sciropparsi altri 16 km in mezzo alle nebbie. Il bello doveva ancora venire. Prima la salita alla cima Coppi della gara (l’Asnas a 2030 mt.) su sentiero (?) per capre, nel totale isolamento fisico e mentale. Poi la picchiata (D-900 mt.) su pratoni resi insicuri dalla pioggia verso la strada forestale in Sessera. Pensavo che al ristoro del 22esimo km la mia agonia fosse finita, ma più perdevo quota e più vedevo allontanarsi lassù la zona dell’arrivo. E così un altro D+400, questa volta con il conforto di altri sventurati, mentre le gambe bruciano e la tristezza ti assale. Ancora un’ultima erta fino al Bocchetto Sessera, chiacchierando con Roberto, e poi la fine di questa “bella passeggiata”: 5 ore e 6 minuti per 26km e spiccioli. A memoria oggi penso di aver corso non più di due km complessivamente. Ne ho fatti molti di più con il sedere per terra. Ma questo dipende dalla mia scarsa attitudine ad affrontare percorsi come questo. Considerazioni finali sulla gara: più sky che trail, percorso tecnico (soprattutto nella prima parte), che diventa impegnativo in condizioni ambientali come quelle odierne. Buona l'organizzazione e l'assistenza sul percorso. Buono anche il post-gara: una Menabrea cancella tutto, fatica e fango.
9 giugno 2011
Tra pioggia e confusione
La pioggia di questi giorni invita il Tapabada a godersi il duro materasso qualche minuto in più. Poi però il dovere chiama, nuvole basse e confusione mentale non impediscono il solito gir-otto mattutino.
Considerazioni veloci:
1. due allenamenti finora questa settimana e gambe sempre dure. Preoccupa il polpaccio dx in vista di domenica. Dato che non potrò contare neanche sulla compagnia degli amici biellesi spero di non dovermi fare recuperare da qualche aquila piemontese.
2. Stamane tra le nebbie padane di questi giorni ho avvistato due tapascioni in zona industriale. Bella novità.
3. Per distrarmi dal dolore al polpaccio questa settimana mi concentro sugli operatori ecologici che incontro sul percorso di buon'ora. Mi sembra già di riconoscere qualcuno di loro. Tra poco è d'obbligo un caffè insieme.
4. Nonostante tutto sia martedì che oggi ho chiuso i 9 km e spiccioli ad un ritmo di 4'40" (troppo forte, ma mi risulta difficile rallentare)
1 giugno 2011
30 maggio 2011
29 maggio - Marcia Tricolore
A Vaprio il Tapabada ci torna ogni tanto per ricordarsi che le foglie quando cadono si posano sulle proprie radici; ed in questo paesino di poche anime e tanto verde con vista sulle nevi del Rosa un giorno anche lui fermerà la sua corsa. Ma la poesia, che i ricordi delle estati da bambino trascorse tra questi campi alimentano, oggi sta tutta dentro perché il Tapabada è qui per correre la Marcia Tricolore, valida per la Gamba d’oro.
L’obiettivo è quello di testare testa e gambe dopo la magra figura della domenica passata. Così dopo l’immancabile Inno di Mameli scappo nelle prime file dei duecento e più partenti. Oggi sono orfano del fido Gps, che mi ha lasciato in panne cinque minuti prima del via. Allo sparo apro il gas e via a tutta senza troppe strategie. Un km e siamo già all’ombra delle robinie che circondano il paesello. I primi sono già lontani, ma davanti a me non ne conto più di una cinquantina. Si passa davanti al campo sportivo e si riprende lo sterrato in mezzo ai campi. Mi sembra già che le gambe non ne abbiano più, ma non ci penso troppo. Piuttosto cerco di seguire qualche podista in modo da non restare solo con i miei pensieri. Siamo al ristoro di metà percorso, quando trovo il ritmo giusto dietro ad un podista della palzola. Con lui mi faccio circa tre km, poi quando il suo gesto atletico inizia a scomporsi, gli chiedo a che km siamo (7,5) e riparto. Una serie di curve e controcurve nascondono alla vista chi mi precede. Poi nell’ultimo tratto di sterrato mi butto all’inseguimento di un tapascione solitario. Lo supero, ma ormai anche la mia spia è sul rosso. Il cartello dell’ultimo km è però lì davanti e l’asfalto sotto i piedi mi permette l’ultima progressione. Curva secca e ultimi 400 metri in leggera, ma sfiancante salita. Il campanile ed il cortile dell’Acli, dove è posto l’arrivo, sono subito lì. Chiudo in 22esima posizione (good job Tapabada!), tra i 44 minuti di chi mi ha preceduto e i 44’36’’ di chi mi segue, su un percorso da dieci km e qualche centinaio di metri. Mi disseto alla stessa fontanella che usavo per pulirmi le ginocchia dopo qualche caduta dalla mia “scassona” trent’anni fa. La poesia per oggi è tutta nell’acqua che scorre ancora da questo rubinetto.
24 maggio 2011
Alle volte va così
Alle volte va così: non dovresti nemmeno alzarti dal letto certe mattine. Invece oggi siamo arrivati fino a Ghemme per il 1° Monteregio Eco Trail su due percorsi (52km e 20km). Ale ed il Tapabada scelgono la distanza che fa meno male. Non siamo tantissimi ma neanche pochi. Applausi alla trentina di "pazzi" che partono per la distanza lunga, poi tocca a noi. Percorso per la maggior parte su sterrato, su è giù tra le vigne di Ghemme. Dopo i primi km mi accorgo subito che non è giornata, senza benzina nelle gambe, le salitelle diventano calvari e all'ottavo km mi fermo per la prima volta.Ci saranno altre soste prima della fine. Mi passano in rapida successione un nutrito gruppo di trailer, qualche parola di incoraggiamento, ma io mi siederei ad aspettare la scopa. Dopo 1 ora e 48 minuti termina il mio calvario. Giornata da dimenticare, e per una volta mi passa anche l'ispirazione. Alle volte va così. Amen.
Per quanto riguarda la gara, organizzazione all'altezza (forse si poteva attendere qualcosa di più consistente ai ristori, buono il primo, un po' meno il secondo ed il terzo), buon pacco gara, docce calde, contesto ambientale degno di essere visitato.
Per qualche giorno il tenutario si trasferisce al fresco. E come succede puntualmente ogni due anni il Tapabada correrà in questo parco. Per preparare le nuove sfide e smaltire le birrette serali.
15 maggio 2011
Ricordi
Che io mi ricordi sono le uniche scarpe che non mi hanno accompagnato neanche in una maratona (quando pure le Saucony Ride sono arrivate al traguardo di Milano, con tristi conseguenze per il mio ginocchio). Ma a memoria non hanno corso nemmeno una mezza. Eppure ci sono affezionato. Mi hanno fatto compagnia per oltre mille chilometri, accettando di me solo il peggio, come la moglie che attende il marito spogliarellista a tarda sera dopo avergli stirato le camice bianche che si strapperà sul palco la notte dopo. Il peggio per loro è stato il fango delle tapasciate, il freddo delle serate invernali passate a correre schivando le merde di cane, i ritmi lenti dei lunghissimi, le crisi a metà allenamento di quelle giornate storte fin dalla sveglia. Mai la gioia di un pettorale col chip da portare fino al traguardo, mai il ritmo frizzante di una serale estiva, di un 4'30'' al km, mai fotografate incrusciate al collo del Tapabada dopo un altro Pb. Niente di tutto questo.
Oggi allora le ho portate a farsi l'ultimo giro (quello delle vacche). Stavano lì tranquille ed impolverate in un sacchetto rosso, pronte per essere rottamate, ma il rischio pioggia era alto (bastardo fino all'ultimo!) e allora via con me per gli ultimi 20km di vita agonistica. Su e giù tra i canali e la riva del Ticino, tutto sterrato, di quello bagnato of course, che chi è nato per soffrire lo deve fare fino in fondo. Ora il vostro lavoro è finito, ma tranquille, un giorno correremo ancora insieme nelle praterie del dio della corsa (se mai dovesse piovere).
10 maggio 2011
Son vecchio
Il cuore batte da un'altra parte in questi giorni. Ma si tenta ugualmente di recuperare il tempo perduto ad aprile: 10 giorni di corsa, solo 110 km. E le gambe ancora appesantite. Senza esagerare riprendo il lavoro di qualità a metà strada tra i trail dell'estate che avanza e qualche serale in libera uscita.
E allora questa mattina 3x1km rec. 1km a ritmo maratona sul loop mattutino. Meglio del previsto il riscontro cronometrico (4'24''/4'14''/4'06''), ma un forte disagio muscolare nel terminare la sessione. Magari è il digiuno o pesa ancora il doppio di sabato-domenica, mal digerito al pari delle tre birre e del gin-tonic per festeggiare i campioni. Son vecchio per tutte 'ste cose.
2 maggio 2011
You look beautiful
Stamattina lo Stivo non ha il cappello. Nessuna nuvola a nascondere il rifugio Marchetti, i primi raggi sopra la cima ad illuminare S. Barbara. Così prendo la via giusta per provare il passo verso le sfide che mi attendono. La chiesa di S. Barbara sta 500 metri sopra di me, l'ombra ormai è sfuggita dalla parete che mi sovrasta. Le prime rampe fino al Bastione sono le più indigeste, quelle in cui il Tapabada è costretto, per onore di firma, a correre ad un passo non congeniale. Per qualche tratto mi ritrovo pure a camminare, che sono le prime uscite della stagione con dislivello. Poi lasciata alle spalle la fortezza veneziana il sentiero si impenna. Posso finalmente procedere al mio passo. Il respiro si fa regolare, il piede riconosce gli appoggi e la pendenza elevata rinfranca il fisico nel suo incedere regolare. Supero qualche escursionista solitario armato di zaino e bastoncini, oggi viaggio leggero come se fossi all'Arena per un giro in pista. Dura 35'08'' l'ascesa, quasi un minuto meglio dell'ultima volta che era stata la più veloce. Arrivo che una signora podista già scende a passo spedito, un veloce saluto tra carbonari. Il diario è aperto sull'altare. Scrivo: "1° maggio 2011. Prima dell'anno quassù. Pensavo che non ci sarei più tornato. Grazie". Mi siedo ad attendere che anche il cuore rallenti la sua corsa. Ora il sole è sopra lo Stivo. Guardo il lago ai miei piedi. Le orde di merenderos sono ancora in marcia sulla Gardesana e mi godo Riva ancora assonnata. You look beautiful.
27 aprile 2011
Il corridore
Oggi la Ford del vicino passa nel corsello con quasi dieci-minuti-dieci di ritardo. Mi giro ancora addormentato e la sveglia fa le 6.10. Vatti a fidare di 'ste sveglie biologiche. Il gps resta sul comodino, una volta ogni tanto, ma il correre senza mi fa sembrare nudo. O forse è solo il vento freddo che scende dal monte a darmi questa sensazione. Il gir-otto mi aspetta da un po' e ci ritorno con le narici belle aperte per respirare questa primavera che sboccia nel verde degli alberi e nel profumo dei fiori.
Le gambe sono ancora indurite dalla due giorni pasquale, ma l'uscita termina comunque in progressione. Venerdì, se il tempo regge, un po' di Gamba d'oro per velocizzare e poi un we di salite e di ispirazione.
26 aprile 2011
Circuito delle vacche
M.: "Ma corri anche a Pasqua?"
T.: "Perchè tu a Pasqua smetti di mangiare o di respirare?"
M.: "Ma cosa c'entra, almeno le feste comandate passale in famiglia... Già corri tutti i giorni, pensa alle bimbe".
T.: "Ci penso non preoccuparti, e poi non è che corro tutto il giorno"
M.: "Neanche fosse il tuo lavoro"
T.: "E' di più, è una condizione dell'anima. Adesso vado. Buona Pasqua mamma"
Così 20 km domenica per santificare il dì di festa. Giù in valle non sono l'unico a sfruttare una giornata con pochi bikers nei dintorni. Poi lunedì mi invento il "circuito delle vacche" per prepararmi ai prossimi appuntamenti in salita. Arrivo a Tornavento di buon'ora. Qualche km di riscaldamento fino alla vecchia dogana austroungarica e poi inizio un circuito che ripeto 5 volte e che termina con il sentiero delle vacche (circa 100mt con pendenza interessante). Poi allungo il giro e ripeto quattro volte lo sterrato che riporta alla vecchia dogana. Mentre arrivano i primi merenderos, con birre e salsicce al seguito, io ne ho già fatti 10 e per oggi basta.
Il lungo we termina davanti ad una bottiglia di prosecco a portare la buona novella a chi non è ancora illuminato dal sacro fuoco della corsa, a fare adepti, scrivendo tabelle "da zero ad un'ora" su un tovagliolo di carta, a strappare promesse per rivedersi da queste parti per la Corsa del Tapabada a fine maggio. Forza che il popolo è in cammino e cresce giorno dopo giorno.
18 aprile 2011
17 aprile - 1° Sarnico-Lovere
Chiudo la porta e scappo via. Per festeggiare il tempo che passa scelgo di corrergli davanti che magari non mi prende. Vietato far sedimentare le sensazioni sul fondo della bottiglia, come una weiss qualunque. Meglio essere una strong ale, magari un po’ complessa da interpretare, ma con qualche bollicina in più.
Così all’alba dei 43 Ale ed io siamo a Lovere per questa prima Sarnico-Lovere, 26km poi ridotti a 25, da correre sulla riva del Lago d’Iseo e organizzata da quell’ideatore di belle gare che è Gianni Poli. Siamo in tanti, circa 1000, ad essere baciati dal sole primaverile di questi giorni. Parcheggiamo a Lovere, prendiamo il bus navetta e arriviamo a Sarnico, per la partenza, ancora prima di realizzare che siamo svegli. L’idea è di correre in progressione godendosi il panorama, ma con il chip al petto i buoni propositi svaniscono con il primo venticello che scende bastardo dal monte. Fin dai primi km l’andatura è poco consona alle tre settimane di pausa che mi sono concesso dopo la maratona. Il ritmo è sui 4’40’’ e rimane tale per quasi tutti i 25 km del percorso, che ci regala scorci magnifici, intervallati solamente da poche galleria. La strada presenta qualche strappo e poi la salita più impegnativa che precede Riva di Solto. Al 19esimo Ale mi saluta e parte in progressione, io procedo con il mio passo, ma cerco di tenere costante la distanza che mi separa dall’allievo, ormai diventato maestro. La stanchezza degli allenamenti mancati inizia a farsi sentire, ma Lovere è vicina. Le ultime curve e si entra in paese. Riesco anche ad accennare una progressione e chiudo la fatica in 1h54’42’’, con una media di 4’36’’. L’allievo oggi ha corso con la testa e superato il maestro; la soddisfazione è quindi doppia per i pirati vegnù da Vares. Ristoro, pacco gara e ritiro borse tutto perfetto, come le docce, sensualmente calde, presso la piscina di Lovere. Organizzazione eccellente e corsa da consigliare. Festeggio i 43 con una finta Red Bull, gentilmente offerta dall'allievo per rivitalizzaere il maestro, seduti sul cofano della macchina. La strong ale è in frigo che mi attende per le meditazioni della sera.
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